Una risposta strutturale e comune contro i rischi da geopolitica e inflazione. A chiederla è il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti che stigmatizza come consiglio europeo ed Ecofin sembrino invece dominati dalla contrapposizione fra gli interessi dei singoli Paesi. Federico Freni, sottosegretario leghista all’Economia, spiega al “Sole 24 Ore” come se ne esce: “L’Inflation Reduction Act ha risvegliato l’Europa da un lungo sonno, riportando con forza il dibattito sulla crescita e sugli strumenti per sostenerli. Ma prenderne consapevolezza non basta”.
Quale modello economico vuole introdurre l’Europa?
Lo stesso Freni pone l’accento sull’immediato futuro dell’Europa e su quali saranno i modelli economici che nel breve periodo andranno adottati. “Dobbiamo riflettere seriamente – aggiunge – sul modello economico e sulla politica industriale che l’Europa vorrà adottare nei prossimi anni”. Secondo il sottosegretario è necessario “uscire dall’orizzonte della contingenza che ha caratterizzato l’ultimo triennio. La capacità di sostenere la sfida in termini di competitività e di posizionamento economico internazionale rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti e alla Cina, ma anche all’India, si fonderà sull’efficacia degli strumenti proposti ma anche sulla loro flessibilità e sulla possibilità di dosare il giusto mix”. C’è il rischio di aumentare l’asimmetria fra le economie dell’Eurozona: “La pandemia – osserva Freni – ci ha insegnato che uniti si è più forti e che le divisioni indeboliscono l’Europa. Serve allora il coraggio di ripensare all’esperienza degli ultimi due anni e comprendere che soluzioni condivise sono possibili nel rispetto delle esigenze e delle specificità dei singoli Paesi. Disporre solo di strumenti a livello nazionale, come gli aiuti di Stato, rappresenterebbe una soluzione tampone e favorirebbe solo un’ulteriore polarizzazione tra Paesi”.
La riforma fiscale deve arrivare entro il 2024
Il dibattito secondo il sottosegretario deve spostarsi su riflessioni strutturali, “perché la perdita di competitività, che l’Europa già sconta, pur sembrando meno pericolosa di una pandemia nell’immediato, dispiega effetti ben più gravi nel medio e nel lungo periodo. La cassetta degli attrezzi della politica economica europea dovrà prevedere strumenti differenti ma complementari, anche facendo tesoro delle esperienze non sempre positive derivanti dall’applicazione del Patto di Stabilità. In sintesi: garantire il rigore, senza soffocare la crescita”. Quanto ai rischi connessi alla riforma delle regole fiscali Ue: “La Commissione ha avanzato una proposta, sulla quale gli Stati membri dovranno raggiungere un accordo entro gennaio del 2024. Uno degli obiettivi principali della riforma è sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito: per questo sarà essenziale trovare un punto di equilibrio per non esasperare la polarizzazione tra Paesi. Potremo dire di non aver fallito solo se stabilità e crescita cammineranno mano nella mano”, ha concluso Freni.