Nel 2022 il mercato del fintech in Italia (comprendendo nel conteggio i cosiddetti “undisclosed deal“) ha superato gli 880 milioni di euro. Un exploit notevole che in termini percentuali si traduce in un +240% di valore delle operazioni sottoscritte dal venture capital rispetto all’anno precedente. A certificarlo è il rapporto “Osservatorio FinTech 2023” di PwC.
Milano capitale del fintech
Come riporta il Sole-24 Ore, l’altro dato saliente è che “oltre il 90% dei capitali immessi nell’ecosistema è riferibile a deal superiori ai 25 milioni di euro“. La capitale del fintech si conferma Milano (dove ha sede il 54% delle aziende), che concentra il 70% degli investimenti, e in generale il grosso del comparto (il 79%) è localizzato nel Nord Italia.
Il rapporto “Osservatorio FinTech 2023” di PwC ricorda tuttavia che fra il 2020 e il 2022 si sono registrati alcuni mega-round di investimento (superiori ai 50 milioni di euro) che hanno fatto schizzare le cifre del settore verso l’alto: senza queste operazioni la raccolta si sarebbe fermata a 76,2 milioni, quota inferiore dell’11% rispetto al 2021.
Fintech italiane attraggono per qualità e scalabilità
Numeri che comunque confermano che lo scenario italiano è stabile e in linea con i trend globali. E i grandi round? «Riflettono la consuetudine dei venture capital stranieri a selezionare start up che scalano più rapidamente e che adottano modelli di business distintivi e meno soggetti alla competizione» ha spiegato al Sole-24 Ore, Marco Folcia, partner Transformation Fs di PwC Italia, «è chiaro che la qualità delle fintech e la capacità degli imprenditori di creare nuovi modelli di business abbiano attratto sia fondi esteri sia operatori nazionali tipicamente restii a questi investimenti».
“Di maggiore maturità dell’ecosistema si può dunque parlare – scrive ancora il quotidiano di Confindustria – anche in relazione al valore crescente generato dalla connessione fra start up e intermediari tradizionali. La tendenza di banche e altri soggetti a stringere accordi con le fintech, alimentata dall’interesse degli incumbent verso una fonte di innovazione caratterizzata dall’ampia disponibilità di soggetti e dalla possibilità di essere svincolati da legacy di natura tecnologica, è indubbiamente di grande impatto per un ecosistema che conta oltre 600 aziende e risente, gioco forza, dell’incertezza del contesto economico e geopolítico di questi ultimi anni”
Secondo quanto dichiarato da Folda, «La collaborazione fra finanza tradizionale e finanza alternativa è uno dei fenomeni più rilevanti del settore, certificato da alcune analisi che confermano come i modelli collaborativi abbiano maggiori possibilità di generare sinergie rispetto a quelli alternativi puri».
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