Un terzo delle donne in Italia non percepisce fonte di reddito e altrettante considerano le proprie conoscenze in ambito finanziario ancora insufficienti, nonostante la percezione – comune a uomini e donne – di avere la stessa capacità nella gestione del denaro e pari nozioni di educazione finanziaria ricevute in famiglia. Nello specifico sulle donne pesa la credenza stereotipica che debbano occuparsi di soldi esclusivamente in maniera strumentale alla realizzazione di un progetto relazionale – guadagnare per la famiglia, ad esempio – e mai per una valorizzazione personale. Comportamenti differenziali, che vengono osservati tra uomini e donne, contribuiscono ad un divario di genere ancora oggettivamente esistente e le donne rimangono, anche in questo campo, dietro le quinte e, in ultima analisi, più povere degli uomini.

Che relazione c’è tra le donne e il denaro?

La risposta è complessa e per formularla serve fare un’analisi dettagliata. E così è stato fatto da un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’accademia promossi dallo spirito pratico e utilitaristico (nel senso di ciò che è utile e conveniente fare economicamente) della Banca Widiba. Ne è nata una ricerca empirica su stereotipi culturali e differenze di genere che limitano le donne nel gestire proficuamente le proprie entrate.

Presso l’università Cattolica, si è tenuta la conferenza per presentare il corposo lavoro delle ricerche svolte che mette in luce stereotipi e “legacci” che ancora impediscono alle donne un accesso paritario alle tematiche economico-finanziarie.

Il dibattito è stato introdotto e modulato da Barbara Carfagna, giornalista del TG1, dopo i saluti della prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La presentazione delle Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia Sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore, ha tenuto la presentazione delle ricerche interagendo con Marco Marazia, Direttore Generale, Banca Widiba, Magda Bianco, Capo del Dipartimento Tutela clientela ed educazione finanziaria, Banca d’Italia, Giovanna Boggio Robutti, Direttrice Generale, FEduF (ABI), Edoardo Lozza, Ordinario di Psicologia del Lavoro, Università Cattolica del Sacro Cuore e Claudio Lucifora, Ordinario di Economia Politica, Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’indagine – che si compone di una parte qualitativa, con focus group che hanno coinvolto donne e Consulenti finanziari, e una quantitativa su oltre 2000 persone, a cui hanno fatto seguito più studi sperimentali – ha permesso, per la prima volta in Italia, una profonda comprensione dei fattori che, ancora oggi, ostacolano le donne nella gestione del denaro, tra cui le credenze stereotipiche che riguardano questo ambito e che influenzano profondamente atteggiamenti e comportamenti finanziari delle persone.

Diverso rapporto col denaro

In primo luogo, resistono gli stereotipi di genere fortemente interiorizzati e un’insicurezza di base che le donne avvertono nel rapportarsi ai soggetti che operano nel settore della finanza.

In secondo luogo, l’associazione delle donne alla gestione delle spese quotidiane, mentre degli uomini a quella della gestione dei grandi patrimoni e investimenti. Da questi dati qualitativi sembra dunque emergere una visione secondo cui per gli uomini il denaro è associato al prestigio sociale, al potere e al successo, mentre per le donne è uno strumento utile principalmente per realizzare progetti di vita e raggiungere obiettivi affettivo-relazionali.

L’effetto degli stereotipi

Dall’analisi emerge che le prime differenze tra i partecipanti si trovano nelle principali fonti di reddito: quasi 1 donna su 3 non risulta avere fonte di reddito (per gli uomini la proporzione è 1 su 5), mentre le donne che hanno una fonte integrativa di reddito sono la metà rispetto agli uomini.

Inoltre, quasi 1 donna su 3 percepisce come insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario, a dispetto degli uomini. Interessante è specificare come questo gap non derivi da una differenza di genere nell’educazione finanziaria ricevuta in famiglia che risulta omogenea. L’insicurezza delle donne riguardo le proprie conoscenze non si modifica neppure di fronte al titolo di studio: tra le donne che hanno intrapreso studi economici solo la metà ha infatti esperienza in investimenti finanziari.

Inoltre, le donne sono più restie a investire e sono molto più prudenti: circa il 50% non prenderebbe alcun rischio contro il 35% degli uomini. Emerge anche che le donne rispetto agli uomini cercano meno frequentemente consigli finanziari attraverso canali professionali, attivando invece in misura maggiore canali informali come amici e parenti.

