Seimila trecento tra banche e istituti finanziari serviti. più 44 mila imprese e 240 mila consumatori. Se i numeri non (sempre) dicono tutto, nel caso di CRIF, di sicuro dicono tanto. Ad esempio, spiegano come ha fatto la società fondata a Bologna nel 1988 da Carlo Gherardi, assieme a un gruppo di soci privati, per occuparsi dei microfinanziamenti di famiglie e imprese, a diventare, nell’arco di questi 30 anni di attività, un leader mondiale sul mercato del “credit bureau” e a tagliare nel 2017 il traguardo dei 500 milioni di euro di ricavi. Il salto dalla città delle due Torri – dove ancora oggi mantiene saldo il suo headquarter – a un raggio d’azione che attualmente spazia dagli USA alla Cina, dalla Giamaica a Dubai, non è stato “quantico”, ma frutto di una politica aziendale diluita negli anni e basata essenzialmente su due direttrici: innovazione e strategia. La prima skill ha permesso alla “Centrale Rischi Finanziari” di introdurre in Italia quel sistema di informazioni creditizie che in breve è diventato “il Vangelo” delle banche (secondo un’indagine della Camera dei Deputati, già nel 2009, ogni giorno il 90% degli sportelli bancari nazionali si collegava al CRIF per verificare la storia creditizia dei richiedenti prestito).
«Non abbiamo esigenze di quotazione, continueremo piuttosto a investire su acquisizioni e startup e su ricerca e innovazione»
Grazie a una “vision” lungimirante invece, la società, che allo stato è controllata per l’87% da Cribis Holding, è riuscita a mettere in fila una serie di investimenti tra i quali spicca l’acquisizione della filiale italiana di Dun&Bradstreet, ovvero il più importante player globale nel campo della business information. CRIF, dunque, non è più soltanto il gestore del principale Sistema di Informazioni Creditizie in Italia, il cosiddetto EURISC – un archivio informatico contenente i dati relativi ad oltre 78 milioni di posizioni creditizie (cioè la gran parte dei finanziamenti erogati al mercato retail) – che con le sue previsioni sui rischi finanziari e l’affidabilità dei clienti, supporta banche e istituti finanziari nell’erogazione del credito al consumo. Il suo core-business adesso spazia in tutta l’area delle credit solutions: dalla gestione alla valutazione dei rischi di credito e commerciali, dal marketing al rating fino al debt collection. I paesi dove opera sono più di 30 in tutto il mondo e nel suo network ci sono oltre 4.200 professionisti. Insomma: uno specialista globale del rischio finanziario. Il cui fondatore, Carlo Gherardi, dopo essersi destreggiato per 30 anni nel doppio ruolo di presidente e amministratore delegato, giusto qualche settimana fa ha scelto di consegnare il timone al manager ex Accenture e con grande esperienza internazionale Eugenio Bonomi. Lui, Bonomi, sorride e chiarisce: «Bè, intanto è bene specificare che non sostituirò Carlo Gherardi, ma piuttosto lo affiancherò come Ad e con responsabilità dirette sulle aree di business e IT. La scelta di inserire un manager esterno penso possa portare altre tipologie di esperienze maturate su scala globale, oltre che nuovi stimoli in termini di visione strategica per aiutare l’azienda a fare un ulteriore salto di qualità».
Lo slogan di CRIF in effetti è “Together the next level”…
Già, e l’obiettivo dichiarato è continuare nel percorso di crescita profittevole del business che ha caratterizzato i primi 30 anni di storia, puntando a fare ancora meglio.
Magari con uno sbarco in Borsa?
La strategia globale di CRIF, con, da un lato, un costante incremento degli investimenti per posizionarsi sui mercati globali attraverso un piano di acquisizioni e startup, e dall’altro nella ricerca e innovazione per fornire soluzioni sempre più evolute e performanti in grado di anticipare le esigenze dei clienti, non cambierà. Aver saputo mantenere questo ritmo di crescita costante nel tempo esclude l’esigenza di una quotazione.
Il mercato del credito evolve alla velocità della luce. Cos’è cambiato per CRIF da quando nel settore sono arrivati i player online ed è cambiato anche l’albo degli intermediari finanziari?
