Sembra un tema filosofico, un quesito di lana caprina, ma in realtà è il fondamento della società prossima ventura: in un mondo in cui tutto deve essere dimostrato, come si fa ad affermare, con assoluta certezza, che un evento è effettivamente avvenuto o meno? Diceva il filosofo Walter Benjamin che la macchina fotografica aveva portato una trasformazione del mondo dell’arte perché rendeva le opere replicabili. Ora qualsiasi documento può essere copiato, ricondiviso, salvato sull’hard disk di qualcuno. E vai a capire chi è l’autore originale.
Per provare a ovviare a questo problema di carattere etico e anche giuridico è arrivata la tecnologia blockchain. La quale – e non è un caso – notarizza transazioni e avvenimenti, di fatto inverando quanto accaduto. Idc prevede che quest’anno le organizzazioni spenderanno quasi 6,6 miliardi di dollari in soluzioni blockchain, un aumento di oltre il 50% rispetto al 2020. Secondo un nuovo aggiornamento della Guida alla spesa blockchain mondiale dell’International Data Corporation, la spesa blockchain continuerà a essere in forte crescita per tutto il periodo di previsione 2020-2024 con un tasso di crescita annuo composto quinquennale del 48,0%.
Ma c’è chi ha bruciato le tappe, dedicandosi fin da subito alla catena di blocchi: si tratta di Knobs. Nata nel 2014 su iniziativa di alcuni ricercatori e professori del Politecnico di Milano, nei primi anni l’azienda si è occupata soprattutto della realizzazione di progetti IoT e dello sviluppo di piattaforme complesse principalmente web-based, così come della prototipazione software e hardware. «Eravamo diventati bravi a capire le esigenze della clientela», ci spiega Vincenzo Rana, ceo di Knobs e docente del Politecnico di Milano presso il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria: «quando ci presentavano un progetto eravamo in grado di tradurre il tutto in prototipi utili allo sviluppo e messa in pratica dell’idea di base. Nel 2014 parlare di blockchain era più che pionieristico. Nel 2016 c’è però la prima svolta con la comparsa e la diffusione di Ethereum, che ci ha permesso di iniziare a sperimentare con la programmabilità degli scambi di valore per provare a proporre in maniera più decisa i primi use-case».
Ethereum, infatti, diversamente dal suo “cugino” più famoso, cioè il Bitcoin, è decisamente più versatile. La criptovaluta per eccellenza nasce sostanzialmente per permettere alle persone, due soggetti, di scambiarsi del valore senza intermediari. Ethereum invece ha un linguaggio di programmazione Turing Complete: si tratta di una caratteristica che consente di implementare le applicazioni più disparate. In questo modo, oltre allo scambio di valore e alla notarizzazione dei dati risulta possibile realizzare applicazioni come il tracciamento di filiera o la gestione delle identità digitali.
A Gennaio 2020 Knobs ha realizzato, in anticipo di un anno e mezzo rispetto al mercato, il primo sistema basato su Nft
Altro passaggio fondamentale per la crescita di Knobs è stata rappresentata dagli Nft, Non Fungible Tokens, ovvero dei “gettoni” virtuali in grado di associare una proprietà univoca a un bene o a un oggetto. «Il 15 gennaio 2020», prosegue Rana, «abbiamo realizzato in anticipo di un anno e mezzo rispetto al trend attuale, il primo sistema basato su Nft per la presentazione dei risultati di ricerca dell’Osservatorio Blockchain & Dlt del Politecnico di Milano. Ad oggi siamo diventati un punto di riferimento in Italia per lo sviluppo di progetti blockchain. Ma non solo, lavoriamo con clienti italiani ed internazionali, da Londra agli Usa passando per Singapore. Sviluppiamo su diversi tipi di blockchain, principalmente Ethereum o Ethereum-like, ma abbiamo esperienza anche su altre blockchain come Solana, Algorand e Ripple. Veniamo contattati sia per la consulenza nelle fasi di progettazione iniziale di una nuova iniziativa su blockchain che per la realizzazione e lo sviluppo vero e proprio del sistema: creazione dei token, sviluppo degli smart contract, backend e frontend. Non abbiamo perso infatti la capacità di offrire ai nostri clienti soluzioni full stack anche su progetti blockchain. In questo modo il cliente può contare su un unico interlocutore in grado di seguirlo dall’inizio alla fine del progetto».
