Distanti ma vicini: il nuovo apprendimento è digitale

«Questo virus ci ha portato tutti a scuola di comunicazione e di relazioni sociali. Certamente non era diffuso il costume di svolgere le nostre attività di formazione a distanza – naturalmente non parlo di noi, ma in generale – però adesso la formazione a distanza è una formula che ha superato una prova eccezionale. Che avrà implicazioni operative elevatissime»: Giovanni Cannata, Rettore dell’Universitas Mercatorum – l’università telematica controllata dal gruppo Pegaso e fondata e partecipata tuttora da Unioncamere – è un intellettuale affezionato alle radici della cultura mediterranea e proiettato sull’innovazione e sull’ambiente, come attesta il suo essere anche presidente del Parco nazionale d’Abruzzo. Dove sta recandosi mentre risponde alle domande di Economy, anche in vista dell’avvio della collaborazione editoriale dell’Ateneo con la nostra testata.

Dunque, Rettore: il cambiamento iniziato per l’emergenza resterà anche nel ritorno alla normalità?

La lezione è stata impartita, ma non so da quanti appresa. La verifica l’avremo da settembre in poi, e man mano che si comprenderà che gli strumenti e le pratiche della formazione a distanza sono anche un’integrazione significativa per l’insediamento tradizionale.

Lei viene dall’università tradizionale, cosa cambia con la formazione a distanza?

Per essere chiari: è una cosa diversa. Non è come fare formazione in presenza. Ti manca lo sguardo dello studente del quale cogli la sua attenzione o disattenzione e devi sopperire con un maggior sforzo di essere esaustivo nello svolgimento del compito formativo. Da parte del docente richiede capacità di sintesi e convinzione, un’empatia particolare, ma anche una buona capacità del discente di raccoglier con attenzione e impegno i messaggi che via voce e via immagini gli arrivano.

La formazione per via telematica richiede al docente capacità di sintesi e un’empatia particolare per essere esaustivo e incisivo

Come sta attrezzandosi il sistema dell’istruzione italiana?

Non era assolutamente preparato a tutto ciò e fa specie che gran parte delle istituzioni publiche – che peraltro dalla formazione a distanza avrebbero grandissimi benefici da trarre – non ne abbiano compreso per tempo il valore. Non erano pronte le università in generale e in particolare quelle più tradizionaliste, tenendo conto che il ciclo di formazione a distanza comprende l’erogazione delle lezioni, la verifica dell’apprendimento acquisito, il ritorno al docente dei risultati del processo formativo, tutte fasi comunque innovate dalla dimensione telematica. A parte le poche strutture molto avanzate, tra cui naturalmente la nostra, il mondo della scuola ha avuto grandi difficoltà, connesse alla scarsa disponibilità di connettività avanzata, alla poca dotazione di strumenti di supporto sia per i docenti che per i discenti ed anche alle diffuse difficoltà organizzative del processo di apprendimento, causate dal fatto che durante il periodo di lockdown i genitori erano a casa in regime di lavoro agile, il che ha comportato difficoltà significative soprattutto nella formazione primaria, dove l’aspetto del contatto interpersonale con docenti e compagni e fondamentale per la socializzazione dei ragazzi.

L’apprendimento digitale richiede o sviluppa particolari attitudini nei discenti, oppure è una formula neutra e generalmente applicabile e valida?

È una questione aperta, proprio da noi diversi studenti stanno sviluppando le loro tesi su questo tema. Personalmente credo che sì, i nostri studenti sviluppino attitudini nuove. Studiare quando si vuole e dove si vuole induce modalità di apprendimento diverse rispetto a quelli abituali. La videolezione richiede al docente di condensare l’insegnamento in un arco di tempo definito, tra i 20 e i 25 minuti, oltre i quali il livello di attenzione crolla. La dispensa deve essere pensata come una guida alla preparazione all’esame ma anche all’incuriosimento dello studente, per indurlo a sviluppare anche su altre fonti – in primis la Rete – il livello del proprio apprendimento e delle proprie conoscenze. L’abitudine a lavorare per test porta a frequenti, veloci check-up sul processo di apprendimento, e influisce sul meccanismo di interazione docente-studente. La possibilità di interloquire a distanza, anche al di là del rigido tempo che le lezioni in aula contingentavano, è un’opportunità che stimola le studente e può potenzialmente indurre in lui una attitudine più partecipativa.

