Nervi saldi. Sui mercati finanziari internazionali le quotazioni, a causa della guerra in Ucraina, sono sensibilmente scese nel primo semestre di quest’anno. E ne soffre di conseguenza, chiaramente, la previdenza complementare italiana: rispetto a fine 2021 sono scesi anche i valori delle quote dei fondi pensione, mediamente segnano tra -7% e -10% i comparti bilanciati e azionari meglio gestiti. Quindi è il momento di fare un cambio di investimenti, passando a un comparto meno rischioso?

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.


Previdenza complementare, perchè non cambiare adesso

«Assolutamente, non consiglio uno switch in questo momento: significa solo portare a casa delle perdite», risponde Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, centro studi cui aderiscono alcuni tra i maggiori fondi pensione italiani. «Il panico, il nervosismo e le valutazioni di breve periodo sono i peggiori nemici della previdenza complementare» aggiunge Corbello. Va peraltro ricordato che non sempre lo switch è possibile in ogni momento: ci sono fondi pensione che permettono di cambiare comparto ogni mese, oppure ogni tre o sei mesi, chi punta su una maggiore stabilità consente il cambio solo una volta all’anno, mentre nei fondi aperti di solito lo switch è sempre possibile.

Quasi 9 milioni di persone possono avere oggi il dilemma ‘che fare’: infatti, a fine 2021 erano 8,8 milioni gli iscritti alla previdenza complementare in Italia, di cui 3,4 milioni nei fondi negoziali (istituiti dal negoziato tra sindacati e imprenditori), quasi 1,7 milioni aderenti ai fondi aperti e 3,4 milioni che hanno sottoscritto i più onerosi PIP delle assicurazioni, mentre 620.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti (ovvero quelli che già esistevano prima della legge del 1993 sui fondi pensione).

I mercati possono migliorare e rialzarsi

Detto e ribadito che il panico è il peggior consigliere di chi fa investimenti di lungo periodo, e la previdenza complementare è di lunghissimo periodo, Corbello ricorda un caso recente: «Abbiamo avuto un esempio interessante due anni fa, con la prima ondata di Covid. I mercati crollarono, ma poi si sono rialzati. Ora la situazione è più complessa ma la regola di base è la stessa, non bisogna avere fretta: la situazione può migliorare tra sei mesi, tra un anno, quindi bisogna sapere aspettare»

Però, paradossalmente, oggi la situazione può essere più interessante per quei 2,4 milioni di iscritti alla previdenza complementare, ben il 27,2 per cento del totale, che l’anno scorso non hanno effettuato versamenti contributivi: riprendere a investire ora significa comprare con gli stessi soldi più quote del fondo, grazie ai valori più bassi, e quindi accumulare meglio nel lungo periodo. Chissà se ci penserà una parte degli iscritti che non versa contributi da almeno cinque anni: sono oltre un milione di persone.