Complice la crisi economica della Germania, l’export italiano non sta vivendo un periodo semplice. Le difficoltà di uno dei principali partner commerciali si sono abbattute sul nostro sistema commerciale, che comunque già era in sofferenza anche per l’andamento delle esportazioni al di fuori dei confini europei. I dati del mese di giugno dell’Istat non sono floridi nemmeno per il commercio al di fuori dei confini europei.
A giugno 2023 si stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27 , un lieve aumento congiunturale per le esportazioni (+0,4%) e una marcata contrazione per le importazioni (-14,6%).
Nel secondo trimestre 2023, rispetto al precedente, l’export si riduce del 3,7%; la flessione riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni strumentali (+7,0%) e beni di consumo durevoli (+1,5%). Nello stesso periodo, l’import registra una diminuzione del 5,9%, determinata quasi totalmente dalla flessione degli acquisti di energia (-16,2%).
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La ricetta di Zunino
Sulla questione è intervenuto Lorenzo Zurino, presidente del Forum Italiano dell’Export, il primo Think tank specificamente dedicato alla discussione e al confronto sull’export e il Made in Italy che raggruppa 2067 imprese, istituzioni ed associazioni per un totale di circa 200 miliardi di euro di fatturato.
“Di fronte agli ultimi dati poco confortanti sul PIL nazionale – spiega – è necessario aumentare ulteriormente gli sforzi e l’attenzione verso l’export che oggi rappresenta un terzo del nostro Prodotto Interno Lordo ed è un fattore decisivo per garantire al Paese una crescita sostenibile. A questo proposito, anche alla luce del rallentamento di mercati storici per il Made in Italy quali la Germania, è fondamentale investire ancora di più nella scoperta di nuovi e promettenti sbocchi per le nostre imprese che esistono e vanno esplorati attraverso investimenti mirati, professionalità e competenze giuste al posto giusto. L’export italiano, nonostante i problemi dettati dai continui rincari di trasporti e materie prime, ha un potenziale enorme che può e deve essere sfruttato per non lasciare spazi ed opportunità ad una concorrenza internazionale sempre più aggressiva e per contribuire in misura ancora maggiore al nostro PIL”