Infine, un dato positivo: gli italiani non percepiscono uno stereotipo negativo sulla competenza delle donne in merito al denaro, ritenendo che entrambi i sessi siano ugualmente capaci di gestire il loro denaro.

Emergono invece altri due stereotipi di genere legati al denaro, confermando quanto emerso nella fase qualitativa: il primo è che le donne sono motivate a guadagnare principalmente per realizzare un progetto di vita familiare e relazionale, mentre i soldi non sono importanti per realizzare e valorizzare la propria identità; il secondo è che queste credenze stereotipiche risultano essere associate a una peggiore performance delle donne nei confronti del denaro. Riassumendo: meno soldi e gestiti peggio.

I gender bias dei Consulenti finanziari

Nella fase successiva del progetto, tali ipotesi sono state ulteriormente verificate attraverso studi di tipo sperimentale: uno su un bacino di Consulenti finanziari e l’altro su un campione di donne lavoratrici.

I Consulenti finanziari uomini hanno scelto più prodotti a bassa complessità per la cliente donna, rispetto al cliente uomo, a differenza delle Consulenti donne che non hanno operato in modo differente nella scelta. Inoltre, i Consulenti finanziari uomini hanno scelto di dedicare meno tempo alla giustificazione della scelta del portafoglio rispetto alle Consulenti finanziarie donne. Le Consulenti finanziarie donne sembrano quindi avere maggiore consapevolezza della lacuna conoscitiva delle donne e cercano di colmarla dando maggiori informazioni. I risultati mostrano quindi come i Consulenti finanziari siano influenzati, in maniera inconsapevole, dagli stereotipi di genere nello svolgimento dell’attività di consulenza.

Il secondo studio sperimentale realizzato sulle donne lavoratrici dimostra gli effetti degli stereotipi di genere sugli atteggiamenti delle donne nei confronti del mondo della finanza. Dai dati emerge che le donne che vengono esposte alle credenze contro-stereotipiche si avvicinano al mondo finanziario coltivando atteggiamenti positivi nei confronti dei mercati finanziari e valutando le loro competenze come migliori. Questo dimostra che sono proprio gli stereotipi a influenzare e a deviare le valutazioni e, conseguentemente, i comportamenti delle donne.

Serve un cambiamento culturale

Le forme del divario tra uomini e donne in Italia si diramano in molte direzioni. Molto spesso ci occupiamo di stereotipi legati alle scelte lavorative, ai percorsi di carriera. Con questa ricerca siamo andati al cuore di un altro importante, ma forse trascurato, ambito: quello della gestione del denaro e dei risparmi – dichiara Claudia Manzi–. Lo studio ci restituisce per la prima volta dei dati rappresentativi sul nostro territorio in grado di fornirci la misura di questo divario: le donne hanno meno soldi e quelli che hanno li gestiscono meno efficacemente. Non è un problema di sottovalutazione delle proprie capacità, come inizialmente ci aspettavamo, ma sono alcune credenze stereotipiche che creano la distanza tra le donne e il denaro. Questa ricerca ci mostra ancora una volta che il cambiamento culturale è uno dei fattori più importanti per promuovere la parità tra uomini e donne.”

Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia Sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto

Il quadro finale acquisito da questa ricerca, che verrà ulteriormente arricchita con due nuovi studi sperimentali e i laboratori, sarà alla base di un lavoro di riflessione e di progettazione di nuove soluzioni di intervento per avvicinare le donne al mondo della finanza e renderle più forti e solide economicamente, contribuendo al superamento del divario di genere che ancora persiste in questo campo. Perché includere di più le donne nel mondo finanziario significa crescita sociale, economica e ambientale.

Banca Widiba, promotrice della ricerca

Marco Marazia, Direttore Generale di Banca Widiba

Come Banca il nostro impegno è da sempre quello di promuovere iniziative volte alla creazione di una vera e propria cultura finanziaria che garantisca pari opportunità nella gestione dei risparmi – dichiara Marco Marazia, Direttore Generale di Banca Widiba –. La fotografia che ci restituisce la ricerca mostra un gap relativo al rapporto col denaro ancora da colmare fra uomini e donne nel nostro Paese. A partire da questa evidenza, la industry finanziaria può svolgere un ruolo da protagonista nel farsi promotrice dell’abbattimento degli stereotipi legati al genere, anche grazie alla capacità di fare sistema insieme a tutti gli attori coinvolti, da chi si occupa costantemente di supportare l’educazione finanziaria al mondo della ricerca scientifica.”