Draghi: partiti in rianimazioneelettori beffati, toghe all’attacco

Più che una sconfitta della politica, il pellegrinaggio plaudente davanti al presidente del consiglio incaricato dei leader di partiti che fino a l’altro ieri non avrebbero mai concepito di fare una cosa simile è la beffa di tutti noi che li abbiamo votati. Meritatissima beffa.
“If you pay peanuts, you get monkeys”, dice un vecchio proverbio inglese: “Se paghi noccioline, assumi scimmie”. Gli elettori italiani hanno pagato noccioline e hanno portato al potere gente come Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Nicola Zingaretti. Voltagabbana privi di una propria linea, capaci di tutti pur di restare al potere. Ed eccone le conseguenze: si sono rivelati scimmiette male ammaestrate, incapace di pensare al bene del Paese, pronte a cambiare e ricambiare casacca. Oggi, fortunatamente, si ritrovano dalla storia portati a incassare la casacca giusta, quella del governo “non politico” che il presidente Mattarella ha ritenuto, giustamente, indispensabile insediare per non far fallire il Paese. Ma non è merito dei voltagabbana che oggi plaudono a Draghi e addirittura sposano l’Euro. E’ merito del gran culo che ogni tanto l’Italia mostra di avere.
Speriamo però, noi elettori fessi, di ricordarci al prossimo turno la pochezza di questi leader. E dei loro peones, abbarbicati alle poltrone per non perdersi neanche un centesimo delle diarie che, da oggi alla fine della legislatura, ammonteranno a 350 mila euro per ogni parlamentare, e unicamente desiderosi di procrastinare l’ora della disoccupazione.
Ricordiamoci che Cinquestelle, Lega e Pd – i tre partiti guida, usciti dal voto del 2018 schierati l’uno contro l’altro a suon di insult -, hanno dato vita a un kamasutra politico, dapprima con l’inciucio Lega-Cinquestelle e poi con il primo voltafaccia Lega-Pd. Un doppio schifo. Non pervenuti i partitini satelliti.
Un cenno a Italia Viva, natura morta creata sul tradimento (del Pd di provenienza) da un leader indubbiamente intelligentissimo ma autolesionista come Matteo Renzi: fino a ieri era miracolosamente riuscita a contare giocandosi alla grande il peso dei traditori al senato ma da domani sarà totalmente inutile, dato che la maggioranza oceanica raccoltasi attorno a Draghi ne cancellerà l’usurpata rilevanza.
Altro cenno a Fratelli d’Italia di cui incredibilmente qualcuno oggi celebra la coerenza, dienticandosi che la coerenza nel no a Draghi è neutralizzata dall’incoerenza di aver fatto una coalizione con Forza Italia e Lega e ora smentirla, dissociandosi dall’appoggio a Draghi. Ma allora che coalizione era? E poi, senza nulla togliere alla verve della Meloni, prima espella dal partito picchiatori e neonazisti, e poi torni accompagnata dai genitori.
 Ultimo, imbarazzato cenno per Zingaretti: nell’estate del 2019 promette a Salvini di chiedere anche lui le elezioni anticipate se l’uomo delle felpe avesse rotto il governo gialloverde, e poi non lo fa, tradendo l’impegno, pur di raccattare il sottopotere derivatogli dal Conte 2; a dicembre dice a Renzi che lo avrebbe seguito nella spallata al Conte 2 per andare votare e invece si agita fino alla fine per evitare il voto, vomitando veleno contro il rignanese. Penoso.
Ma che elettori siamo stati per aver votato gente così? Altro che astensionismo al 30%: meriterebbero zero per cento. Si sono tutti clamorosamente smentiti. E questo sarebbe il meno! L’assurdo è che restano lì, iperturbabili, e pretendono di essere ancora presi sul serio dagli stessi elettori che hanno appena tradito!
Draghi è già di suo un gigante, per curriculum e competenze, rispetto a molti confronti; ma rispetto a questi saltimbanchi diventa un colosso assoluto. Gli romperanno le scatole in tutti i modi, ma solo per finta, perché in realtà sono totalmente determinati a restare dove sono per i loro interessi personali e lì resteranno.
Certo: se qualcuno dovesse a un certo punto pensare che votando vincerebbe, potrebbe anche rompere. Ma l’unico partito tentato da questo eventuale pronostico sarebbe la Lega, che non rivedrà mai più il successo del 2018: glielo portarono gli incredibili voti del Sud – incredibili quanto volubili – l’apporto del sovranismo antieuro, ormai rinnegato, e del razzismo, sbugiardato dalla sostanziale irrilevanza di quel che si temava fosse l’invasone migratoria.
E quindi Draghi andrà avanti saldo almeno per un anno, fino all’elezione del presidente della Repubblica. Poi si rifaranno i giochi, per votare semmai in anticipo purchè – sia chiaro – non prima della decorrenza dei 4 anni e mezzo che assicurano la pensione ai tanti neoletti di questa sventurata legislatura.
Eppure Draghi avrà di fronte a sé un ostacolo ben più minaccioso di questi partiti da quattro soldi: le lobby. Innanzitutto la potentissima casta delle toghe: Draghi vuole riformare la giustizia civile,  come l’Europa ci chiede, ma i magistrati non vogliono affatto riformarla, e meno ancora lo vogliono la stragrande maggioranza degli avvocati e molti commercialisti. Nel torbido di quest’Italia senza giustizia, dove solo un pazzo o un miliardario si affida a una causa civile per ottenere ciò che gli spetta, pescano in tanti, i troppi. E i giudici civili non sono alieni, sono compagni di banco di quelli penali, soprattutto dei pm, che con le misure cautelari e il potere della diffamazione creata dalla notorietà sugli atti d’indagine interdicono qualsiasi pubblico ufficiale. Per non dire che riformare la sola giustizia civile è un assurdo, se non si riforma insieme anche quella penale: il che rende l’impresa ancora più titanica. Quindi la casta delle toghe, di tutte le toghe, farà tutto quanto in suo potere per sabotare la riforma, com’è sempre accaduto in passato, e perpetuare le logiche nauseanti di autogoverno denunciate dal caso Palamara.
Ecco: il Recovery firmato Draghi sarà un bel piano, il migliore possibile; forse qualcosa il presidente riuscirà anche a fare qualcosa di utile sulla riforma fiscale; ma riformare la giustizia civile e la pubblica amministrazione, l’altra lobby tentacolare che sta strangolando il nostro Paese, è un’impresa da Ercole. Altro che partitucoli voltagabbana: toghe e burocrati sono i veri poteri forti antieuropei del nostro Paese.

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