
La Cina è una delle economie più grandi e in più rapida crescita del mondo e rappresenta quasi il 30% dell’indice Msci Em. I titoli cinesi hanno registrato un’impennata dopo il vertice del G-20 Xi-Biden del novembre 2022, grazie al crescente ottimismo degli investitori. Possono essere più volatili, ma spesso hanno un elevato potenziale di rendimento. Da settembre, la nostra raccomandazione Quant di PDD è salita dell’11% rispetto a un S&P 500 piatto.
Date le modeste aspettative per questo vertice, qualsiasi sviluppo favorevole potrebbe influenzare positivamente i titoli cinesi che vantano solidi fondamentali.
Nonostante la fine della politica cinese dello zero-COVID, la nazione sta sperimentando un rallentamento della crescita economica, un aumento dei giovani disoccupati e il più grande calo delle esportazioni cinesi dai tempi della pandemia. Il surplus commerciale della Cina è crollato da 102,7 miliardi di dollari nel luglio del 2022 a 80,6 miliardi di dollari per lo stesso periodo del 2023, mentre la postura ha assunto una nuova forma in seguito alla visita del presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan. La visita ha provocato la ritorsione di Pechino che ha interrotto i principali canali di comunicazione con gli Stati Uniti. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha dichiarato: “Gli Stati Uniti si assumeranno certamente la responsabilità e pagheranno il prezzo per aver minato la sovranità e gli interessi di sicurezza della Cina”. Con l’inizio dell’Apec questa settimana, nella speranza di rafforzare le relazioni tra Stati Uniti e Cina per il 2024, e nonostante l’avvertimento di Morgan Stanley di non comprare il calo delle azioni cinesi, la domanda di veicoli elettrici in Cina aumenta, insieme agli investimenti nei semiconduttori, offrendo un potenziale rialzo per le azioni cinesi nel prossimo anno, un ottimo diversificatore di portafoglio.
In questo quadro si è registrato lo storico incontro di San Francisco tra Joe Biden e Xi Jinping. Che non ha ricucito davvero i rapporti ma è servito per ricordare al mondo che – diffidenza reciproca a parte – i due colossi non vogliono e non possono fare a meno l’uno dell’altro. E quindi nonostante la spirale negativa delle relazioni tra Stati Uniti e Cina e il sentiment negativo del mercato cinese, anche le azioni cinesi possono offrire un rialzo in un contesto di rallentamento dell’economia. Il mercato cinese rappresenta il 29,89% dell’indice MSCI Emerging Markets, che nell’ultimo anno ha registrato una modesta sovraperformance rispetto all’indice MSCI USA, 10,80% contro 10,08% (al 31.10.2013), e i rendimenti netti dell’indice MSCI cinese stanno superando quelli dell’MSCI Emerging Markets e dell’MSCI ACWI nello stesso periodo.
Su questi temi, esaminati però nell’ottica italiana (e dunque dei rapporti Ialia Cina) si svolgerà il 28 novembre un convegno a Milano, organizzato da Economy in via San Prospero 1 nella sala eventi di Rsm, tra le 10,30 e le 13, in collaborazione con Italy Cina Council Foundation e in partnership con il Dipartimenti italiano del Centro per l’Europa e l’America latina di China Media Group.