Andrea Bianchi, Direttore Generale di Confidi Systema!

di Andrea Bianchi, Direttore Generale di Confidi Systema!

Il 2022 per Confidi Systema! è stato un anno intenso, pieno di eventi straordinari, che ha chiuso il piano strategico iniziato nel 2019 e durato un quadriennio invece che un triennio per via dell’esplosione della pandemia nel 2020. È stato l’anno del kick off di un nuovo modo di gestire la nostra presenza sul territorio: abbiamo completato la riorganizzazione della rete vendita avviata nel 2021. Era organizzata prevalentemente in outsourcing, l’abbiamo riportata all’interno dello schema organizzativo aziendale per avere un controllo più efficace, per poter investire in termini di presenza sul territorio e mettere a terra più compiutamente le strategie aziendali. Inoltre, nel 2022 abbiamo perfezionato l’ennesima operazione di fusione, incorporando la Cooperativa Artigiana di garanzia di Bergamo. Un evento che ha portato a una crescita delle imprese associate, ora sopra le 70mia unità; la piazza di Bergamo è divenuta quella con la maggior numerosità di soci, oltre 15mila.

Ancora, in autunno abbiamo scelto di cambiare il sistema gestionale perché fosse più moderno e coerente con la strategia di forte presidio al territorio, legata a un’interpretazione del lavoro più dinamica, basata anche sulla mobilità. Infine, siccome il 2022 è stato l’ultimo anno del piano strategico, abbiamo lavorato per arrivare all’approvazione a fine anno del nuovo piano strategico. 

Nel piano Smart 2023-2025 abbiamo delineato le strategie aziendali per il prossimo triennio. L’obiettivo è vedere l’azienda crescere con un piano di investimenti in termini di presenza sul territorio e di upgrade tecnologico. Il piano Smart è il primo che recepisce formalmente una presenza multiforme dei Confidi in termini di attività territoriali. Vogliamo essere strutturalmente presenti su tre grandi direzioni. Continuiamo a essere garanti rispetto alla linea di business delle garanzie: vogliamo crescere anche per dare supplenza a quella inevitabile riduzione dell’intervento del fondo di garanzia pubblico che è stato potentissimo durante la pandemia, ma ha avviato una fase di phasing out già a partire dall’anno scorso. Nel 2023 tutti ci aspettiamo la chiusura del temporary framework di crisi, quindi la garanzia privata avrà condizioni per poter essere più utilizzata dal mercato: vogliamo essere protagonisti di questa fase per continuare a sostenere il credito alle micro Pmi con il servizio più maturo della nostra offerta. D’altro canto vogliamo dare continuità al credito diretto lanciato durante la pandemia; siamo arrivati a deliberare plafond da 100 milioni a cui vogliamo dare continuità nel triennio.

Infine il terzo pilastro con cui vogliamo impostare la nostra attività nel triennio è quello della consulenza. Siamo sempre stati consulenti nell’approccio, preoccupandoci di valutare insieme all’impresa quale fosse la soluzione più adatta per il soddisfacimento dei fabbisogni finanziari. Ora decliniamo la consulenza mettendo a disposizione delle imprese una serie di servizi per la gestione finanziaria, il business plan, la lettura della centrale rischi, l’utilizzo della finanza agevolata, dei contributi a fondo perduto nazionali, regionali, camerali. Crediamo sia necessaria la presenza di operatori professionalizzati per dare un contributo a rendere più efficace il rapporto banca impresa, da sempre complicato in particolare per le Pmi. Ci candidiamo ad avere questo ruolo, nella convinzione che questa novità organizzative siano molto coerenti con la mission storica e fondativa del sistema. Oggi le imprese hanno ancora più bisogno di essere assistite, l’asticella si è alzata sia nei rapporti con banche sia con nuovi potenziali finanziatori, che siano società fintech o fondi di credito, con cui pure stiamo lavorando. Il bilancio riflette quel che abbiamo fatto: ci ha restituito un 2022 in equilibrio economico, con un utile al netto delle imposte poco inferiore a 1,2 milioni, una crescita dell’attivo di bilancio e dei fondi propri, un tasso di capitalizzazione ormai superiore al 36% contro il 6% previsto dalle norme.