Silicon Valley Bank
SVB SILICON VALLEY BANK

Una mossa “alla Mario Draghi“. Negli Usa il crac della Silicon Valley Bank ha assunto i contorni di quella che è stata la crisi del debito sovrano in Europa nei primi anni dello scorso decennio e allora: cosa fare per porre un argine allo tsunami finanziario che rischia di trascinare con sé non soltanto i correntisti di SVB ma anche conti, aziende e mercati di tutto il banking a stelle a strisce? Facile. “Whatever it takes” come disse appunto l’allora governatore italiano della BCE nel luglio del 2012.

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A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.



Silicon Valley Bank fallimento, Governo e Fed ai ripari

Accanto all’ex premier italiano in quegli anni c’era l’attuale Segretario al Tesoro Usa Janet Yellen (e in seguito presidente della Fed), insieme seguirono infatti la crisi dell’euro. Un momento drammatico che alla Yellen, evidentemente, sarà tornato in mente in questi giorni mentre si cerca disperatamente una soluzione al crac della Silicon Valley Bank.

E infatti sembra la versione americana della “mossa Mario Draghi” quella che la Fed e il governo Usa stanno mettendo in campo per formare un cordone sanitario attorno ai risparmiatori a rischio dopo il rovescio di SVB ed evitare il pericolo di contagio per il sistema bancario.

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«Nessuna perdita a carico dei contribuenti, il sistema è solido» così ieri il presidente Usa Joe Biden ha rassicurato cittadini e mercati, annunciando che l’intero sistema finanziario americano si sta muovendo assieme alla Fed impegnata ad accettare obbligazioni del governo al loro valore di libro.