Poche risorse e una manovra finanziaria da presentare. Il problema che dovrà affrontare il governo nei prossimi mesi è quello di confrontarsi con la scarsità di risorse. L’esecutivo dovrà tenere conto anche dell’incognita del Pil e della recessione che ha toccato Germania e Olanda, senza dimenticare la guerra tra Ucraina e Russia e il rallentamento della Cina. Il rischio è quello di una manovra ridotta ai minimi termini, privilegiando le priorità, come anticipato al Meeting di Rimini dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Tra i punti del programma elettorale che saltano c’è la flat tax, che a quanto pare non si farà. così come non verranno rafforzati gli interventi sull’anticipo pensionistico e sull’assegno minimo. Nel complesso la Legge di Bilancio viaggerebbe già intorno ai 25-30 miliardi.
No alla flat tax, ma sì al cuneo fiscale
Se da un lato non ci sarà la tanto attesa flat tax, il governo punta a rinnovare il taglio del cuneo fiscale rafforzato per i redditi fino a 35mila euro. Il costo complessivo dell’operazione è di 9 miliardi. Ci sarà una prima riduzione delle aliquote Irpef passando da 4 a tre da gennaio e saranno accorpati i primi due scaglioni. Il costo totale dell’operazione è di 3 o 4 miliardi. Per le famiglie il governo sta valutando l’ipotesi di una detassazione Ires per le aziende che assumono donne con tre figli (circa 1,22 milioni in Italia). Sul fronte delle pensioni, viste le risorse esigue, verrebbe accantonato il superamento della Fornero per riconfermare le misure esistenti: quota 103, Opzione donna e assegno minimo a 600 euro per un costo totale di 1,2 miliardi. Verrà introdotta la tassazione agevolata che applica un’aliquota al 5% per i premi di produttività fino a 3mila euro e la detassazione integrale dei fringe benefit sempre fino a 3mila euro per un costo di 1 o 2 miliardi. Previsto anche il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
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