Enasarco, schiaffo al tribunaleda parte della lista dei
Da sinistra: Fabio D’Onofrio (Fiarc), Alfonsino Mei (Anasf), Luca Gaburro (Federagenti) e il giornalista, Oscar Giannino

Squadra che vince non si cambia. E se perde? Ovviamente andrebbe cambiata. Ma all’Enasarco non si cambia mai. Il blocco di potere che ha sgovernato per almeno vent’anni l’ente previdenziale privato degli agenti di commercio è stato battuto alle ultime elezioni ma ha trovato il modo di arroccarsi a presidio del vecchio regime, il suo. L’autorità giudiziaria ordina l’armistizio, in attesa di dirimere lo scontro, ma loro niente: resistenza passiva.
Ma andiamo con ordine per rifare “il punto” su questa vicenda paradossale che riflette e racconta il peggio dell’Italia.
Dunque: il raggruppamento vincente alle ultime elezioni per i vertici dell’Enasarco, “FarePresto!” – che riunisce Federagenti, Anasf, Fiarc, Confesercenti, Assopam, Artenasarco e Anpit votati come prima lista sia lato Agenti che lato Mandanti – è stato di fatto respinto in minoranza. Come? Con un blitz in sede di conteggio dei voti dei delegati eletti.
FarePresto, convinta di aver subito un torto, come è giusto in uno Stato di diritto, si è appelata all’autorità giudiziaria. Che ha ordinato all’ente di azzerare il blitz. In sostanza, l’attuale consiglio d’amministrazione nominato dai perdenti, che vi governano con 8 consilgieri su 15, dovrebbe essere sterilizzato ripristinando la situazione precedente: sei consiglieri per parte, e tre seggi da assegnare, in attesa della sentenza di merito. Ma i resistenti se ne stanno altamente infischiando.
Alla loro testa, Antonello Marzolla. Neopresidente ma consigliere eternit. E’ consigliere dell’ente da oltre quindici anni. Leggere o ascoltare le sue dichiarazioni: “Ora si cambia!”, è a dir poco surreale. Marzolla era in consiglio, quando sono state fatte tutte le scelte gestionali di questi ultimi anni, comprese quelle più discusse e discutibili, sia sulla gestione del patrimonio immobiliare, che anziché rendere oggi è solo un costo, sia soprattutto di quello mobiliare: dove l’Enasarco è riuscita a prodursi in una serie di investimenti a dir poco azzardati, tra i quali la famosa “nota” Cms (ex Anthracite), Athena, Optium, Sator etc… Ebbene: negli anni in cui questi errori – si capirà speriamo prima o poi quanto nocivi – sono stati commessi e benedetti dai consigli, in quei consigli Marzolla c’era. E adesso promette che “si cambia”?
Invece nella lista “FarePresto!” nessuno ha più di un mandato alle spalle, nè tanto meno ha votato a favore di delibere controverse per la categoria; piuttosto nei quattro anni hanno cercato di riparare i danni fatti precedentemente. E dunque dei guasti del passato nessuno è corresponsabile.
Riepilogando: il provvedimento di blocco della delibera contestata, secondo quanto previsto dall’articolo ex 700 chiesto da FarePresto! per bloccare il blitz, ha avuto effetto. Marzolla & C. non se ne danno per inteso. I ricorrenti hanno dunque chiesto l’intervento della legge in base all’articolo 669 duodecies (quello che si usa per poter sfrattare un inquilino moroso!). Si vedrà se la resistenza passiva andrà avanti oppure no. E nel frattempo il ministero del Lavoro, organo politico teoricamente vigilante sugli enti previdenziali ma all’atto pratico ininfluente, ha notificato al vertice autoproclamatosi all’Enasarco che la procedura è stata scorretta.
Se ci fosse uno stato di diritto questa situazione assurda sarebbe già cessata da un pezzo: anzi non sarebbe mai iniziata.