Calo delle vendite di auto usate (ma minore di quelle nuove)

Un mercato nel mercato. Quello delle auto aziendali è quasi un mondo a parte: in comune con tutto il resto del settore ci sono solo i veicoli. Se per la vendita ai privati conta il fattore emozionale, la linea, il design, per le auto che si usano per lavoro l’elemento decisivo è il denaro: il prezzo, il costo di gestione, il valore residuo. Poi, sono diversi i canali di vendita che solo in parte passano attraverso i concessionari. E ci sono i clienti, anche se la faccenda si complica perché nello stesso paniere ci sono società di noleggio che acquistano migliaia di veicoli e il professionista che ne vuole solamente  uno, le grandi società che hanno un manager dedicato alla flotta aziendale e le piccole e medie imprese che hanno esigenze più contenute. Difficile, variegato, competitivo, il mercato delle auto aziendali è, però, anche una grande opportunità per le case automobilistiche, uno strumento importante per raggiungere gli obiettivi di vendita, un modo per recuperare risorse concedendo prestiti e giocando sulla leva finanziaria.

Per le auto che si usano per lavoro l’elemento decisivo è il denaro: il prezzo, il costo di gestione, il valore residuo

Per questo tutti hanno i costruttori hanno degli specialisti che vistano i grandi clienti, disegnano strategie di espansione, trattano sconti e allestimenti. E ne vale la pena perché, secondo i dati dell’Unrae, l’associazione che riunisce i costruttori esteri in Italia, su 1,85 milioni di auto vendute nel nostro Paese nel 2016,  oltre 700 mila , il 38%, sono sono state intestate a società (706.751l). Circa la metà di queste sono autoimmatricolazioni dei concessionari che poi diventano km0 oppure vendite a società di noleggio a breve termine. Ma anche togliendo queste ultime due categorie si parla di circa mezzo milione di veicoli, il 19% del totale. Uno su cinque, quasi. E se il mercato nel suo complesso è cresciuto del 16% rispetto al 2015, le immatricolazioni delle società sono cresciute del 28% e quello dei noleggiatori del 17%. Percentuali record che quest’anno rischiano di essere stracciate. Nei primi otto mesi del 2017, infatti, le vendite totali  in Italia  sono state 1,37 milioni. Ma se quelle ai privati battono la fiacca (-1,2%) a quota 773 mila, quelle alle aziende volano: le immatricolazioni delle società registrano un incremento del 35,7% e quelle ai noleggiatori a lungo termine, che questi ultimi in otto mesi hanno acquistato pressapoco lo stesso numero di auto comprate in un anno intero nel 2015, salgono del 17,8%.

Un po’ per merito di una timida ripresa del clima economico, un po’ per la necessità di rinnovare un parco auto ormai invecchiato, un po’ per le misure fiscali che hanno reso meno vessatoria la tassazioni sulle auto, le aziende sono tornate ad acquistare. A questo boom, in parte, dobbiamo dirlo, hanno contribuito anche gli sconti, che sono più consistenti di quelli concessi ai privati. Per questi ultimi la media dei ribassi del prezzo è stata del 14,5%, mentre per le società e le partite iva la percentuale è salita al 18% e per i noleggiatori al 22,8%. Ma nonostante gli sconti, quello dei veicoli aziendali resta una mercato ricco, anzi ricchissimo. Lo scorso anno complessivamente  in Italia valeva 18,6 miliardi di euro, con un valore medio a listino delle auto vendute di 26.400 euro, 4500 euro in più di quelle immatricolate dai privati.

Le immatricolazioni delle società sono cresciute del 28% e quello dei noleggiatori del 17%. Percentuali record

I clienti ci sono e hanno voglia o necessità di comprare. Bisogna solo riuscire a vendere. Ma non è un compito facile: l’offerta si è moltiplicata e tutti i costruttori hanno nelle proprie gamme auto in versione business. Perché, come dicevamo, il cliente potenziale va dal professionista alla grande impresa: tutti hanno la partita iva, ma le esigenze sono del tutto diverse. E perché il mondo sta cambiando e, anche in Italia, si sta modificando profondamente pure l’atteggiamento del cliente, che ora ha di fronte a sé tre grandi alternative. La prima e più tradizionale è l’acquisto. Semplice, lineare, popolare. Si entra in un concessionario, si sceglie un’auto e la si compra. Magari si accende anche un finanziamento o si “dà dentro” il proprio veicolo usato. Come un normale automobilista privato. L’auto diventa di proprietà del professionista o dell’impresa che, oltre a quelli dell’acquisto, si assume anche i costi dell’assicurazione, delle tasse e di tutte le spese relative al veicolo. Queste ultime possono essere dedotte tutte fiscalmente se è un bene usato esclusivamente per lavoro o solo in parte se non lo è. È considerata la forma preferita dalle piccole imprese e dai professionisti per entrare in possesso di un auto. Forse soltanto perché si è sempre fatto in questo modo. O forse per mancanza di informazioni sulle possibilità alternative.

