Split payment addio. Dal 14 luglio scorso le fatture emesse nei confronti della pubblica amministrazione, gli enti locali, le aziende partecipate dalla P.A. e le società quotate a Piazza Affari, dai soggetti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito, ovvero a ritenuta di acconto, non dovranno più prevedere l’applicazione del meccanismo della “scissione dei pagamenti”. È quanto prevede l’articolo 12 del decreto dignità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 161 del 13 luglio 2018. E i liberi professionisti, in particolare le attività tecniche e quelle economico-amministrative, possono tirare un sospiro di sollievo. Anche grazie al pressing a tutto campo di Confprofessioni che, ancora lo scorso 25 giugno, aveva sollevato l’incongruenza della norma, introdotta dal decreto correttivo dei conti pubblici del 2017, davanti al ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio.
L’abolizione dello split payment per i liberi professionisti rappresenta il primo passo di un percorso verso la semplificazione, aveva annunciato il vicepremier Di Maio al presidente Gaetano Stella, durante l’incontro con una delegazione di Confprofessioni, che ha visto al centro dei colloqui proprio la lotta alla burocrazia e lo snellimento delle procedure amministrative. L’obiettivo dichiarato dal ministro Di Maio punta infatti ad alleggerire il carico burocratico che grava sulle piccole e medie imprese e sugli studi professionali. Un macigno di circa 858 adempimenti all’anno che, dopo anni di misure di semplificazione, pesano ancora sulle spalle di imprenditori e liberi professionisti.
E’ stato compiuto il primo passo di un percorso che di maio aveva annunciato al presidente stella durante l’incontro con la delegazione
Archiviato il capitolo sullo split payment, restano però ancora molti nodi da sciogliere, a cominciare da una serie di norme e relativi oneri, giudicati sproporzionati rispetto alla realtà delle Pmi e degli studi. Durante l’incontro al Mise, Confprofessioni ha illustrato al ministro Di Maio le difficoltà che i liberi professionisti incontrano, per esempio, nell’applicazione delle nuove regole sulla privacy, delle misure legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro e delle norme sull’antiriciclaggio. Interventi pensati quasi esclusivamente per la grande industria o per i conglomerati finanziari, ma che hanno un effetto dirompente (in termini di costi, adempimenti e responsabilità) sulle piccole imprese o sugli studi dove la media occupazionale si attesta intorno alle tre unità.
Il prossimo passo verso la semplificazione si potrebbe compiere proprio per correggere una evidente distorsione del mercato, attraverso provvedimenti tarati sulla dimensione delle piccole e medie imprese e degli studi professionali. Non un auspicio, ma un impegno che potrebbe tradursi in un nuovo decreto di semplificazione, già il prossimo autunno.
Salute, il ministro Grillo apre alla confederazione
Il 25 luglio scorso il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha ricevuto una delegazione di Confprofessioni per affrontare diversi temi che preoccupano gli operatori della sanità: dalla pubblicità sanitaria alla semplificazione del rapporto medico-paziente, dalla lotta all’abusivismo al nodo delle coperture dei nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza). Ma non solo. Confprofessioni ha sottolineato la necessità di sburocratizzare il rapporto tra medico e paziente e con le strutture sanitarie pubbliche, gravate dall’appesantimento delle autorizzazioni regionali o dalle ricette ripetitive. Altro tema scottante riguarda l’ingerenza delle società di capitali nelle strutture sanitarie private, in particolare in campo odontoiatrico e farmaceutico, che spesso sconfinano nella concorrenza sleale se non proprio in forme di abusivismo dilagante. Temi complessi sui quali il ministro Grillo ha assicurato il proprio intervento, invitando Confprofessioni a contribuire con proposte e iniziative attraverso un dialogo costante con il ministero.