È ormai diverso tempo che gli esperti ripetono il carattere non così transitorio dell’inflazione, e ora rafforzano le proprie opinioni, vedendo poco probabile un rallentamento improvviso della crescita nel primo semestre 2022. Insomma, ci troviamo probabilmente all’inizio di un periodo in cui i prezzi aumenteranno sempre più.
«Stiamo attraversando una fase di inflazione alimentata dalla domanda che probabilmente proseguirà anche nel 2022», spiega Sonal Desai, chief investment officer fixed income di Franklin Templeton. Secondo l’esperta, i consumatori statunitensi potrebbero cominciare a spendere di più all’inizio del prossimo anno, visti i risparmi seguiti ai lockdown. «Nessun Paese ha eguagliato gli Stati Uniti nel mirabolante mix di stimoli fiscali (senza precedenti) e politica monetaria espansiva», dice.
Lo shock dell’offerta che più alimenta l’inflazione, i colli di bottiglia lungo le filiere globali, sono sotto gli occhi di tutti. «Temiamo per l’imminente stagione dello shopping natalizio», prosegue. «Se le società non saranno in grado di soddisfare la domanda, potremmo assistere a un incremento dell’inflazione e a un rallentamento della crescita».
Dobbiamo aspettarci quindi un’inflazione fuori controllo? Secondo Desai, molte autorità in diverse parti del mondo, Fed compresa, sono state colte un po’ di sorpresa dalla mole di inflazione degli ultimi tempi. E oltre ai fattori transitori legati all’offerta, che erano previsti, nel caso degli Stati Uniti si è riscontrata un’inflazione trainata dalle misure di stimolo e dalla domanda. «Riteniamo», dice l’esperta, «che il tasso di inflazione si attenuerà nei primi due trimestri del 2022, forse attorno al 4%, e che si avvicinerà al 3% (o scenderà a livelli ancora più bassi) verso fine anno. La nostra view sulla durata delle pressioni inflazionistiche mi sembra tuttavia ancora contraria».
In tutto ciò, il mercato del lavoro non è in gran forma. «Ci sono tantissimi disoccupati (quasi 8 milioni negli Usa a fine settembre), ma c’è anche un maggior numero di nuovi posti di lavoro che restano vacanti», spiega Desai. «Quindi, a meno che non si pensi sia accaduto qualcosa di terribile lo scorso anno che ha accentuato lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze, probabilmente dobbiamo ammettere che il mercato del lavoro presenta trend alquanto bizzarri».
Sicuramente il mercato del lavoro è una variabile delle previsioni di crescita, ma a detta dell’esperta vi sarebbero altri due fattori. «Da un lato i casi di Covid-19 negli Usa si sono più che dimezzati rispetto al picco di settembre», dice. «Tale flessione depone a favore della transitorietà del rallentamento della crescita nel terzo trimestre (forte decelerazione dei servizi). Dall’altro, i problemi dell’offerta limitano la produzione e potrebbero frenare la crescita. La stagione di shopping legato alle festività del quarto trimestre sarà essenziale per le nostre previsioni su crescita e inflazione».