Sugli smartphone americani di AT&T compare una piccola icona: “5G E”. E si scatena il putiferio: l’amministratore delegato di T-Mobile John Legere afferma che si tratta di un 5G “fake”. Sprint Corp si spinge oltre e chiede un’ingiunzione a una corte federale di New York, definendo l’icona ingannevole e dannosa. Il portavoce di Verizon Communications Jeffrey Nelson sceglie la strada dell’ironia, spiegando che la “E” dopo 5G nell’icona di AT&T sta per “eventually”, “alla fine”. AT & T invece lo chiama 5G Evolution, un termine che indica quando un telefono si trova nel campo della sua rete 4G migliorata. Il Ceo di AT & T Randall Stephenson ha difeso il marchio “5G E” in un’intervista a Cnbc, affermando: “voglio essere chiaro con i nostri clienti, il 5G E è un passo evolutivo verso il 5G. Un miglioramento importante, un cambio di passo in ciò che gli utenti sperimentano”. Quel che è sicuro è che le polemiche sollevate dall’icona di AT&T indicano che la battaglia per l’industria wireless nordamericana da 260 miliardi di dollari infuria ormai sull’avvento del 5G. In vista della rivoluzione tutti i competitor cercano di arrivare primi al traguardo,a costo di bruciare le tappe. Un film già visto, con parti diverse: 10 anni fa la grande novità era il 4G, e quando Sprint chiamò la sua rete WiMax 4G, T-Mobile e AT & T chiesero l’offuscamento delle linee, affermando che in realtà si trattava di 3G con una spruzzata di 4G. C’è chi nota che i consumatori, in realtà, sono più interessati alle reali prestazioni della linea, piuttosto che alle etichette.
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