“Il passaggio dalla progressività a scaglioni dell’Irpef attuale a uno schema di progressività ad aliquota unica (come la flat tax) determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito”. A scriverlo è l’ufficio parlamentare di bilancio, che esprime forti riserve sulla flat tax. Nella sua relazione scandaglia la riforma fiscale del governo e ammonisce l’esecutivo, fino a ipotizzare anche un dietrofront, come è già stato fatto in passato per altre leggi fiscali, che non avevano la sufficiente copertura.
Ecco chi paga di più con la flat tax
Secondo le proiezioni dell’Upb c’è il rischio che a parità di reddito due contribuenti si trovino a pagare cifre diverse. La Flat Tax “riduce l’equità orizzontale in quanto due contribuenti che nello stesso anno conseguono il medesimo reddito, – si legge nella relazione – l’uno incrementando il reddito dell’anno precedente e l’altro mantenendo un livello di reddito invariato, sono sottoposti a una diversa tassazione, senza che questo sia giustificato da una diversa capacità contributiva”. Ad esempio: “Se si considerano due individui con redditi diversi che hanno realizzato lo stesso incremento, il guadagno prodotto dall’applicazione dell’imposta incrementale dipenderà da due fattori: da un lato, il beneficio del contribuente con il reddito più elevato tende a essere più alto in quanto la differenza fra l’aliquota Irpef e l’aliquota sostitutiva è maggiore; dall’altro, a parità di incremento, il contribuente con il reddito più elevato avrà una franchigia maggiore e pertanto la differenza di aliquote sarà applicata a una base minore riducendo il guadagno. Peraltro, la flat tax incrementale appare poco giustificabile anche sotto l’aspetto dell’efficienza, visto che l’aliquota agevolata non è applicata solo a somme la cui percezione risulti effettivamente legata a incrementi di produttività, qualità e innovazione. Un esempio è rappresentato dagli incrementi di redditi da lavoro dipendente che sono determinati essenzialmente dai rinnovi contrattuali”.
L’ipotesi di una retromarcia sulla riforma fiscale
Per questo l’Upb invita il governo a una maggiore riflessione. “Alla luce di questi aspetti, è auspicabile una riflessione sull’opportunità di introdurre nel periodo di transizione misure che contrastano con il principio di equità e che determinano un’ulteriore erosione della base imponibile. In presenza di tali misure, un’eventuale interruzione del processo di attuazione graduale della riforma – come peraltro già avvenuto in esperienze passate a causa, ad esempio, della difficoltà nel reperimento di adeguate risorse di copertura finanziaria – inasprirebbe le criticità dell’attuale sistema di tassazione del reddito delle persone fisiche.
Che fine faranno i regimi forfettari
Finora la flat tax è stata applicata soltanto ai redditi in partita iva con regime forfettario, ma l’Upb chiede anche fino a quando questa situazione resisterà. “Non vi sono indicazioni sull’eventuale permanenza o eliminazione – a regime – della tassazione forfettaria prevista per le imprese individuali e i lavoratori autonomi con ricavi fino a 85.000 euro che prevede l’applicazione di un’aliquota proporzionale del 15 per cento”. scrive e in merito al passaggio al nuovo regime di tutti i redditi rincara la dose: “L’aliquota media per il complesso dei contribuenti Irpef è pari a circa il 20 per cento e che al di sopra di questa si concentra poco meno del 14 per cento dei contribuenti che versano quasi il 60 per cento del gettito. Il passaggio dalla progressività a scaglioni dell’Irpef attuale a uno schema di progressività ad aliquota unica determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito. Anche se la riduzione di gettito si distribuisse su più anni con una transizione graduale verso il sistema a regime, lo stato attuale dei conti pubblici e l’elevato debito pubblico impongono la necessità di trovare adeguata compensazione in altre forme di prelievo, nel contrasto dell’evasione fiscale o mediante una riduzione della spesa che, tuttavia, appare problematica alla luce sia della compressione avvenuta negli anni che hanno preceduto le recenti crisi sanitaria e inflazionistica, sia dell’aumento dei costi legati all’invecchiamento della popolazione che ci attendono in prospettiva”.
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