Una tecnologia italiana per bonificare una delle aree più inquinate d’Europa e del mondo: quella di Pancevo, in Serbia, a soli 20 chilometri dalla capitale Belgrado. Il ministero della Protezione ambientale del governo serbo (vedi l’intervista al segretario di Stato del ministero Ivan Karić nelle pagine seguenti) ha raggiunto un accordo con Ecogv Energy, azienda pugliese di Bitonto dei fratelli Gaetano e Vito Ruggiero, imprenditori di successo nel settore edile che da sette anni portano avanti un progetto di ricerca e sviluppo nel settore del trattamento dei rifiuti, per utilizzare la tecnologia di gassificazione al plasma sviluppata in collaborazione con Alter Nrg, ottima per il trattamento dei rifiuti industriali e tossico nocivi.
La soluzione Alter Nrg Plasma Gasification Solution ha il pregio di non generare alcuna emissione di diossine e furani, grazie all’alta temperatura delle torce al plasma. Inoltre produce un gas di sintesi pulito detto syngas, adatto per l’uso in sofisticate apparecchiature come turbine a gas ad alta efficienza o tecnologie di combustibili liquidi di nuova generazione, e quindi in grado di produrre energia elettrica. «Si tratta dell’unica soluzione applicabile per il trattamento definitivo e risolutivo di questi rifiuti e per le relative bonifiche, pertanto della soluzione ai problemi di Pancevo» dice Massimo Incagnoli, direttore generale di Ecogv Energy e Ceo della “Ecogv Waste Solution” costituita a Pancevo. In un futuro non lontano, i gas di gassificazione del plasma alimenteranno le celle a combustibile per creare idrogeno rinnovabile.
L’elevato tasso di inquinamento di Pancevo nasce negli anni ’60 con gli stabilimenti petrolchimici. I 14 bombardamenti della Nato nel 1999 hanno peggiorato la situazione.
Segretario Karic, che tipo di azioni vengono intraprese dal governo serbo contro l’inquinamento?
La Serbia ha piani ambiziosi in materia di inquinamento. All’inizio del 2019 il ministero della Protezione ambientale ha finanziato un progetto specifico per gestire i rifiuti pericolosi in 95 siti industriali in fase di ristrutturazione e privatizzazione. Diversi progetti sono cofinanziati con fondi che hanno lo scopo di ripulire le aree inquinate, e di fare investimenti nelle aree dismesse. Cerchiamo anche di incoraggiare le autorità locali a migliorare i sistemi di riscaldamento, ripulire le discariche illegali e così via. Stiamo lavorando sodo anche per rafforzare le capacità delle autorità statali. Certo non è ancora sufficiente, dobbiamo essere ancora più responsabili e fare di più. Ma nelle date circostanze, con un budget ridotto e molti limiti, inclusi quelli fissati dalle istituzioni internazionali, la nostra azione dimostra comunque una forte intenzione di preparare la Serbia ad affrontare il capitolo 27 dei negoziati per l’adesione all’UE – su ambiente e ai cambiamenti climatici, ndr – realizzando progetti e azioni concrete per raggiungere i risultati prefissati.
Ivan Karic, a sinistra, con Massimo Incagnoli
Con quali altri limiti vi dovete confrontare?
Quando parlo di limiti, in primo luogo mi riferisco alla politica finanziaria: non abbiamo ancora il cosiddetto fondo verde per un migliore finanziamento dei progetti ecologici. Come diciamo in Serbia, “tanti soldi, tanta musica”: cerchiamo di cambiare la situazione esistente, ma ci mancano progetti con finanziamenti adeguati. Dobbiamo imparare molto sulla raccolta fondi, sulla preparazione dei progetti, sul lobbying e su altri strumenti utili, se vogliamo essere parte della comunità europea e partner reale dei paesi sviluppati.
Quali sono le attività della Serbia legate al protocollo di Kyoto?
La Serbia ha firmato il protocollo di Kyoto nel 2008. Due anni dopo abbiamo elaborato una strategia nazionale per coinvolgere il Paese nel Clean development mechanism (Meccanismo di sviluppo pulito), creando un gruppo di esperti istituzionali. Negli ultimi anni abbiamo lavorato a numerosi progetti, come quello che prende il nome di Strategia e piano d’azione per il cambiamento climatico, finanziato con i fondi Ipa di preadesione all’Ue. L’obiettivo è quello di realizzare una strategia nazionale intersettoriale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Su questa base, il ministero dovrebbe stabilire un quadro strategico e politico in conformità con gli obblighi internazionali, in particolare per la riduzione delle emissioni di gas serra. Anche la Serbia ha firmato l’accordo di Parigi, e vogliamo rispettarlo appieno.
