Consumatori e imprese: ma davvero siamo tutti così tanto eco-friendly?

Una indagine svolta da Makno su 800 individui rappresentativi della popolazione italiana, ha sondato l’attenzione alla sostenibilità prestata nella vita quotidiana e nei comportamenti di acquisto di alcuni prodotti e serviz. L’atteggiamento ‘sostenibile’ più diffuso e quasi parte integrante della vita quotidiana è il corretto smaltimento dei rifiuti a cui presta attenzione il 61% del campione, segue con il 41% l’acquisto di prodotti a km 0. In questa sorta di classifica dei ‘comportamenti sostenibili’, particolare interessante è la terza posizione assunta da un aspetto della sostenibilità che non ha a che fare con la tutela dell’ambiente e la salute: quasi il 39% dichiara infatti di prestare attenzione e, quindi, di adeguare il proprio comportamento ad assumere atteggiamenti corretti verso gli altri. I comportamenti di acquisto sono fortemente e in primo luogo condizionati dal fattore costo: soprattutto per prodotti di abbigliamento e arredo, al costo presta attenzione circa il 60% del campione. Per l’abbigliamento si guarda alla filiera produttiva (53%), alla presenza di componenti naturali nel tessuto (38%) e alle condizioni di smaltimento (24%). Per gli elettrodomestici entra in gioco la classe energetica, anche se poi i bassi consumi di acqua contano solo per il 17%, sottolineando una attenzione che, in fondo, è più rivolta al risparmio che alla fragilità ambientale. Per l’arredamento, le scelte di acquisto sono dettate dalla ricerca estetica: si cerca il design (51%) e il made in Italy (44%), mentre le condizioni di smaltimento del prodotto – complice la durata del suo utilizzo – che hanno qualche rilievo per i capi di abbigliamento e più ancora per gli elettrodomestici, passano decisamente in secondo piano. Fattori diversi distinguono il processo di scelta e acquisto del prodotto alimentare: il prezzo passa in secondo piano e prevale l’attenzione alla propria salute e quindi alla presenza o meno di sostanze inquinanti nella produzione (57%).

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Questa, tuttavia, non è associata alla ricerca di prodotti biologici che raccoglie solo 21% di interesse. In seconda battuta si prende in considerazione il packaging del prodotto (46%): in questo caso le campagne di sensibilizzazione verso soluzioni poco inquinanti sembrano aver raggiunto un certo numero di consumatori, dando avvio a più diffusi comportamenti responsabili verso la sostenibilità.

Ma sono soprattutto l’ambiente, il suo degrado e la necessità di preservarne le caratteristiche naturali ad occupare il primo posto nelle preoccupazioni degli italiani: lo afferma il 58%. Altro motivo di allarme ben presente tra la popolazione è la crescente povertà che preoccupa oltre la metà del paese; minore attenzione raccolgono altri temi sociali quali la disparità sociale, le disuguaglianze nell’accesso al lavoro, le discriminazioni di genere e razziali, rilevanti e preoccupanti per poco più del 30% del campione. Il tema del rapporto imprese – sostenibilità è visto dall’opinione pubblica in modo ambivalente: da un lato, nei processi di acquisto di molti prodotti- in particolare, alimenti e arredi – si richiede alla imprese di produrre una certificazione di sostenibilità dei materiali e dei processi produttivi, affidando dunque alle imprese un ruolo centrale nell’attuazione di strategie di sostenibilità.

Il punto più alto di apprezzamento della positiva connessione tra imprese e sostenibilità si manifesta nella dichiarazione di un buon 70% – 89% al netto di chi non investe – che, facendo investimenti in Borsa, si orienta verso società reputate sostenibili dal mercato e quindi in grado di dimostrare, nelle loro informazioni di carattere non finanziario, la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Dall’altro lato, però, la fiducia dei cittadini in un corretto comportamento delle imprese verso le diverse tematiche della sostenibilità – ambiente, società, comunità…- è piuttosto risicata e prevale nettamente – 57% del campione e oltre il 75% se si considera anche chi non si esprime – che dichiara di non nutrire alcuna fiducia nell’impegno delle imprese nella tutela dell’ambiente. È evidente la necessità, da parte delle imprese, di approntare una migliore e più ampia comunicazione sull’integrazione del piano sostenibilità nel piano industriale, a conferma che l’ambientalismo professato è reale e non una ‘semplice’ azione di greenwashing.