Si sta vivendo una fase di profonda e veloce trasformazione, anche sulla spinta di nuove normative come, ad esempio, la direttiva PSD2, che si inserisce nell’ambito degli interventi di modernizzazione del mercato europeo dei pagamenti al dettaglio. Indubbiamente l’ingresso di nuovi attori, quali le fintech e i grandi colossi dell’economia, avrà un grande impatto.
Ma rispetto alla crowdeconomy, la vostra attività è stata rimodulata?
Lo sviluppo di nuovi canali ha determinato una forte accelerazione della domanda di soluzioni sempre più digitali, in grado di garantire una user experience appagante per l’utente finale. Questo ha influenzato anche l’attività di CRIF, stimolando lo sviluppo di nuove linee di servizi per supportare gli operatori nella gestione efficiente e innovativa dei processi del credito.
E’ per questo che è nata CRIF Academy?
è una business school. Organizza momenti di formazione specialistica per condividere competenze, best practice, case study dei principali player del mercato e approfondire i trend grazie alle analisi e al patrimonio informativo di CRIF. E la qualità dell’offerta formativa è confermata dalla costante crescita della partecipazione di manager interessati ad approfondire tematiche innovative e di avanguardia sui processi del credito.
Tra fintech, blockchain e big data, le credit information hanno un ruolo ancora più cruciale che in passato. I dati sono il petrolio del Terzo Millennio: ma come vanno maneggiati?
L’evoluzione tecnologica, lo sviluppo dei big data e l’implementazione di nuove normative sono tutti fattori destinati ad avere un grande impatto già nell’immediato. Ad esempio, la normativa GDPR imporrà che i dati personali, oggetto di trattamento, siano corretti, esatti e aggiornati. Inoltre, i player di mercato sono impegnati a trasformare grandi quantitativi di dati in un effettivo valore aggiunto, modellando processi e prodotti proprio sulle informazioni che riescono a raccogliere.
«Il Sic non è una black list che esclude dal credito i soggetti meno affidabili ma anzi aiuta i richiedenti prestito a ridurre tempi e rischi»
E il mercato attuale? In Italia il barometro CRIF dice che tra prestiti personali e prestiti finalizzati ci sono segni opposti: calano i prestiti alle aziende, -45 miliardi, aumenta il credito al consumo. Come vanno interpretati questi dati?
Nel 2017 le richieste di prestiti da parte delle famiglie sono cresciute complessivamente del +1,9% ma se i prestiti personali hanno fatto segnare un positivo +5,4%, quelli finalizzati hanno visto una flessione del -0,8%, ascrivibile principalmente alla frenata dei finanziamenti a supporto dell’acquisto di elettrodomestici ed elettronica. Le richieste di credito da parte delle imprese lo scorso anno sono calate del -2,5% rispetto al 2016. La dinamica in atto va però interpretata tenendo conto della significativa contrazione delle richieste di rivalutazione dei vecchi rapporti di credito mentre, nel complesso, si registra una buona tenuta per i nuovi finanziamenti.
Qual è lo stato di salute delle nostre Pmi?
Il miglioramento degli indicatori di rischio delle nostre imprese va letto alla luce di un sistema produttivo più solido, di un’accelerazione dell’economia mondiale e dei benefici derivanti dal regime di tassi di interesse prossimi allo zero che garantiscono una diminuzione dei costi d’indebitamento. Sulla ripresa dell’economia permangono però numerosi rischi correlati alle incertezze del contesto nazionale e alle tensioni geopolitiche globali.
Nell’immaginario collettivo, CRIF è percepito soprattutto come la black list dei cattivi pagatori: paghi in ritardo una rata del mutuo e sei segnato a vita. è davvero così?
CRIF gestisce da circa 30 anni il principale Sistema di Informazioni Creditizie presente in Italia. Si tratta prevalentemente di informazioni su soggetti che rimborsano regolarmente i propri debiti (in Italia circa il 95%) per cui non si tratta di una black list finalizzata all’esclusione dal circuito del credito dei soggetti meno affidabili. Al contrario, la disponibilità della storia creditizia consente ai richiedenti di qualificarsi di fronte agli istituti di credito e ottenere un finanziamento in tempi più rapidi e a condizioni più vantaggiose, evitando al contempo il rischio di sovraindebitamento.