08.05.2019
C’è chi dice no. Alla cessione di FinecoBank decisa e avviata oggi da Unicredit, arriva la dura critica del segretario nazionale della First-Cisl, Riccardo Colombani. “Anche se uno dei suoi primi gesti come ad di UniCredit fu chiudere la sponsorizzazione della Champions League, non crediamo che Mustier intenda copiare le piccole squadre provinciali che vendono i talenti cresciuti nel vivaio per incassare plusvalenze”.


Unicredit assomiglia sempre più a una grossa rete distributiva transnazionale che vende prodotti di terzi
“Vogliamo dunque capire quali sono le logiche sottostanti alla cessione di Fineco, un gioiello che sin qui ha garantito altissimi profitti, ”continua il rappresentante dei bancari, “ma non possiamo certo aspettare fino al 3 dicembre per sapere a quali trasformazioni dobbiamo prepararci col nuovo piano industriale, che sembra già anticipato da questa mossa, perché altrimenti dovremmo preoccuparci per la futura tenuta reddituale e occupazionale”.
“A impensierirci”, aggiunge Colombani, “è il fatto che con la vendita di Fineco, due anni dopo quella di Pioneer, Unicredit assomiglia sempre più a una grossa rete distributiva transnazionale che vende prodotti di terzi: in una simile prospettiva un’aggregazione con un’altra realtà continentale, come può essere Commerzbank, non è inverosimile, ma è chiaro che aprirebbe scenari inediti per il nostro Paese, che si troverebbe con uno dei due più grossi player proiettato su una dimensione sempre più globale, e per lo stesso lavoro bancario. Da un gruppo connotato da una consolidata tradizione di dialogo sociale ci aspettiamo dunque un immediato coinvolgimento del sindacato, anche in chiave partecipativa, in merito all’evidente evoluzione della strategia”.
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