Una ricerca condotta da NSA e KPMG ha stimato che dal 2016 ad oggi si attesti a circa 220 miliardi di euro lo stock di finanziamenti garantiti. “Dalla nostra analisi si evince come lo stato accantoni circa l’11% dell’importo che viene garantito con il Fondo di Garanzia, più di quanto accantonino le Banche (ovvero circa il 6-8%) essendo il Fondo uno strumento di inclusione per le PMI.” Spiega Domenico Torini, Partner KPMG. “Questo significa un accantonamento stimabile intorno ai 24 miliardi. Secondo uno degli ultimi studi Abi-Cerved 2023-2025 sono circa il 3,8% le imprese che andranno in difficoltà nel 2024. Questo significa che gli eventi di Rischio per il 2022 2023 possono essere stimati in circa 8 miliardi“ aggiunge Torini che ha concluso dicendo: “Abbiamo stimato che circa il 70% di questi eventi di rischio vadano in default tra il 2023, il 2024 e 2025 con una potenziale perdita di circa 5,6 miliardi, una somma ampiamente coperta dagli accantonamenti di 24 miliardi fatti negli anni (somma superiore del 400%). Questo a riprova di quanto il Fondo di Garanzia possa considerarsi uno strumento vitale per le imprese, risultando essere una spirale fondamentale per la crescita economica e sulla base dei dati a nostra disposizione appare essere decisamente sotto controllo.”
Il sistema del credito alle imprese italiano è di fronte ad un bivio. O mantiene lo status quo, rischiando di esporre il credito alle imprese al peggioramento dei tassi, o provare a fare qualcosa di reale per calmierare i tassi e favorire le aziende più in difficoltà. Proprio su questi temi si muove il gruppo Nsa, che ieri ha presentato l’annuale analisi di PricewaterhouseCoopers sull’andamento del portafoglio crediti intermediato da NSA, dal 2006 ad oggi, che può contare su oltre 57.000 operazioni intermediate per circa 10 miliardi di euro di erogato. Tutti gli indicatori estratti da PwC sulle operazioni intermediate dal Gruppo sono positivi, elemento che testimonia la qualità del portafoglio intermediato, a basso rischio per le banche, ed evidenzia come il mercato, sostenuto da garanzie pubbliche è resiliente e reattivo.
Una battuta d’arresto per le domande di accesso al fondo di Garanzia
L’analisi dell’andamento delle domande di accesso al Fondo di Garanzia evidenzia invece una battuta di arresto. Tra i dati presentati spiccano un -9,8 miliardi di finanziamenti alle imprese con un calo delle domande del 24% tra 2022 e 2023. A soffrire maggiormente sono proprio le microimprese che perdono circa 38.000 operazioni.
È sulla scia di questi dati e dell’attuale contesto che si inserisce la proposta presentata da Gaetano Stio, Presidente del Gruppo NSA per la modifica del Fondo di Garanzia. “La nostra proposta si basa su un concetto fondamentale” spiega Stio “Effettuare la scelta della % di garanzia sulla base della dimensione dell’impresa beneficiaria della garanzia e non più sulla finalità o sul rating. Nello specifico, secondo il nostro studio, è possibile innalzare all’80% la garanzia per le micro imprese, al 70% quella per le piccole e al 50% per le medie, a impatto zero sugli accantonamenti e con due vantaggi rispetto alle altre proposte ad oggi sul tavolo; in primo luogo una reale semplificazione di accesso ai finanziamenti garantiti ma soprattutto una maggiore tutela delle imprese più a rischio, ovvero le micro imprese che rappresentano il 41% del PIL e l’82% dell’occupazione” ha concluso Stio.
Come stanno le imprese italiane
A conferma della situazione di difficoltà è stato presentato anche l’indice nsaPMIndex 2023, che documenta lo stato di salute delle PMI italiane. La ricognizione operata da NSA ha analizzato oltre 900mila bilanci, depositati presso le CCIAA dalle imprese e radiografando tutti i valori – dimensioni, importanza e indicatori – per misurarne gli andamenti e sintetizzare in un numero indice lo stato di salute. “La fotografia della sequenza degli indici macro-settoriali mostra come gli stessi abbiano subito variazioni notevoli sotto l’influenza di due fattori: la pandemia e i conflitti in essere. La conseguente inflazione ha colpito seriamente le PMI, infatti l’indice è passato in termini nominali da 103,0 del 2019 a 107,7 del 2022 a 115,7 del 2023. In termini reali invece nsaPMIndex è calato da 103,0 del 2019 al 102,6 del 2023, la fase di incertezza è confermata dall’ indice che dimostra anche la resilienza delle PMI italiane. “ha spiegato Francesco Salemi, AD del Gruppo NSA.
LEGGI ANCHE: Bond bancari: in Europa è boom