Navi e aerei, cellulari e microchip, fashion e alta moda sono le soluzioni proposte dal governo Meloni per rilanciare l’export italiano. Secondo quanto si legge su Il Messaggero, il viceprernier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, da giorni mette i numeri in fila.
Export italiano, ecco il piano del governo
In vent’anni, dal 2020 al 2022, secondo l’osservatorio economico della Farnesina, il saldo della bilancia commerciale tra Roma e Pechino è nettamente peggiorato per l’Italia: da meno 19,4 miliardi a meno 41 miliardi d i euro. Nel 2022 l’export italiano in Cina è stato di 16,5 miliardi, rispetto ai 23 miliardi e 1107 miliardi di Francia e Germania. Da qui ripartirà la tela commerciale fra Italia e Cina nel dopo-Via della Seta. Segno che da speranza al governo italiano, di una maggiore reciprocità.
Navi, aerei, farmaci e microchip a fare da traino
Occhi puntati su alcuni settori che da sempre fanno da traino per l’interscambio commerciale. In cima c’è la moda italiana, la vera punta di diamante dell’export in Cina. Solo nel 2022, il mondo del fashion ha fatto la parte del leone per un valore di 80 miliardi di euro su 620 miliardi dì export complessivo. Di questi, una parte consistente è destinata a soddisfare l’enorme domanda cinese del lusso made in Italy. Ma non solo. Ai vertici della classifica dei settori al centro degli scambi fra Roma e Pechino ce ne sono due su cui entrambe le parti promettono dì puntare di più. Da un lato l’industria aeronautica ed aerospaziale. Dall’altro il settore cantieristico e navale. Un vero e proprio caso è invece il boom dell’export italiano in Cina di prodotti chimici e farmaceutici registrato nel 2023: +131 per cento rispetto all’anno precedente. Un balzo dovuto in parte al picco di vendite di un farmaco anti-Covid, il Paxiovid, fornito dall’impianto Pfizer di Ascoli Piceno.
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