La seconda alternativa è il leasing, che in parole povere è una forma di finanziamento nel quale si paga un canone per un periodo prestabilito al termine del quale si può decidere di acquistare la vettura. Può essere finanziario oppure prevedere nel canone anche le spese dell’auto, in ogni caso è prevista una maxi rata all’inizio e alla fine del contratto. Fiscalmente i canoni sono deducibili e seguono le regole generali sui beni strumentali e su quelli che non lo sono. Il leasing è uno strumento che continua ad avere una suo ampio spazio di mercato. Secondo Assilea, l’associazione che riunisce le società che lo offrono, sono stati stipulati 309 mila contratti (+23% rispetto al 2015) per una cifra pari a 8,9 miliardi (+28%). Il 54%  dei contratti sono stati firmate da aziende e professionisti, il 46% da società di noleggio a breve (41%) e a lungo termine (5%). La terza alternativa è proprio il noleggio a lungo termine. La stella nascente del settore automobilistico nel suo complesso che ha mosso i suoi primi passi nelle auto aziendale e che ora comincia a guardare anche i privati. Il mezzo desiderato viene acquistato da una società e, pagando a quest’ultima un canone mensile sempre uguale, si ha a disposizione la vettura o il veicolo commerciale per un periodo variabile dai 12 ai 60 mesi. Nessun impiccio burocratico, nessuna scadenza fiscale da rispettare e nel canone di noleggio sono compresi un’ampia gamma di servizi: l’assicurazione obbligatoria, la copertura per furto e incendio, la copertura per danni ulteriori al veicolo, la manutenzione ordinaria e straordinaria, il soccorso stradale. I canoni sono deducibili fiscalmente nelle tradizionali percentuali e l’auto resta sempre del noleggiatore, che al termine del contratto la rivenderà come usato.

Se si parla di flotte in senso stretto, ovvero di auto usate anche o soto per lavoro da imprese piccole e grandi e dai professionisti, il noleggio a lungo termine fa la parte del leone perché ormai ha una percentuale superiore al 60% del mercato. Nel 2016 le società del settore tutte insieme possedevano 520 mila auto e 151 mila veicoli commerciali. Una cifra enorme, se considerate che è paragonabile al numero di auto presenti in una città come Milano. Nei primi otto mesi di quest’anno, poi, il settore ne ha acquistato oltre 180 mila e si vince facile (anche se non si vince nulla) se si scommette sul fatto che il numero di auto date a noleggio crescerà e di molto nei prossimi anni. Quello che conta, poi, è che è non solo un business destinato a crescere, ma che produce fatturato. Il Nlt, infatti, ha incrementato nel 2016 il proprio giro d’affari di oltre mezzo milione di euro, portandolo a 6,5 miliardi, di cui 1,7 dalla rivendita di veicoli usati a fine noleggio. Cinque anni fa non arrivava ai 4 miliardi di euro.

Le società di noleggio a lungo termine nel 2016 avevano un parco di 520 mila automobili e 170 mila veicoli commerciali leggeri

Il business del noleggio a lungo termine cresce perché è conveniente per i clienti? A dire il vero non è questo il punto. Il canone viene stabilito considerando la cifra di acquisto e di rivendita dell’automobile, gli interessi sul capitale investito nel veicolo, i costi dell’assicurazione, del bollo, della manutenzione e di ogni altro servizio offerto. Ma non sono gli stessi costi che chiunque avrebbe dovuto sopportare per avere la stessa identica auto, perché il noleggiatore, comprando migliaia di veicoli, di contratti assicurativi e di servizi ed avendo un trattamento fiscale agevolato dal fatto che per lui le automobili sono comunque beni strumentali interamente deducibili anche se destinati a un uso promiscuo da chi la noleggia, risparmia molto e spesso riversa questi vantaggi sul cliente. Diciamo che i costi del noleggio e quelli dell’acquisto non si allontanano molto tra di loro anche se sono distribuiti in maniera diversa nel tempo. In questo caso, però, il costo non è la cosa più importante. Quello che conta davvero è l’assenza di problemi, o meglio di pensieri. Per il professionista ma anche per l’azienda, piccola o grande, che non deve perdere tempo nella gestione delle flotte, ricordarsi scadenze, far fronte agli imprevisti. Chi noleggia deve solo pensare a guidare e a null’altro. E non è poco.

Il best seller del segmento è la Panda

Che a sceglierla sia un privato o un noleggiatore a lungo termine fa poca differenza. La Fiat Panda, l’auto più venduta in Italia nel 2016, è la best seller anche nel segmento Ntl perché lo scorso anno è stata scelta da 17.872 clienti. A fare da vallette alla reginetta del mercato ci sono, poi, tutte le versione della 500, quella allargata L (9.876 vetture), la classica (7.946) e la X fuoristrada (6.897). Poi con volumi che vanno dalle 6300 alle 5000 unità, seguono la Peugeot 308, la Volkswagen Passat ,la Ford Fiesta, l’Audi A4, la Volkswagen Golf, la Nissan Qashqai e la Renault Clio. Con queste premesse è facile immaginare anche chi sia il marchio preferito dai noleggiatori in Italia. Fiat ha, infatti, il  22% del mercato, mentre al secondo posto c’è Volkswagen, affiancata da Ford, entrambe con il 7,4%. Fin qui non c’è nessuna novità perché la classifica delle auto noleggiate a lungo termine rispecchia quella generale e anche le quote di mercato si spostano di poco. Ma poi cambia tutto. Appena dietro al podio appaiono i marchi premium di Audi e Bmw che riescono a vendere nel noleggio, in proporzione, quasi il doppio di quanto facciano normalmente in Italia. E anche Mercedes si piazza al settimo posto superata nella classifica da Renault. Questi sorpassi si comprendono meglio se si guarda alla struttura del mercato. I segmenti delle auto più piccole, le city car e le utilitarie, rappresentano solo il 48% delle vendite delle Nlt, una percentuale inferiore rispetto alle vetture medie e quelle medio grandi, come la Bmw Serie 3, che hanno due punti percentuali in più. E le auto più grandi quelle di lusso o dirigenziali come l’Audi A8? Naturalmente ci sono ma rappresentano solo il 3% del mercato. (F. Op)