Prendete un motivatore americano, di quelli capaci di parlare con voce tonante per tre ore a 10 mila follower assiepati in un palasport; aggiungete un commercialista che terrebbe testa a un Tremonti, imperturbabile rispetto alle peggiori burocrazie italiote; e aggiungete ancora un epigono di Luciano De Crescenzo, filosofo-tecnologo di estrazione e cultura partenopea, sempre ironico ed eretico: mescolate con cura e otterrete un risultato vicino al profilo di Francesco Cardone, commercialista “divergente” (come ama definirsi!) e consulente aziendale, casertano di nascita ma cittadino del mondo, imprenditore visionario che a 59 anni si sente – c’è da giurarci – ancora in allenamento…

«Qualche mese fa ho letto un saggio americano scritto da Grant Cardone, che non è un mio parente! – esordisce entusiasta e, appunto, ironico Francesco Cardone – Ero soddisfatto dei nostri risultati, ma in questo libro, che s’intitola “The 10x rule”, la regola del moltiplicato 10, ho trovato un’intuizione che ho subito sentito mia. Grant scrive che se vuoi fare qualcosa di eccezionale nella vita, devi porti l’obiettivo di realizzare il decuplo di quello che hai fatto fino a quel momento. Ecco: lo scorso anno, con la nostra Imprefocus, abbiamo fatturato due milioni di euro, con un ottimo margine di contribuzione. Ho capito che dobbiamo arrivare a fatturarne venti!».

Detto fatto, Cardone ha deciso un passo di quelli epocali. E la sua scelta – coerente con quello che fa da anni, da quando ha deciso di evolvere drasticamente rispetto all’assetto storico del suo studio da commercialista – è di quelle che cambiano i destini di un’azienda. È di quelle da studiare e da imitare, condividendone il senso. Ha deciso cioè di trasformare la sua società da Imprefocus Srl in Imprefocus Spa. «Sì, ci siamo trasformati in società per azioni versando un capitale sociale ben oltre il minimo, abbiamo versato mezzo milione di euro!», prosegue lui, «Un aumento sottoscritto dalla mia CardOne Holding dove partecipo insieme alle mie figlie Francesca e Federica…».

Poi, apostata come sempre, Cardone ha nominato un consiglio d’amministrazione nel quale… lui non c’è! «E di che si meraviglia?» chiede lui, un po’ sornione ma sincero: «La nostra strategia prevede una graduale spersonalizzazione dell’azienda. Le mie figlie seguono bene le orme paterne, anzi dimostrano capacità aggiuntive. Quindi: la mia primogenita Francesca è presidente, ha 29 anni; la vice è la sorella Federica, 25 anni, poi c’è Angela Bassi Amato, la nostra responsabile amministrativa, di 34 anni; poi un’altra donna, Roberta Berni, 32 anni, responsabile ricerca e sviluppo; e due storici collaboratori dell’azienda, più stagionati, diciamo over 50: Vincenzo Marino, Responsabile Consulenza e Armando Del Piano, Responsabile Adempimenti Fiscali. Io non mi sono inserito in consiglio perché desidero che l’azienda cresca senza di me. Voglio fare un passo indietro dalla linea dell’operatività giorno per giorno e dedicarmi ad attività diverse. Lavoreremo per lanciare qualcosa di nuovo sul fronte del personal branding e abbiamo chiuso un accordo con società che per efficacia ed efficienza aziendale ci affianchino… per arrivare meglio ai 20 milioni di fatturato che ci siamo prefissi».

Francesco Cardone

L’etimologia di Caserta – dove Cardone è nato ed ha stabilito il suo quartier generale – viene da “Casa herta”, cioè villaggio impervio: e sarà questa la ragione per la quale a Cardone piacciono le sfide e… le strade in salita: «Il panorama italiano di oggi è difficile e complesso – osserva – sappiamo che su 4,5 milioni di aziende il 97% sono micro, piccole e medie imprese familiari. Io invece vorrei provare a fare le cose in modo completamente diverso, usando la leva della partnership per mettere a sistema le attività di revisione legale, il network e la rete d’impresa. Vogliamo rimanere noi stessi ma stiamo anche pensando di aprire il capitale a nuovi soci, a cominciare dai collaboratori con lo strumento delle stock options, e sulla base di una valutazione dell’azienda intorno ai 10 milioni di euro con un margine di contribuzione del 65%, per proseguire con altri imprenditori che abbiano le giuste idee innovative. Da settembre inizieremo queste partnership, sarà una nuova elettrizzante sfida».

