controlli conti bancari

«Tutti stiamo pagando il caro prezzo delle inefficienze del sistema fiscale italiano»: lo sostiene l’Associazione nazionale dei commercialisti, Anc, una tra le più attive, che ha affidato lo sfogo ad una lettera aperta apparsa a fine luglio su vari quotidiani. Perché a fine luglio? Perché le autorità fiscali  hanno confermato appunto al 31 luglio la scadenza per la presentazione delle dichiarazioni. Negli anni scorsi era sempre stata procrastinata;  quest’anno, niente. Forse perché le modalità di compilazione sono state semplificate? Al contrario! Mai così lunghe, circa 1.000 pagine, oltraggio al buonsenso.

Com’è possibile che un governo di destra-centro, affermatosi grazie anche a una campagna elettorale giocata sulle promesse fiscali non sia stato più “amico” in concreto e da subito?

In verità, la riforma è in cottura: sotto la guida di un vero esperto come Maurizio Leo, viceministro. E ai primi di agosto le Camere hanno approvato la “delega fiscale”, che vuole essere la prima vera riforma del settore dopo 50 anni. Promette molte semplificazioni procedurali – e speriamo; una conciliazione del contenzioso fiscale; e soprattutto una proliferazione degli accordi preliminari fisco-cittadini (esistono in mezzo mondo) che dovrebbero aumentare la spontanea “compliance” (fedeltà fiscale) dei contribuenti che oggi evadono: speriamo. Ma non potrà esserci la vera rivoluzione, l’unica svolta vera, bella e impossibile: il calo della pressione fiscale. Per riuscirci, si dovrebbe tagliare il fabbisogno finanziario dello Stato: ma come?

Si dirà: con gli accordi preliminari recupereremo entrate oggi evase. Forse. Con l’elettronica si scopriranno altri evasori, come recita il Pnrr (pagina 77): “Il maggior sfruttamento delle nuove tecnologie e degli strumenti di data analysis sempre più avanzati” potrà “favorire l’acquisizione di informazioni rilevanti per effettuare i controlli mirati dell’amministrazione finanziaria sui contribuenti”. Ma tutto questo basterà? E’ lecito dubitarne. Chi si fida del data analysis, se ne vada tra i conciatori vicentini, tra i vicoli del ventre di Napoli e s’informi sulla filiera perfetta del nero, del contante che non viene mai depositato in banca… L’elettronica lo contrasterà? Intanto, semmai, lo aiuta, sotto le forme – ad esempio – delle cybervalute. Dunque senza dubbio è giusto voltare pagina sui metodi attuali, inutili, e su chi li ha propugnati: ma senza illudersi che ciò faccia affluire da subito chissà quali fiumi di denaro finora evaso.

Ci vorrebbe qualcos’altro: un taglio svero della spesa pubblica improduttiva, abbandonata dal governo Renzi in poi, Draghi compreso. Un ex viceministro di area An come Mario Baldassarri aveva molti anni fa indicato metodi e risparmi possibili. Ma tagliare la spesa pubblica improduttiva fa perdere il consenso, e nessun governo vuole perderne. Anzi, la spesa pubblica serve per comprarselo, come hanno fatto i Cinquestelle col reddito di cittadinanza…

E allora, dopo otto mesi dall’incarico a Meloni, mentre si avvicina un autunno complicato, si può esprimere un primo giudizio poco ovvio su questo governo: vuol piacere troppo a troppi.

Dica qualcosa di destra! Dica qualcosa di destra sul sociale: per esempio distribuendo tempestivamente i sussidi a chi davvero non riesce a lavorare. E contrasti l’evasione con l’elettronica, con gli accordi fisco-contribuenti ma anche con una ripresa dei controlli fisici e capillari – porta a porta – contro gli evasori.  Altrimenti la riforma fiscale rimarrà un’incompiuta.

Come s’incrocia tutto questo con l’incognita dell’estate, ossia il Pil in frenata? Se il Pil frena e il lavoro aumenta, l’arcano può spiegarsi in tanti modi e avere tanti nomi. Ma l’Italia deve crescere non solo nei posti di lavoro. E deve crescere anche in questo scorcio d’anno. 

Come raccontiamo nell’inchiesta di copertina, può farcela, a dispetto dei tanti cigni neri che nuotano nel nostro stagno. Le imprese italiane non attendono che stimoli e aiuti semplici e concreti, come il fondo Simest di cui parliamo altrove. Non credono più alle grandi riforme e alle grandi promesse: vogliono fatti, meno vincoli, sburocratizzazione, anche a costo dei mal di pancia alle “caste” disintermediate.

Ecco: la destra faccia qualcosa di destra, tagli la spesa improduttiva e tolga potere alle burocaste. Compresa quella tributaria. Come ha lavorato finora, è servito a ben poco. Altrimenti l’evasione sarebbe stata già repressa.