Che il mondo bancario sia in forte subbuglio e che possibili trasformazioni siano ancora in atto non ci è dato sapere e quindi non essendo in possesso della sfera di cristallo attendiamo i prossimi giorni. Oggi possiamo farci solo delle domande e porci dei quesiti e meglio ancora riprendere la frase del filosofo Socrate il quale diceva “ Io non posso insegnare niente a nessuno. Io posso solo farli pensare“. Ma andiamo per ordine e per numeri. Lo scorsa settimana due importarti banche a livello mondiale si sono fuse in una sola o forse è meglio dire che una si è dovuta comperare l’altra. Il fallimento della americana Silicon Valley Bank ( SVB ) ha innescato un effetto domino sulle borse mondiali e portato allo scoperto una serie di problemi che erano rimasti nascosti, neanche troppo, sotto il tappeto.
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Il salvataggio di Credit Suisse da parte di UBS, tutto tramite la regia e i soldi della Confederazione Svizzera, ha innescato una serie di turbolenze finanziarie a livello sistemico, vedi Deutche Bank, ma quanto altro potrebbe succedere nel corso dei prossimi giorni.
Un’emergenza non solo finanziaria, ma anche sociale
Ma per meglio comprendere quale impatto sull’economia reale potrebbe avere questa integrazione dobbiamo forse dobbiamo partire dall’aspetto legato al numero degli occupanti. Cedar ( fonte Financial Times ), nome in codice usato durante la trattativa per indicare Credit Suisse, conta circa 50.480 posti di lavoro nel mondo di cui 16.700 solo in Svizzera con 95 filiali, più o meno importanti, sempre solo in Svizzera. Ulmus ( fonte Financial Times ), sempre nome in codice per definire UBS durante la trattativa, occupa in 897 uffici in 50 paesi oltre 72.600 posti di lavoro di questi il 34% in Svizzera il 34% in altri paesi. L’organico finale è un numero di esseri umani che si avvicina a circa 123.280. Un numero che oggi viene indicato dovrà scendere nel corso del tempo di circa 10.000.
I valori dell’intervento economico sono stati molto importanti con linee di credito garantite dalla Banca Nazionale Svizzera per 100 miliardi e per la Confederazione per 100 miliardi più 9, sempre miliardi, a garanzia delle attività tossiche che Credit Suisse, potrebbe, per usare un eufemismo, detenere in pancia. Tutti questi soldi avranno sicuramente un forte impatto sull’economia reale sia della Svizzera che del Ticino. Il sistema bancario Svizzero è costituito da 243 banche, dato Federale del 2019, composte da cantonali e del territorio come quelle del gruppo Raiffeisen o da Banca Stato, per citarne una del Ticino, tutte che
operano tramite una licenza Finma svolgendo la loro attività sul territorio mentre una grande parte di queste è legata al mondo del Wealth Management e del Private, un mondo che si muove oramai al di fuori di ogni confine nazionale.
L’economia di tutti i giorni e di conseguenza quella delle piccole e medie imprese nonchè quella delle persona è quindi delegata a soggetti finanziari di medio calibro.
Il recente collasso del Credit Suisse ha portato inoltre alla fuga di molti soggetti dai grandi patrimoni, ma anche di soggetti che non avevano più fiducia nell’istituzione Credit Suisse nata nel 1856 dall’allora suo fondatore Alfred Escher.
Come potrà la Svizzera permettersi di fronteggiare quello che è una emergenza non solo finanziaria ma anche sociale. Se il primo numero di esuberi verrà confermato e se le masse gestite saranno principalmente rivolte ad un settore tipico della banca d’affari allora il problema sarà ben più problematico di iniettare liquidità ma sarà quello di inventare delle soluzioni di salvataggio per le persone che verranno lasciate a casa il cui lavoro è sempre stato quello del mondo terziario e non produttivo. Nel 2022 l’ex CEO di UBS Sergio Ermotti, banchiere di lungo corso, ha dichiarato che non vedeva per la Svizzera nessun vantaggio nel avere 24 banche cantonali. Forse anche due colossi dei quali uno dai piedi di
argilla. Un rapido raffronto può essere quello della vicina Italia nella quale su una popolazione di oltre 60 milioni di abitanti ci sono solo due grandi gruppi, Intesa e Unicredit, quindi la Svizzera con circa 8.700.000 di abitanti dovesse avere 2 soggetti.
Ma il tema che le autorità, non solo nazionali, devono porsi è quello dell’impatto sociale ed economico che tutta questa vicenda avrà nel piccolo mondo Svizzero.
Credit Suisse sarà ancora la banca delle Pmi
Oggi Credit Suisse era un soggetto che si offriva al mondo delle PMI e non solo. Domani questo mondo da chi andrà. I tanti lavoratori che resteranno a casa, attraverso al fusione delle due banche e quindi non solo quelli di Credit Suisse ma anche di UBS, come saranno ricollocati sul mercato del lavoro in quanto appartenendo al mondo dei servizi. Come sappiamo i servizi non sono solo bancari ma sono anche tutti quelli che ruotano
interno agli stessi, è stato calcolato un indotto legato alle varie attività e al settore dei servizi che ruota intorno di circa 5000 addetti
Le piazze finanziarie di Ginevra, Zurigo avranno sicuramente la capacità di assorbire il colpo, visto anche che il mercato del lavoro è molto più ampio e vario, ma Lugano potrà assorbire e ripensare delle attività per i 500 attuali dipendenti delle sue sedi.
Sicuramente il Municipio di Lugano avrà pronto da tempo un piano B, C e forse anche D, per il nuovo polo sportivo che vedeva il Credit Suisse impegnato nonostante le rassicurazioni degli ultimi giorni ma anche per il mancati introiti che tutti gli anni, attraverso la tassazione, il Credit Suisse generava. La serie di domande potrebbe essere infinita e gli scenari potrebbe dare vita una prossima serie televisiva da parte Netflix ma siccome al momento non sappiamo che cosa ci riserva il domani fermiamoci qui e
lasciamoci con i dubbi e le speranze che una operazioni di questo tipo possa essere un ennesimo segnale al modo di operare da parte di soggetti che hanno dimostrato che il solo loro scopo era se stessi e il proprio tornaconto non quello di amministrare i soldi di persone, aziende ma forse anche pensionati, che dovevano essere considerati sacri in quanto i soli veri e reali azionisti. Adesso, forse l’unica cosa da fare e stare alla finestra e aspettare di sapere cosa potrebbe succedere domani con la più viva speranza che tutto questo porti dei saggi consigli e delle revisioni procedurali.