Si discute molto su qualità ed affidabilità degli esami a distanza: cosa ne pensa?

Per un’università telamatica come la Mercatorum non sono che una prassi consolidata, anzi l’organizzazione degli esami per test ha addirittura facilitato il percorso da noi seguito. Ma anche l’esame di tipo tradizionale svolto attraverso qualsiasi piattaforma telematica non pone a mio avviso alcuna difficoltà. Veda, l’esame non è un gioco a guardie e ladri, è una misura del livello di apprendimento da parte dello studente, se c’è una volontà cooperativa tra docente e discente non vedo alcun problema. La formazione a distanza paradossalmente incrementa queste opportunità.

Riconoscerà che però alcune discipline mal si prestano alla formazione a distanza…

C’è una differenziazione, indubbiamente, tra le discipline rispetto all’impiego della formazione a distanza. Quelle che richiedono molto laboratorio richiedono un approccio più complesso e diversificato. Però, guardando le esperienze internazionali, anche le discipline a forte carattere laboratoriale possono essere inserite nel quadro della formazione a distanza, per esempio in alcuni ambiti dell’ingegneria, del design della moda. Certamente le discipline economico-sociali hanno minori difficoltà perché l’elemento laboratoriale incide meno. Comunque chi frequenta la letteratura specifica e si informa attraverso la Rete sa che ormai c’è una ricca messe di opportunità da racogliere.

È vero secondo lei che in Italia siamo arretrati didatticamente nelle cosiddette discipline Stem: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica?

No. Non vedo quest’arretratezza didattica, non c’è inadeguatezza nella docenza. C’è piuttosto una carenza di adesione ai corsi di studio di carattere scientifico, fisica, chimica e matematica (meno alle ingegnerie) che pure rappresentano uno sbocco professionale più immediato con un relativo maggior effetto di richiamo. Le discipline Stem sono caratterizzate da un forte rigore e richiedono maggior sforzo applicativo da parte degli studenti, il che spiega questa minore adesione. Ma non sarà con un editto che riusciremo ad appassionare di più a queste discipline. Lo sforzo va dispiegato in tutto il ciclo formativo: solo se noi facciamo appassionare i giovani a queste discipline già dalla scuola primaria riusciremo ad avere un’adeguata acclimatazione agli studi Stem. Di tutto questo è parte essenziale la sperimentazione, cioè l’abitudine che va inculcata nei giovani al gusto di sperimentare il sapere che vanno costruendo, e qui torniamo ai laboratori e ai relativi modelli didattici.

E le competenze economiche? Se ne lamenta la carenza a livello sociale diffuso, ma c’è chi ne lamenta la debolezza anche nella classe dirigente! Cosa ne pensa? 

Non mi pare che ci siano carenze significative di competenze economiche e finanziarie nella classe dirigente italiana, concordo invece sul fatto che la cura più significativa vada dedicata all’educazione civica intesa come capacità di essere protagonisti della società e del suo cambiamento e certamente sono d’accordo sulla limitatezza dell’educazione finanaziaria della popolazione. Ma dobbiamo distinguere tra l’educazione e la formazione diffusa e quella della classe dirigente. Si discute da tempo sull’opportunità di sviluppare l’educazione finanziaria, la Banca d’Italia – e non da sola – sta investendo su un’attività formativa che passi anche attraverso la formazione scolastica. Una maggiore educazione finanziaria avrebbe potuto determinare minori crisi dell’economia, con riferimento soprattutto alla gestione del risparmio ed all’uso del risparmio in accumulo…

Sembra paradossale, ma la formazione a distanza incrementa le opportunità di cooperazione tra docente e discente

Universitas Mercatorum nasce come espressione delle Camere di commercio italiane e dunque con una forte vocazione economica. Ed evolve arricchendosi con un importante innesto di competenze digitali e gestionali. Ci riassume il senso della strategia didattica attuale?

