Ecco le aziende che “illuminano” l’Italia

Quando chiuderà l’Esposizione di Parigi, di luce elettrica non sentiremo più parlare». È bastata questa profezia clamorosamente sbagliata, pronunciata all’Expo francese del 1878, per far entrare suo malgrado nella storia il medico inglese Erasmus Wilson, al di là dei suoi meriti in campo clinico. Oltre a essere uno dei motori dell’umanità, il settore dell’energia e dell’illuminazione è anche una voce importante all’interno del sistema economico italiano e comprende svariate realtà, che vanno dalle imprese specializzate nella fornitura di materiale elettrico a quelle dell’illuminotecnica e dell’illuminazione industriale. Secondo gli ultimi dati completi, diffusi dalla Fme (Federazione nazionale grossisti distributori materiale elettrico), nel 2018 il comparto ha fatto registrare un fatturato complessivo di circa 5.330 milioni di euro e una crescita del 7,1% anno su anno. Nonostante nella prima parte del 2019 si sia registrato un rallentamento nella progressione del settore, le 92 imprese associate a Fme continuano a rappresentare circa l’85% del totale della popolazione commerciale, impiegando circa 15mila addetti.

Bilanci solidi, business bilanciato tra Italia ed estero e basso turnover: così le pmi riescono a tamponare anche i periodi di crisi

In questo ramo vi sono realtà solide da un punto di vista finanziario, classificate dall’Nsa Economy Ranking (vedi tabella), distribuite su tutto il territorio nazionale. Tra esse, la Catellani & Smith di Villa di Serio, in provincia di Bergamo. Giulia Catellani, cfo dell’azienda: «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di essere il più indipendenti possibili dalle banche. Abbiamo l’80% di clientela estera, con la quale applichiamo una politica di pagamento anticipato, aiutati dal fatto che produciamo sull’ordinato, tutto a mano, con consegna a 2-3 settimane dall’ordine: mai avuto problemi di insolvenze. Con il mercato italiano abbiamo politiche differenti ma comunque efficaci. In questo modo lavoriamo da trent’anni senza recupero crediti, cercando di mettere da parte i guadagni per creare un patrimonio che ci svincoli dagli istituti di credito». «Se si guarda l’ultimo nostro bilancio e lo si confronta con quelli dei vent’anni precedenti, si vede che sono tutti solidi e in linea tra loro – gli fa eco Pierpaolo Morandi, presidente della Raytech di Settimo Milanese  – Siamo un’azienda italiana, che produce tutto in Italia e che cerca di dare al mercato non solo prodotti eccellenti, ma un marchio in cui il cliente può riporre fiducia. Ogni anno investiamo circa l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo, il che ci consente di immettere sul mercato tra gli 8 e i 10 prodotti completamente nuovi all’anno: il 45-50% degli articoli che abbiamo a catalogo ha meno di tre anni. Tornando al bilancio, oltre alla ricerca e sviluppo destiniamo il rimanente agli investimenti produttivi e all’autofinanziamento e il nostro fatturato è diviso al 50% tra Italia ed estero, grazie anche a una gestione da multinazionale mutuata dalla mia esperienza in un’azienda americana. Infine tengo a dire che, oltre al fatto che le persone dell’azienda hanno un forte senso di appartenenza, che sfocia in un basso turnover, abbiamo una prima linea dirigenziale che, a parte me, è composta interamente da donne. E questo da sempre, non da ieri». La Di.m.el di Fondi (LT), infine, è attiva nel campo delle forniture elettriche e ha scelto la via dell’autosufficienza finanziaria, come dichiara il responsabile amministrativo Massimiliano Pernarella: «La nostra situazione positiva viene da anni di esperienza, che ci hanno consentito di superare la crisi del 2008, anche se finché il ceto medio non tornerà a guadagnare il giusto per poter spendere, aziende come la nostra rischieranno sempre di andare in difficoltà. Abbiamo lavorato sui costi, chiudendo le linee di credito aperte con le banche e lavorando sulle scadenze di incassi e acquisti per essere finanziariamente autosufficienti».

Molte imprese che fanno della fornitura di materiale elettrico e dell’illuminazione le loro linee di business sono caratterizzate per una solidità patrimoniale importante, data anche dalla capacità di adattarsi all’evoluzione del mercato. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è un mediatore creditizio specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella sotto rappresenta una fotografia dello stato di salute delle imprese italiane del settore, suddivise per area geografica.