Qual è la situazione a Pancevo? Quali le azioni intraprese?
L’area della città di Pancevo è una delle più grandi zone industriali della Serbia, e si trova in una situazione molto difficile da un punto di vista dell’inquinamento. Vi si trovano impianti petrolchimici, e purtroppo quest’area è stata uno degli obiettivi più importanti durante il bombardamento della Serbia nel 1999. Soffriamo ancora le conseguenze di quello sfortunato evento. Anche se alcuni impianti non sono più funzionanti, ci troviamo di fronte a terreni e acque pesantemente inquinati. Abbiamo effettuato molte analisi e fatto diversi studi. Sappiamo esattamente di quanti soldi abbiamo bisogno e cosa dobbiamo fare. Non sappiamo quanto tempo ci serve, ma parliamo di molti anni. Il comune di Pancevo e il ministero lavorano in stretta collaborazione, le autorità cittadine sono molto impegnate a garantire una vita sana ai cittadini: dobbiamo aiutarli. Le azioni di bonifica del territorio si basano su tecnologie ben note, ma tutte le soluzioni esistenti hanno un carattere temporaneo, mentre il nostro desiderio è quello di risolvere questo problema una volta per sempre.
In questo ambito avete raggiunto un accordo con il gruppo italiano Ecogv: quale il suo ruolo?
La soluzione presentata dal gruppo Ecogv a prima vista poteva sembrare una delle tante. Da quasi due decenni le nostre istituzioni hanno esaminato le proposte di produttori di tutto il mondo, ma solo una piccola percentuale sono aziende serie, e le offerte provengono principalmente da intermediari o rivenditori. Il gruppo Ecogv si è presentato come un partner davvero serio, con un enorme know how specifico e soluzioni ad alto contenuto tecnologico, seguite e sviluppate continuamente da istituzioni scientifiche. Sono libero di esprimere il mio personale ottimismo per un’ulteriore collaborazione. Sappiamo che Ecogv ha coinvolto alcuni dei più importanti esperti serbi. Abbiamo davvero buone aspettative.
I fratelli Gaetano e Vito Ruggiero, gli imprenditori della Ecogv Energy
Quali sono i vostri piani per la bonifica dei terreni e lo sviluppo dell’agricoltura?
La Serbia è un paese sia agricolo che industriale. Lo era in passato e continua ad esserlo. La famiglia europea delle nazioni ci vede come un leader regionale, siamo conosciuti sia in occidente che in oriente come produttori di cibo di alta qualità. In alcune delle nostre regioni si possono trovare spezie con il più alto contenuto di oli essenziali al mondo. Tutto il mondo ama il pomodoro italiano, ma nessuno sa che alcuni tipi di pomodoro si sono sviluppati sulla base di una selezione fatta in Serbia durante gli anni ’50. Vogliamo seguire l’esempio italiano in agricoltura, basato su un vero rispetto, amore e dedizione per la terra. La gente riconosce questa passione.
L’eredità con cui fare i conti è particolarmente pesante?
In passato in Serbia sono stati utilizzati in agricoltura tanti prodotti chimici diversi; e gli impianti industriali in genere non hanno impianti di depurazione. Così, i terreni agricoli sono stati esposti a un forte degrado per lungo tempo. La Vojvodina, detta “granaio d’Europa”, è inquinata nella zona attorno la città di Novi Sad. Anche i fiumi e i loro sedimenti sono degradati. Se vogliamo far parte dell’Europa, e da un punto di vista territoriale già lo siamo, dobbiamo applicare tutti gli approcci, le tecnologie e gli strumenti disponibili per migliorare la qualità della nostra terra e dell’acqua. Alcune istituzioni serbe hanno sviluppato metodi bio-tecnologici di bonifica del territorio altamente efficaci, nei quali crediamo molto. Abbiamo anche buone istituzioni scientifiche. Ma questo ancora non basta: abbiamo bisogno di uno scambio di conoscenze e di esperienze, di innovazione, di cooperazione e naturalmente di investimenti.
Quanto conta il rapporto con l’Italia da questo punto di vista?
Il Governo italiano è uno dei nostri partner più importanti. Il secondo accordo di cooperazione internazionale siglato dalla Serbia è stato proprio con l’Italia. Il nostro territorio è articolato: la parte settentrionale è piatta, adatta alla produzione di cereali, bestiame, frutta e verdura, mentre a sud la Serbia è collinare. La terra è fertile, ci sono molte zone con acqua termale, davvero attraenti. L’agricoltura è nella nostra tradizione, dobbiamo svilupparla e seguire l’industria di trasformazione. La Serbia è un paese bello e raggiungibile, che merita investimenti intelligenti: dobbiamo costruire il Paese che vogliamo lasciare alle prossime generazioni.