La caccia all’oro è già partita. L’Expo2020 di Dubai sarà la prima Esposizione Universale che si svolgerà in Medio Oriente, in programma dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione degli Emirati Arabi Uniti. Si preannuncia come un evento unico, per proporzioni, numero di paesi coinvolti e per gli ambiziosi obiettivi legati al tema scelto: “Connecting minds, creating the future”: una connessione tra le menti per progettare il futuro assieme. D’altra parte Dubai, in arabo si scrive Al Wasl che vuol dire proprio “la connessione”, “il collegamento”. Nel nome stesso, quindi, dell’emirato sono contenuti i principi ispiratori dell’Expo. L’organizzazione stima un afflusso di 25 milioni di visitatori, il 70% proveniente dall’estero. Ad oggi sono 160 i paesi confermati e un esercito di imprese di cui ben 870 sono italiane, registrate al sito delle gare d’appalto. Per questo il governo emiratino ha risposto con investimenti pari a 150 miliardi di dollari e la creazione di circa 300mila nuovi posti di lavoro. Un programma in linea con la visione strategica degli Emirati di diversificare la propria economia, oggi troppo dipendente dal petrolio, per orientarsi su energie rinnovabili, alta tecnologia e infrastrutture moderne ed ecosostenibili.
Sono già 870 le imprese italiane registrate alle gare d’appalto che gestiranno parte dei 150 miliardi stanziati dagli emirati
L’Italia è pronta a fare la sua parte. Siamo stati il primo paese del G7 a confermare la partecipazione all’Esposizione, un ideale passaggio di testimone tra Milano e Dubai. Al lavoro c’è il commissario straordinario, Paolo Glisenti, classe ’51, chiamato dal Ministero degli Esteri a guidare la nostra macchina organizzativa. È stato grazie al suo impegno, gli viene riconosciuto in modo trasversale, che l’Expo del 2015 si è svolto a Milano, un evento che ha generato un giro d’affari per l’Italia di oltre 5 miliardi di euro. La strategia del commissario si basa sulla divisione delle iniziative e dei progetti italiani in quattro macro aree: economico, educativo, informale e culturale. «Il nostro progetto porta l’Italia della competenza, della cultura, dell’innovazione e della scienza verso questo nuovo mondo che sarà baricentrico rispetto agli sviluppi economici, culturali e scientifici – ha ricordato Glisenti – Nei prossimi due anni ci saranno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro nell’area del Mediterraneo in particolare nei lavori legati al digitale e alle trasformazioni digitali».
Glisenti potrà contare anche sull’impegno delle società pubbliche attive sull’internazionalizzazione come Sace Simest e Ice. Con la prima è stato firmato proprio a Dubai un protocollo d’intesa con cui la società che fa capo a Cassa e Depositi e Prestiti si è impegna a garantire 1 miliardo di euro di finanziamenti per commesse assegnate a imprese italiane. «L’Italia deve essere parte attiva del progetto, in continuità con quanto realizzato a Milano nel 2015 – ha spiegato a Economy Beniamino Quintieri, presidente Sace Simest – l’accordo ha come obiettivo proprio quello di massimizzare questa occasione, supportando con iniziative concrete le imprese italiane in settori quali infrastrutture, costruzioni, design, arredamento e servizi». Così le imprese italiane interessate potranno accedere a condizioni agevolate ai prodotti e servizi messi a disposizione dal polo Sace Simest: agevolazioni per l’accesso al credito e ai mercati di capitali, coperture assicurative sui crediti commerciali, protezione degli investimenti all’estero, servizi di factoring, informazioni commerciali e recupero dei crediti.
Poi c’è l’Ice, l’agenzia per il commercio estero, che sta lavorando notte e giorno con il suo ufficio di Dubai guidato da Giampoalo Bruno. «Noi – dice ad Economy il presidente Carlo Ferro – stiamo aiutando le nostre aziende nella realizzazione del Padiglione nazionale. Inoltre, nel corso della manifestazione, contribuiremo all’ideazione e alla realizzazione di eventi dedicati in particolare ai settori del lifestyle, della domotica, della future mobility e della ciber security, oltre che ai settori tradizionali di eccellenza del made in Italy, come food, fashion, arredo, design e nautica. Intendiamo facilitare l’accesso a questo mercato – prosegue il numero uno dell’Istituto – farne conoscere appieno la struttura e il funzionamento, consentendo così di risolvere problematiche operative e favorire la penetrazione all’estero delle nostre imprese».
