Quello energetico è uno dei nodi in assoluto più cruciali non solo del futuro prossimo ormai, ma anche del nostro presente, visto i nuovi, incerti, equilibri sullo scacchiere internazionale. Per capire cosa attenderci e quali sono le prospettive per il nostro Paese, Economy ha intervistato Alessandra Toschi, managing director Italia di BayWa r.e, una delle realtà più innovative nel campo delle energie rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, parte del colosso tedesco, leader nello sviluppo di questo tipo di energie, nella distribuzione e nella fornitura di servizi e di soluzioni energetiche, presente in una trentina di Paesi con 3.300 dipendenti (in Italia sono oltre duecento) con un fatturato globale di 3,6 miliardi di euro e caratterizzato da una forte propensione all’innovazione e alla sostenibilità dell’intera filiera produttiva, base per una vera transizione energetica.
Mai come in questo periodo il tema dell’energia è così centrale. A che punto siamo in Italia sul fronte rinnovabili?
Siamo un Paese caratterizzato da condizioni climatiche particolarmente favorevoli all’installazione e al buon funzionamento di impianti eolici e solari, ma la transizione energetica in Italia necessita di una forte accelerazione, il governo si è posto obiettivi importanti, ma bisogna snellire le procedure burocratiche velocizzando l’iter autorizzativo, che mediamente dura sei anni. In pratica dal progetto allo sviluppo del primo kilowattora passano dieci anni, con una tecnologia che nel frattempo, dal momento in cui è stata pensata, diventa magari già vecchia. Tramite vari interventi normativi si sta cercando di snellire un po’, ma gli iter di approvazione sono al momento ancora estremamente frammentati fra livello centrale ed enti territoriali. Se oggi si chiede l’autorizzazione per realizzare un nuovo impianto eolico o fotovoltaico, si va incontro a un percorso estremamente articolato con il coinvolgimento di numerosi enti, ognuno dei quali procede con una propria valutazione, talvolta anche molto discordante dalle altre, per cui capisce bene che chi decide di investire, non ha nessuna certezza sui tempi e sul risultato, nel bene o nel male.
Una delle fonti energetiche sulle quali più siete impegnati è l’eolico, non di rado osteggiato dalle comunità locali per l’impatto che ha a livello paesaggistico. Come sta cambiando questa tecnologia?
I generatori sono grandi e ovviamente si vedono, per questo è fondamentale la loro localizzazione; devono essere cioè scelti luoghi di installazione con il minor impatto possibile sul paesaggio, anche se spesso, contrariamente a quanto avviene all’estero, dove l’eolico viene vissuto come un qualcosa di assolutamente normale e parte integrante del paesaggio, da noi è una questione anche culturale. C’è di fatto che oggi l’innovazione tecnologica in questo settore ha ridotto di molto il suo impatto, grazie alla maggiore efficienza dei generatori, il cui numero sul territorio, essendo più grandi rispetto al passato, viene notevolmente ridotto e ciò consente di raggiungere una maggiore sostenibilità ambientale, oltre che economica: a parità di energia prodotta oggi, si riesce a utilizzare la metà dei generatori, sia per quanto riguarda gli impianti a terra (on shore) che per quelli flottanti (off shore), quindi non fissi ma galleggianti su piattaforme senza la necessità di infissione di pali di ancoraggio. In particolare questi ultimi, fra le tecnologie ad oggi più innovative, si adattano perfettamente alle ventose coste italiane che per lunghi tratti hanno fondali subito profondi e, infatti, come BayWa r.e. stiamo individuando nuove aree in cui poterli installare…
Ovviamente, salvaguardando il più possibile l’impatto paesaggistico.
Anche il fotovoltaico sta cambiando pelle. Voi per esempio state investendo molto nell’agri-fotovoltaico…
La nostra capogruppo nasce come società bavarese che fornisce proprio supporto agli agricoltori, per cui l’attenzione all’agricoltura è qualcosa che abbiamo da sempre nel nostro Dna. Ciò ci ha portato a interrogarci già da tempo su quale supporto e rapporto potessero avere fotovoltaico e agricoltura, come proteggere da una parte le coltivazioni e dall’altra produrre energia. È così che in pratica è nato l’agri-fotovoltaico: produzione di energia tramite impianti che si integrano con le produzioni agricole, senza sottrargli terreno e a cui forniscono ombra e riparo dalle intemperie per esempio, o sulle quali convogliano l’acqua necessaria all’irrigazione. Stiamo inoltre investendo molto anche sul fotovoltaico galleggiante (floating), settore nel quale siamo leader mondiali, cercando anche in Italia, dopo aver cominciato in Olanda e Germania, bacini artificiali, in genere laghi ed ex cave, nei quali utilizzare pannelli fotovoltaici sempre con tutte le accortezze possibili per tutelarne la biodiversità. Una tecnologia che ha il valore aggiunto, utilizzando aree che non avrebbero altrimenti altri usi, di non consumare terreno e che consente di portare avanti ancora di più una politica di sostenibilità.
Tema che sentite da sempre molto vicino…
Abbiamo una mission: “For our planet”, qualcosa già insito nel settore delle rinnovabili in cui operiamo, ma che cerchiamo di perseguire in ogni aspetto del nostro business e della nostra filiera. Compensiamo tutte le nostre emissioni e in ogni attività che facciamo siamo molto attenti a questi aspetti, anche per quanto riguarda la parte progettuale, studiando per esempio a fondo l’area in cui andremo a intervenire e cercando tutte le sinergie possibili col territorio e gli stakeholder, perché interloquendo e valutando tutti i possibili aspetti e punti di vista si riesce a fare sempre cose migliori. Verso l’esterno certamente, ma anche verso l’interno, ponendo per esempio molta attenzione nella nostra azienda alla diversity inclusion, tema sul quale siamo molto sensibili e sul quale stiamo lavorando da tempo per creare ambienti di lavoro inclusivi in cui ciascuno possa raggiungere il proprio pieno potenziale.