È giunta l'ora di inserire lo sviluppo sostenibile nella Carta?

La centralità dell’uomo è il principio che guida la nostra Costituzione, gli articoli della prima parte derivano da questo assunto. I diritti inalienabili al lavoro e alla salute ne sono primaria conseguenza. Oggi però alla luce della grave crisi climatica scopriamo che essi sono strettamente collegati alla tutela dell’ambiente, con preveggenza intuita dai costituenti nella formulazione dell’articolo 9. La dimenticanza della connessione tra diritti della persona e tutela della terra ha prodotto gravi squilibri. Il perseguimento selvaggio dello sviluppo economico a scapito degli equilibri ecosistemici evidenzia gravissimi danni con crescenti impoverimenti umani e di salute, sino a porre tragiche domande sulla possibile fine dell’umanità. La vicenda della crisi industriale delle acciaierie Ilva è emblematica.

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.



Per decenni si è prodotto senza curarsi dall’impatto ambientale e della salute dei cittadini. I cittadini del luogo e in particolare i lavoratori pur coscienti dei perniciosi danni, sono stati ostaggio del terrore per l’eventuale perdita occupazionale. Una omertà per timore e pagata con la corruzione di personalità e istituzioni che ha causato danni immensi. I diritti costituzionali al lavoro, alla salute e alla tutela dell’ambiente fra loro connessi, sono stati disconosciuti e calpestati.  Occorre quindi una legislazione nuova che contempli organicamente l’intreccio di queste ragioni. Il mondo intero è sull’orlo del baratro e la pandemia in atto è un ulteriore allarme. Passo fondamentale della nuova amministrazione americana è stato il ritorno agli accordi sul clima di Parigi. Con l’avvio del nostro nuovo governo ha ripreso vigore l’idea di inserire nella nostra Carta il principio dello sviluppo sostenibile (la formulazione precisa è da definire).

Il neo Presidente del Consiglio Mario Draghi nel discorso di insediamento alle Camere ha detto che questo governo sarà ambientalista. Inserire nella Costituzione questo criterio sarebbe un passo storico di consapevolezza morale, culturale ed economica ispirando una nuova giurisprudenza. Il sistema economico mondiale ha ormai compreso il valore del binomio ecologia-economia (medesima radice greca eco-oykos cioè casa comune) la necessità che crea peraltro nuove opportunità. La conversione ecologica dei sistemi produttivi è in atto, e i criteri internazionali di accountability delle imprese prevedono sistemi di rendicontazione le cui informazioni e dati diventano parte integrante dei rating attribuiti dai mercati finanziari. 

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Per peculiarità storiche, geografiche, tradizioni culturali e qualità del suo tessuto produttivo, l’Italia potrebbe divenirne un modello avanzato di riferimento mondiale. Nel 1977 Paolo Baffi allora Governatore della Banca d’Italia scriveva ad Arturo Carlo Jemolo: «Sommessamente penso che dopo la rivoluzione industriale e soprattutto con l’esplosione demografica di questo secolo, ai problemi essi stessi resisi più gravi dei rapporti fra uomini, fra classi, si sia aggiunto, sino a farsi centrale, quello del rapporto tra la nostra specie e il creato, che essa viene distruggendo con una trascuranza, una ferocia e un ritmo che presto toglieranno senso alla vita e che in coscienze sensibili spengono la stessa fede: come può infatti credere avere un rapporto privilegiato con Dio una specie che ne uccide la creazione?». Credenti o meno è evidente che è giunto il tempo di rimettere ordine nella casa comune ricostruendo una visione umanistica dell’agire sociale, economico e politico. “Omnium rerum mensura homo”, l’uomo deve tornare ad essere la misura di tutte le cose.