L’Expo di Dubai costerà complessivamente 8 miliardi di dollari, tra costruzione del sito espositivo e organizzazione dell’evento. Durante i sei mesi dell’Esposizione Universale, l’indotto per l’emirato è stimato intorno ai 38 miliardi di dollari, molto ambiziosa la realizzazione di Dubai South, una vera e propria “città della felicità” che si estenderà su una superficie di 145 chilometri quadrati, nelle immediate vicinanze del sito espositivo. Dubai South sarà un ecosistema urbano con una varietà di soluzioni abitative e lavorative integrate, centri benessere e aree ricreative, una rete interconnessa di parchi, centri commerciali e logistici, il tutto alimentato da una centrale di generazione elettrica solare. Sempre in quest’area si svilupperà l’Aeroporto Internazionale Al Maktoum, destinato a diventare il primo aeroporto al mondo, con un traffico di 160 milioni di passeggeri l’anno e 12 milioni di tonnellate di merci. È chiaro che questo Eldorado fa gola anche alle imprese italiane che si candidano alla costruizione di un hub dotato di 5 piste compatibili con gli A380, 64 piazzole di parcheggio e tre terminal passeggeri di 66mila metri quadrati, centri commerciali, hotel. Saranno costruite 45mila nuove unità immobiliari e 81mila nuove stanze d’albergo per investimenti pari a 7 miliardi di dollari. Altri 4 miliardi saranno destinati alla realizzazione di 16 progetti per nuovi centri commerciali. Il sito espositivo si estenderà su un’area di 4,4 chilometri quadrati. L’80% di esso rimarrà – come è stato per Milano – come patrimonio della città, offrendo nuove infrastrutture e migliorando la qualità dei servizi per i residenti. Suddiviso in 3 distretti e relativi padiglioni tematici, dedicati ad opportunità, mobilità, sostenibilità, il sito espositivo di Dubai Expo 2020 ospiterà 204 padiglioni, 3 souk, oltre 200 tra ristoranti e punti ristoro. L’’Expo Village comprenderà 3mila appartamenti, 1.500 stanze di hotel e residence, 8mila parcheggi. Non male per una città come Dubai, nata in un territorio desertico e ostile, con un mare poco attraente, un clima infernale 9 mesi all’anno e il traffico intasato 24 ore su 24. Sembra più il ritratto di un luogo dove nessun turista vorrebbe mai andare, invece da qui al 2021 sarà il centro del mondo tra business e affari all’insegna dell’Expo.
La partecipazione all’Expo avrà un impatto economico positivo di oltre 1,5 miliardi di euro l’anno grazie alle esportazioni
Il padiglione Italia
La bellezza che connette le persone è il tema del padiglione Italia. Un’esperienza che si preannuncia memorabile per i visitatori. La biodiversità, la cultura e la creatività italiane campeggeranno, affiancate dalla bellezza del suo paesaggio, che difficilmente trova eguali nel mondo. L’idea è quella di presentare una versione umanistica dello stile di vita italiano contemporaneo, con una contaminazione tra arte, cultura, design, architettura, scienza e tecnica, presupposti imprescindibili per generare crescita economica, occupazione, sviluppo sociale. Un modo inedito di promuovere i marchi del Made in Italy, ammirati in tutto il mondo e grazie ai quali l’Italia deve la sua unicità. «Dubai Expo 2020 consentirà all’Italia – spiega Giampaolo Bruno, responsabile dell’ufficio Ice di Dubai – di creare e intensificare reti culturali, diplomatiche, economiche con i paesi dell’area ritagliandosi così un ruolo anche in ambito educativo e formative». Uno studio del Politecnico di Milano rivela che la nostra partecipazione all’Expo avrà un impatto economico positivo di oltre 1,5 miliardi di euro l’anno in termini di export verso il Medio Oriente, il Nord Africa, l’Asia e la Cina con un aumento sensibile anche per gli investimenti diretti che ad oggi ammontano complessivamente a 327 miliardi di euro.