governo dl aiuti

Siamo nella giornata che anticipa il tanto atteso di discorso di Draghi al Parlamento – domani al Senato e dopodomani alla Camera – dopo che la scorsa settimana il MoVimento 5 Stelle ha dato vita ad una crisi di governo con il mancato voto di fiducia sul Dl Aiuti. Ne è seguito un weekend di continue indiscrezioni, veti incrociati e riunioni delle forze che animano la scena politica italiana. Conte e i suoi sono dati in riunione permanente da giorni nella loro sede romana a via di Campo Marzio, il centrodestra di governo – Lega e Fratelli d’Italia – ha deciso di agire in maniera unitaria, Fratelli d’Italia invoca il ritorno alle urne, mentre il Partito democratico chiede alle forze politiche di guardare all’interesse del Paese e, dunque, di permettere all’esecutivo di Draghi di andare avanti. Su quest’ultimo è posto naturalmente l’interrogativo più grande: terrà fede alla sua iniziale idea di dimettersi o ascolterà gli appelli che da più parti gli sono pervenuti per restare? In attesa del giorno della rivelazione di domani, tra i palazzi del potere di Roma vige oggi la quiete che serve solo però ad introdurre una tempesta che sembra sempre più possibile.

Crisi del governo Draghi, la giornata

Tra le vie infuocate dal sole dei palazzi della politica a Roma, questa mattina c’era grande calma e poca affluenza di politici. Tutto tace, ma la macchina politica non è ferma, anzi, è più attiva che mai. Ne è conferma quanto fatto dal segretario del Pd Enrico Letta che ha incontrato a Palazzo Chigi Mario Draghi, in un meeting che non ha mancato di essere fortemente criticato dagli altri leader di partito che lamentano di aver subito uno sgarbo. Che cosa si siano detti Draghi e Letta non è dato saperlo, con il silenzio sul tema che prevale anche nelle poche dichiarazioni che siamo riusciti a raccogliere sul fronte dem. A domanda diretta, il Viceministro dell’economia e delle finanze in quota Pd, Antonio Misiani, ha così risposto: “Il partito democratico è impegnato su questo obiettivo, per la prosecuzione del governo e il segretario Letta si sta spendendo in prima persona per questo obiettivo”. Una risposta che vuol dire tutto e vuol dire niente. I dubbi permangono anche perchè Draghi non ha incontrato solo Letta questa mattina, ma ha fatto visita anche a Sergio Mattarella al Quirinale. Che sia andato a dirgli che cercherà di trovare una nuova maggioranza o che terrà fede al suo intento dimissionario è difficile da intuire.

C’è poi la crisi nella crisi che è propria dei 5 Stelle, con alcuni esponenti – specie alla Camera – che sarebbero fortemente contrari alla decisione presa dal Capo politico Giuseppe Conte. I pentastellati vengono dati in riunione permanente nella loro sede romana da diversi giorni, ma per tutta la mattinata dalle parte di via campo marzio c’erano solo turisti, curiosi e colleghi giornalisti che cercavano di non essere investiti dai furgoni delle consegne che transitava per la stretta via. Tutta tace, dunque, anche dal fronte del MoVimento che ha innescato la crisi, con Conte che oltre alle diatribe politiche deve pensare in questi giorni anche ad alcuni problemi di salute che l’avrebbero costretto al ricovero per un’intossicazione alimentare. La riunione, se c’è, è stata fatta probabilmente da remoto, con i 5 Stelle che al momento appaiono senza dubbio quelli meno certi sul da farsi nella giornata di domani. Tenere fede alla linea no Draghi o tornare sui propri passi e provare a ricucire?

Il punto del centrodestra

Il centrodestra, intanto, non ha apprezzato quanto fatto dagli altri alleati di governo, con le accuse rivolte soprattutto al Pd e all’incontro di Letta con Draghi. Lamentano un mancato coinvolgimento e il tentativo del segretario Dem di convincere il Presidente del Consiglio a ricucire con il M5s, alleati nel campo largo tanto sperato da Letta. La Lega e Forza Italia, in particolar modo, hanno fatto sapere di non essere intenzionati ad un nuovo governo con il M5s, con il veto che in questo caso viene esteso anche ad altre figure, quali quella della ministra dell’Intero Luciana Lamorgese e del ministro della Salute Roberto Speranza. Il deputato leghista Riccardo Molinari, verso l’ora di pranzo, si è presentato ai giornalisti per dire poche ma chiare parole: “La Lega conferma che non è disponibile ad andare avanti con il MoVimento 5 Stelle in questa esperienza di governo perchè, come affermato dal Premier Draghi, con il loro atteggiamento hanno mancato di responsabilità e hanno rotto quel vincolo che ha creato il governo di unità nazionale. Servono risposte celeri al Paese e quindi non vogliamo neanche le provocazioni del Pd o politiche fallimentari come quelle dei ministri Lamorgese e Speranza”. Nel pomeriggio il centrodestra si è poi riunito nella residenza romana di Silvio Berlusconi, Villa Grande, e dal vertice sarebbe emersa “la necessità di una profonda revisione del reddito di cittadinanza (così da recuperare risorse per finanziare l’azzeramento del cuneo fiscale), la pace fiscale e la conseguente rottamazione delle cartelle esattoriali, l’investimento sul nucleare di ultima generazione e un fermo contrasto all’immigrazione clandestina”.

La quiete c’è dunque solo tra le vie dei palazzi romani, ma nelle rispettive roccaforti i partiti preparano piani d’azione e strategie. La sensazione è che ci sia una generale voglia di tornare al voto, ma che nessuno voglia assumersi la responsabilità di dirlo ad alta voce, almeno oggi, nel giorno che anticipa la tempesta.