La strategia di Mercatorum segue un’evoluzione chiarissima, tutte le fasi evolutive sono dettate dall’analisi approfondita delle esigenze del mercato. L’attenzione clou è puntata sul made in Italy, sulle eccellenz italiane. Penso al corso su gastronomia, ospitalità e territori, che s’impernia sull’eccellenza naturalistica e agroalimentare o a quello sul design del prodotto e della moda. Ma tutto viene sempre progettato avendo come riferimento il mercato del lavoro e le competenze necessarie. Quanto al digitale, ha permeato di sé tutti questi nostri corsi di studi. Ha attivato una competenza specifica sull’ingegneria informatica e quindi sulle discipline principe dell’educazione digitale che però costuituisce una colonna sonora che attraversa sempre di più tutta la nostra formazione. Analogamente l’attenzione significativa è posta alle questioni della gestione, convinti come siamo che il Paese è dotato di risorse e professionalità eccellenti ma ha tuttavia l’esigenza di formare significativamente i quadri gestionali della propria struttura.

Il management italiano è una parte importante della classe dirigente chiamata forse più di altre ad evolvere. Come potrà avvalersi della formazione a distanza?

La formazione del management va intesa sia per la parte alta, dirigenziale, del segmento, sia per gli operatori intermedi. C’è ancora molto da fare, soprattutto per la Pubblica Amministrazione… C’è la necessità di implementare molto lavoro digitale per accorciare la distanza tra cittadini e pubblica amministrazione. Tutto è collegato alla questione della semplificazione dei processi e quindi uno sforzo in questo senso è importante. Questo processo è diffuso, la formazione digitale è un’esigenza del Paese, che inizia dal mondo della scuola. Oltre il 50% degli insegnanti avevano delle carenze nella loro cultura digitale, determinate anche dall’età…e dal fatto che la Pubblica Amministrazione deve vivere un processo di ringiovanimento. Penso che lo sforzo della classe dirigente nazionale per evolversi nel campo della digitalizzazione sia significativo e la formazione a distanza è lo strumento più economico ed efficiente, a condizione che sia messa a misura di esigenze specifiche.

Una più stretta relazione tra alta formazione e informazione di qualità in che modo potrebbe esprimersi per agevolare e rafforzare l’accrescimento delle compentenze nel management e nella piccola a media imprenditoria italiane?

Certamente c’è l’esigenza di rafforzare le competenze relative alla gestione dell’informazione in un rapporto tra alta informazione e informazione di qualità che deve crescere, soprattutto per le competenze manageriali che devono costituire lo zoccolo duro del nostro Paese, ed è evidente che la costruzione di queste competenze richiede uno sforzo di qualità e di messa a misura specifica, e la ricerca di obiettivi specifici di formazione con strumenti altrettanto specifici per diversi gruppi sensibili ai quali rivolgersi.

La partnership con economy

Dal prossimo numero, Economy inaugurerà un’edizione digitale speciale riservata agli studenti dell’Universitas Mercatorum. La nuova sezione della nostra rivista proporrà a questo suo pubblico incrementale contenuti dedicati ed esclusivi di carattere prevalentemente ma non esclusivamente economico che – sotto l’alto indirizzo dell’ateneo – incroceranno gli interessi dei discenti con le esperienze, i materiali e le testimonianze giornalistiche che la redazione raccoglierà nel suo quotidiano lavoro di ricerca nella società italiana.