Ma qual è il terreno di questa sfida? La consulenza innovativa alle imprese clienti. «Veda, oggi gli imprenditori con i capelli grigi rischiano di restare fermi in attesa che passi la bufera di tutte queste transizioni arrivate insieme: ecologica, digitale, generazionale. Un’azienda come la mia deve aiutarli a cambiare approccio, perché è cambiando approccio che cambiano i risultati».

Il libro di Francesco Cardone: “Tu sei un eroe” (Ed. Libri d’impresa)

Già: ma quale approccio? «Lo spiego nel mio libro “Tu sei un eroe”. Noi imprenditori possiamo avere un impatto sul sistema e Imprefocus vuole averlo sull’imprenditoria cui si rivolge per offrire la sua consulenza. Lo scoutismo, al quale ho dedicato 15 anni della mia vita, mi ha insegnato il concetto del dare, sono un Giver. Noi tutti dobbiamo alimentare il nostro conto corrente universale, anche nell’attività economica. Vediamo attorno a noi tante aziende che nascono su opportunismi transitori, cercando di massimizzare i risultati ma sapendo che niente dura in eterno si deve essere sempre aperti al cambiamento e dare valore agli imprenditori».

Quando Cardone ha deciso di comunicare al suo team il progetto del 10x, ha noleggiato un catamarano a Santa Lucia, nel cuore del meraviglioso lungomare di Napoli, «e siamo andati a Ischia, tutti insieme, compreso Focus, la nostra mascotte, un bassotto nero meraviglioso, che mi ha portato una pergamena dov’era scritto “road to 20 milioni di euro”. Abbiamo dato una caratura emozionale a una sfida imprenditoriale, un’emozionalità che nel mondo delle imprese troppo spesso manca!».

Emozionalità e strategia; pragmatismo e visione. Ossimori da conciliare. «Sissignore, è difficile ma avvincente – riflette Cardone – basti pensare alle novità normative che arrivano ogni giorno. Per esempio, con le nuove regole sulla crisi d’impresa gli imprenditori non hanno ancora capito di cosa stiamo parlando. Quando si parla di “adeguati assetti organizzativi” o di evoluzione del modello aziendale, si deve capire quanto è importante adeguare la cultura d’impresa, arricchirla di una nuova proiezione sul futuro. E se si ha dei figli capaci di indossare il mantello del leader, bene: altrimenti bisogna impostare strade alternative!».

In questo senso va la trasformazione di Imprefocus da Srl a Spa. «Perché in Italia abbiamo appena 30 mila società per azioni? – si chiede Cardone – Ormai, quando una Srl arriva a 4 milioni di attivo o a 4 milioni di ricavi o a 20 dipendenti, è obbligata ad avere un revisore unico, che costa poco meno del collegio sindacale, obbligatorio per le Spa, ma essere Spa ti permette di presentarti molto meglio sul mercato, come un’azienda di serie A, trasparente, controllata, capace di fare crowdfunding o emettere un minibond… In una parola: crescere. Vogliamo anche far capire all’imprenditore che una sana evoluzione aziendale può essere la quotazione in Borsa. Insomma, c’è un problema di approccio, di apertura mentale, di proiezione verso dimensioni più grandi e sfidanti».

Quando parla della sua impresa e di quel che vuole, con essa, offrire alle imprese clienti, Francesco Cardone è un fiume in piena: «In Italia ci trinceriamo dietro alcuni falsi miti, per esempio che il fisco sia insostenibile, ma non è vero. I problemi fiscali spesso sono risolvibili con quel che ci offre la normativa, basti pensare alle possibilità connesse alla distinzione tra holding e società operativa, secondo lo schema americano… Quando Imprefocus genera ricchezza, trasferiamo l’utile nella holding riducendo la tassazione e aumentando la patrimonializzazione, come anche le regole di Basilea raccomandano… I miei caposaldi sono: educare gli imprenditori a vivere con serenità  questa nostra era, l’era dei camaleonti, capaci di cambiare sempre e di cogliere le grandi opportunità di queste transizioni. Il mio obiettivo è quello di diventare gli outsourcer delle imprese clienti su tutta la loro gestione finanziaria. E ancora: tutelare il patrimonio della famiglia dell’imprenditore – Facebook attesta che siamo stati noi i primi a teorizzare questo metodo. Dare in outsourcing il controllo di gestione, gestire in modo integrato tutte le funzioni dell’azienda e non ragionare più a compartimenti stagni, magari seguendo consulenti diversi che tra loro non si parlano. Con un approccio integrato, che abbia al centro l’imprenditore, l’impresa vince».