Un incremento nel numero complessivo dei fallimenti. Si è registrato in Italia negli ultimi tre mesi. A fornire questi dati è l’Istat che spiega come si sia registrato un aumento del 5,4% rispetto al trimestre precedente e dell’11,4% rispetto al terzo trimestre del 2022. La nota positiva è che il numero complessivo di registrazioni di nuove imprese segna nel terzo trimestre del 2022 un aumento parti al 3,6%, dopo la diminuzione che era stata rilevata nel periodo precedente.
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Quali sono i settori che sono in crescita
L’unico settore che risulta in diminuzione è quello dell’industria in senso stretto, in calo del 2,5%. Gli aumenti maggiori sono quelli dei trasporti (+8,6%), dei servizi di informazione e comunicazione (+6,6%), del commercio (+5,9%) e delle costruzioni (+5,5).
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Anche rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, le registrazioni complessive risultano in aumento (+3,4%). Anche in questo caso l’industria in senso stretto è l’unico settore in flessione (-10,2%). Fatta eccezione per la modesta crescita nelle costruzioni (+1,4%) e il debolissimo aumento nei servizi di informazione e comunicazione (+0,2%), nei restanti settori si rilevano incrementi consistenti. “Dopo il calo del secondo trimestre, – spiega l’Istat in una nota – per il complesso delle registrazioni si rileva di nuovo un aumento congiunturale, grazie a incrementi estesi alla totalità dei settori, fuorché all’industria in senso stretto che è l’unico settore con dinamica negativa; andamenti settoriali di segno analogo si rilevano anche nel confronto con il terzo trimestre del 2022 e determinano una variazione tendenziale complessivamente positiva. Il numero totale di fallimenti risulta in crescita sia rispetto al secondo trimestre di quest’anno sia rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno”.
Una fotografia che nei prossimi mesi potrebbe migliorare grazie alla direttiva ristrutturazioni che è stata recepita a giugno 2022 nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.
“Sicuramente il nuovo codice, a tendere, comporterà una riduzione dei fallimenti perché appronta tutta una serie di strumenti volti a risolvere la crisi di impresa tramite il salvataggio della stessa,tuttavia non basta avere il “tool kit” per far abbassare con un colpo di bacchetta magica il numero di fallimenti. Occorre che la nuova filosofia del codice della crisi sia fatta propria da tutti gli operatori, a partire dall’imprenditore per arrivare ai legali e ai giudici, e siamo ancora lontani da questo”, spiega Tommaso Foco, socio responsabile dell’area “Crisi d’impresa” di Portolano Cavallo.