Economy magazine

Come definito dalla rivista Forbes (quella vera, americana, naturalmente), Miami è la Wall Street South, il secondo hub bancario e borsistico americano dopo New York, un dinamico centro finanziario che vede concentrato nel central business district di Brickell il più alto numero di sedi di banche internazionali negli Usa. Otre ad essere la destinazione vacanziera per eccellenza, Miami è soprattutto la capitale economico-finanziaria della regione southeast degli Usa. Il commercio internazionale è una componente essenziale del Pil di Miami in virtù del suo ruolo di gateway, di porta di ingresso per la più grande economia del mondo, gli Usa, e della sua posizione geografica strategica da dove gestire anche i due marketplaces dell’area Caraibica e dell’America Latina. Con il nickname di Cargo Gateway of the Americas, il porto di Miami è il più grande della Florida e il nono negli Usa per traffico di navi container con una capacità di traffico intermodale di oltre 1 milione di Teu. E l’area metropolitana della Greater Miami, che si estende per includere le due vicine città costiere di Fort Lauderdale e di Palm Beach, è stata classificata da una ricerca della banca svizzera Ubs come la terza global city più ricca al mondo per potere di acquisto mentre l‘indice Gawc (Globalization and World Cities Research Network) qualifica Miami come Alpha level Global City. Miami, come la Florida, offre un regime fiscale particolarmente attraente, a partire dall’assenza di tassazione sul reddito individuale e per le piccole e medie imprese la tassazione corporate è tra le più basse rispetto agli altri stati Usa. Di fatto lo stato della Florida si è dimostrato essere un potente driver di crescita per l’economia Usa grazie ad un business climate e un business environment tra i più dinamici rispetto ad altri stati del paese e forte di una spiccata attitudine pro-business, di costi competitivi rispetto ad altri stati, di una workforce particolarmente qualificata e specializzata, di infrastrutture aeroportuali, portuali e stradali di primaria eccellenza che garantiscono la connettività a livello globale e di una robusta economia che attira aziende di industrie, non solo dagli Usa ma in particolare dall’Europa, Medio Oriente e Sud America, con capacità e ruolo sempre più significativo nel progress dell’economia dei prossimi decenni quali aviazione e aerospazio, tecnologia green ed energie rinnovabili, biomedicale, manufatturiero (dall’elettronica alla ingegneria meccanica e industriale), per arrivare all’agro-alimentare biologico e ai vari settori del luxury tra fashion e design in primis. L’area metropolitana di Miami e la Florida in generale sono la destinazione che attrae sempre di più e costantemente questo flusso di trasferimenti: solo nell’arco degli ultimi due anni si è registrato un trasferimento mensile medio di 30.000 persone che hanno eletto come nuova residenza un ambiente dove il bilanciamento tra business e personal life è stimolato e incentivato.

Segnale di questo ruolo di leadership della Florida nell’economia nazionale è proprio il mondo del lavoro dove il tasso di disoccupazione è basso (4%), dove sempre più aziende spostano le sedi o aprono la nuova sede alimentando una offerta crescente di posti di lavoro per posizioni qualificate e specializzate in un mercato sempre più dinamico e sofisticato. E con questo dinamismo a Miami in parallelo aumenta la capacità di spesa per tutta la filiera del lusso oltre che per per beni di consumo non solo primari e cresce il settore del real estate sia come investimento immobiliare (le property tax in Florida sono mediamente lo 0,98%, tra le più basse negli Usa) che di nuovi progetti immobiliari per l’ospitalità di lusso, il residenziale di lusso e il corporate, sviluppando di riflesso i canali HoReCa e contract a vantaggio anche delle 3F del Made in Italy: fashion, food, furniture che vedono nel mercato di Miami “the place to be”.

* Ceo di Mtw Group-Foreign Market Entry Advisors.