La blockchain non ha ancora espresso appieno le sue potenzialità. knobs la impiega anche nei rapporti istituzionali
Chi pensa che la blockchain sia usabile soltanto per le criptovalute sbaglia di grosso. C’è l’enorme tema, ad esempio, delle stablecoin, valute digitali ancorate a quelle tradizionali (o Fiat), che stanno consentendo ad alcuni Paesi e banche centrali l’ingresso nel mondo dei pagamenti programmabili. Sì, ma come fare a determinare il valore di un bit? Come riuscire a stabilire che quella moneta digitale vale e varrà sempre in quel modo. Una possibile risposta è ad esempio Makerdao, ovvero un gettone del valore nominale di un dollaro. Come tenere a bada il suo “prezzo”, impedendo quindi l’assalto alla diligenza? «Ci sono diversi meccanismi – spiega Rana – il primo è chiedere un collaterale in criptovaluta. Il secondo è offrire degli incentivi variabili nel tempo e utilizzare una sorta di manopola, gestita in modo decentralizzato, per regolarli in modo da mantenere stabile il valore della moneta».
Come dicevamo all’inizio, in questa nuova era permeata dal digitale, tutto deve essere dimostrabile. Prendiamo un bando di gara: se tra due contendenti uno si aggiudica l’asta per una cifra di pochissimo superiore a quella del concorrente, come si fa a dimostrare che tutto è avvenuto in maniera pulita? Si possono tracciare schede telefoniche, mail, incontri. Ma diventa impossibile dimostrare con certezza assoluta che non c’è stata alcuna “contaminazione”. Con la blockchain questo è possibile. E non solo: la catena di blocchi democratizza qualunque sistema, come ad esempio la gestione finanziaria.
«La blockchain è straordinaria – chiosa Rana – ma deve ancora esplodere. Io la sto usando anche con le istituzioni: sono consulente per diverse realtà nazionali ed internazionali, e collaboro con la magistratura e le forze dell’ordine. È una tecnologia che deve ancora esplodere, ma che ha un grandissimo potenziale». Dal punto di vista dei comparti, il settore bancario è all’avanguardia nella spesa blockchain, rappresentando quasi il 30% del totale mondiale nel 2021. Il settore bancario rimarrà il principale settore per la spesa blockchain in tutte le previsioni, anche se la sua quota di spesa diminuirà leggermente entro il 2024. I principali casi d’uso per blockchain nel settore bancario sono pagamenti e regolamenti transfrontalieri. Gli altri settori più importanti per la spesa in blockchain sono la produzione di processo e la produzione discreta, che insieme rappresentano oltre il 20% di tutte le spese in tutto il mondo.
Alla fine dello scorso anno, grazie all’esperienza di Knobs e alle problematiche riscontrate sui progetti sviluppati, è stato deciso di dare vita ad una nuova società: BCode. Questa è uno spin-off del Politecnico di Milano e ha l’obiettivo di rendere accessibile alle aziende i vantaggi competitivi offerti dalla tecnologia blockchain in modo semplice e scalabile. L’obiettivo è quello di realizzare un servizio Api, Application Programming Interface, ovvero un’interfaccia informatica per l’accesso alla blockchain. Questo strumento si chiama Pablock.it e permette di notarizzare dati, creare e trasferire token, inclusi i famosi Nft. Le aziende non devono creare wallet, acquistare criptovalute e seguirne l’oscillazione del prezzo, o preoccuparsi della manutenzione del sistema. Pensiamo a tutto noi ed offriamo un numero fisso di operazioni mensili ad un costo certo. «Siamo agli albori di una nuova era – conclude Rana – perché stiamo iniziando a offrire la possibilità di dimostrare ciò che prima non lo era. La blockchain permette di “riavvolgere” il nastro di qualsiasi vicenda, di spiegare che cosa si è o non si è fatto. Rendiamo semplici i passaggi che normalmente sarebbero complessi».