Attesa e fiducia. Riserbo, un po’ troppo, dalle parti di Palazzo Chigi ma che fa ben sperare. Lo impone l’inquilino Mario Draghi. Il Governo Draghi, le riaperture fissate al 26, specie di scuole e ristoranti, piene di dubbi sul certificato vaccinale, e il documento da mandare a Bruxelles su Recovery Fund fa capire perçhè il manovratore non parla.
Per carità con lui si parla in queste ore… e tanto. Tra Comitato Tecnico Scientifico e conferenza Regioni si cerca di affrontare dubbi e incertezze derivanti dalle aperture. Ma la sensazione che abbiamo è che il contestuale documento di spesa strutturale da mandare in Europa impone un’operazione di distrazione per lasciare al Presidente Draghi un’operazione che non può essere di mediazione politica ma di efficienza e di strategia.
È la questione del debito buono. Che deve tenere fuori la porta questuanti e politicanti e che dovrebbe mettere in circolo impegni e visioni di politici credibili e coraggiosi. La sfida è il futuro del Paese