Il contatore del debito pubblico italiano continua a salire, inesorabile. A giugno 2022 ha raggiunto quota 2.766,4 miliardi.
Lo rende noto la Banca d’Italia che nel mese di giugno rileva un aumento del debito delle Amministrazioni pubbliche di + 11,2 miliardi rispetto al mese precedente, maggio 2022. La metà del costo della manovra finanziaria 2021.
A quanto ammonta il debito pubblico italiano
I vertici di Palazzo Koch spiegano che l’aumento è dovuto all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro (4,9 miliardi, a 86,2), al fabbisogno (4,2 miliardi) e all’effetto complessivo di scarti e premi all’emissione e al rimborso della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (2,2 miliardi).
Più virtuosi i Comuni. Il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 12,5 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 1,3 miliardi. Invariato, invece, il debito degli Enti di previdenza sociale.
Alla fine di giugno sia la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia sia la vita media residua del debito sono rimaste stabili, rispettivamente al 25,8% e a 7,7 anni.
Nell’ultimo periodo, con la caduta del governo Draghi, è tornato a salire anche il termometro altalenante dello spread, con conseguente aumentano dei tassi di interesse. Significa che il Paese Italia è costretto ora a spendere più soldi per finanziare (coprire e saldare) il proprio debito pubblico, con risalita del costo del debito pubblico. Significa anche che un mutuo per la casa o prestito per imprese e famiglie costa di più; è più oneroso. Le mosse o strategie politiche hanno evidentemente ricadute sulla vita dei cittadini.
Che cos’è il debito pubblico
Il debito pubblico è il debito contratto dallo Stato per soddisfare il proprio fabbisogno attraverso i servizi pubblici. All’aumentare delle uscite, rispetto alle entrate, sale anche il debito.
Chi detiene il debito pubblico italiano
Il meccanismo funziona così. Gli investitori che “scommettono” sul nostro debito, tra le varie opzioni di investimento, possono scegliere di acquistare i titoli dello Stato, appunto i Btp. Detto in soldoni, acquistano il nostro debito pubblico e ci scommettono su. Si fanno carico del nostro debito. Ovviamente non lo fanno gratis. Investono e si aspettano un guadagno, che sarà tanto più elevato quanto maggiore sarà il rischio. Se lo spread sale, il loro rischio aumenta, di conseguenza salirà anche il potenziale guadagno.
I titoli di stato sono alcune delle obbligazioni emesse dai governi per provvedere alla copertura del disavanzo pubblico, per coprire questo debito. Lo stock di tutti i titoli di Stato in circolazione costituisce il debito pubblico di una economia.
Più un Paese si indebita, più siamo esposti agli investitori che scommettono sul nostro debito pubblico acquistando i nostri Btp (cioè la quota di debito). Quando lo spread è alto, salgono i loro rendimenti e le loro possibilità di guadagno, mentre il buco di debito si allarga sempre di più. Capite che questa spirale andrebbe interrotta con una bella “dieta” sulla spesa pubblica, ma con l’obiettivo di rendere i servizi più efficienti, educare i cittadini al rispetto degli stessi, anche perché amministrare uno Stato non è come gestire un’azienda.
La classifica dei Paesi più indebitati
È una spirale negativa per un Paese e per i suoi cittadini, specie per quelle nazioni fortemente indebitate come l’Italia, che nel 2021 era indebitata del 159% di deficit in rapporto al Pil (produzione di un Paese). Nel 2021 l’Italia era sesta nella classifica mondiale delle nazioni più indebitate al mondo. Davanti a noi c’erano solo Giappone (prima con il 257%), a seguire Sudan (210), Grecia (207), Eritrea (175) e Capo Verde (161% del Pil). Naturalmente queste percentuali indicano il livello di indebitamento di un Paese, ma non deve stupire che siamo in compagnia di Stati poco estesi, dove però la produzione (il Pil) è molto bassa.
Le elezioni 2022 e l’autunno caldo
La febbre da debito pubblico fa salire le previsioni del prossimo autunno. A tutto questo si somma il recente giudizio negativo dell’agenzia di rating Moody’s sull’Italia. Il taglio dell’outloook sul debito italiano operato dall’agenzia non è un buon segnale in vista dell’autunno che ci porterà alle elezioni e dovrà dare un nuovo governo all’Italia. Da New York fanno sapere che “sull’Italia ci sono rischi materiali sulle prospettive di crescita legati all’esecuzione del Pnrr e alle forniture energetiche“.
Sul debito pubblico italiano pesano i costi della corruzione, degli sprechi e dell’economia sommersa. Gli sprechi delle passate generazioni continueranno a gravare sulle future. Intanto, la politica insegue le emergenze ma non sembra intenzionata a sanarlo nel lungo periodo. Si parla di flat tax. Nessuno invoca una patrimoniale. Nel frattempo l’Anac continua a sfornare dossier sui deficit italiani.
Qui il contatore aggiornato, ora dopo ora, del debito pubblico Italia.