arbitrato

Il giro d’affari della moda in Italia è di 86,7 miliardi, con il 15,6% concentrato a Milano. Un settore che si è ripreso dagli effetti del lockdown e che guarda con fiducia al futuro. Futuro però nel quale la concorrenza sleale e gli effetti della contraffazione sono dietro l’angolo. Motivo per il quale la soluzione arbitrale sembra prendere strada.

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Nuova operatività ristori Emilia-Romagna

A partire dal 21 novembre ampliata l’operatività dei Ristori da €300 milioni riservati alle imprese colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. La nuova misura, destinata a indennizzare le perdite di reddito per sospensione dell’attività per un importo massimo concedibile di 5 milioni di euro, è rivolta a tutte le tipologie di impresa con un fatturato estero minimo pari al 3%.



Di questo si è discusso venerdì 18 a Milano nell’ambito della  13° Conference annuale dedicata all’arbitrato internazionale per le imprese del settore moda.

Nel 3° trimestre del 2022, a Milano risultano attive 11.102 imprese nel comparto della moda, rappresentano il 5,6% delle imprese del settore moda in Italia. A Milano le oltre 11 mila imprese danno lavoro a 93.532 persone e creano un giro d’affari pari a 13,5 miliardi di euro (dato riferito alle sole società di capitali), che pesa il 15,6% sul giro d’affari complessivo generato dalle imprese del settore moda in Italia, che è di 86 miliardi di euro. 

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In Italia le imprese del settore moda sono 199.442, danno lavoro a 787.166 persone e creano un giro d’affari pari a 86,7 miliardi di euro. In Lombardia sono 28.201 le imprese attive e danno lavoro a 180.305 persone e creano un giro d’affari pari a 26 miliardi di euro. La maggior parte delle imprese del settore opera nell’ambito della produzione e del commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento.

L’importanza dei domini .it

In Camera Arbitrale di Milano (CAM) il 50% degli arbitrati che riguardano la moda è internazionale. Chi ricorre all’arbitrato è un brand di lusso nel 40% dei casi e lo fa prevalentemente per  difendere il proprio marchio da usi illeciti su Internet, tramite la procedura di riassegnazione dei nomi a dominio “.it”. Dall’inizio dell’attività, CAM ha gestito 3 mila arbitrati, oltre 14 mila mediazioni e 240 riassegnazioni di nomi a dominio. È di 630 milioni di euro il valore complessivo annuo degli arbitrati CAM.

Lo strumento della mediazione

Oltre all’arbitrato è possibile fare ricorso allo strumento della mediazione per risolvere liti e conflitti in ambito fashion e luxury: il contenzioso nelle mediazioni gestite da CAM negli ultimi 5 anni ha riguardato questioni relative all’affitto di azienda nel 39% dei casi e alla locazione in un caso su tre. Non sono mancate liti relative alla violazione della proprietà intellettuale, a rapporti societari, all’organizzazione di eventi e persino ai danni da diffamazione. Anche per la mediazione sono per lo più i grandi nomi della moda a farvi ricorso, una buona percentuale è rappresentata inoltre dalle catene di fast fashion, non mancano attività in franchising e singole boutique. La crisi pandemica ha generato un gran numero di procedimenti di mediazione che hanno avuto esito positivo nel 70% dei casi in cui le parti hanno deciso di avviare la mediazione. 

La procedura di riassegnazione

Inoltre, dal 2008 – anno di attivazione del servizio di Riassegnazione dei nomi a dominio “.it” – sono state depositate in CAM 27 richieste di riassegnazione da parte di aziende del lusso, tra cui Prada, Peuterey, Cipriani Couture, Calvin Klein, Armani, Bottega Veneta. La procedura di riassegnazione è uno strumento specifico per la lotta al c.d. cybersquatting, cioè l’accaparramento illecito di nomi a dominio (i siti web) identici o confondibili con marchi registrati. Queste 27 procedure sono tutte terminate con esito positivo per il reclamante, ossia per il detentore del marchio. 

I numeri delle attività

CAM dall’inizio della propria attività ha gestito 3 mila arbitrati, oltre 14 mila mediazioni e 240 Riassegnazioni di nomi a dominio. Negli ultimi 5 anni, dal 2018 al 2022, sono state depositate 585 nuove domande di arbitrato, in media 117 all’anno, pari a circa 10 nuove domande al mese, una ogni tre giorni lavorativi. Per quanto riguarda la mediazione, negli ultimi 5 anni sono state depositate 4.700 nuove procedure di mediazione, in media oltre 940 all’anno, pari a quasi 3 nuove domande al giorno. In totale dal 2008 ad oggi sono state gestite 240 richieste di riassegnazioni di nomi a dominio in CAM.

Milano è la capitale della fashion industry nel mondo – ha sottolineato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano e in un settore economico così importante esistono controversie particolarmente delicate per la cui gestione sono necessarie competenze tecniche, una rapida risoluzione del conflitto e una particolare attenzione alla privacy di entrambe le parti. Sono queste tutte caratteristiche tipiche degli strumenti di ADR – Alternative dispute resolution, come l’arbitrato e la mediazione, che presentano molti vantaggi per l’industria della moda”. 

Le attività degli ultimi 5 anni

Negli ultimi 5 anni sono state depositate in Camera Arbitrale di Milano 22 domande di arbitrato legate al tema della moda, per un valore totale delle controversie di oltre 270 milioni di euro. Il 40,9% di questi procedimenti riguarda problemi legati alla distribuzione, alla tutela della proprietà intellettuale e dei marchi e alla cooperazione commerciale; il 22,7% riguarda l’ambito societario con questioni legate alla compravendita di quote e patti parasociali; il 13,9% è legato alle problematiche di compravendita e il 9% alla fornitura. Nel 40% dei casi l’impresa che fa ricorso all’arbitrato CAM nell’ambito della moda è un’impresa del comparto del lusso. Degli arbitrati inerenti alla moda, uno su due è internazionale, ovvero ha almeno una parte straniera. 

Passando alle procedure di mediazione CAM nel settore moda, negli ultimi 5 anni sono state depositate 55 domande per liti in ambito fashion e luxury, per un valore totale di oltre 8 milioni di euro. Una parte significativa del contenzioso ha riguardato l’affitto di azienda (39%) e la locazione (30%). Non sono mancati casi relativi alla violazione della proprietà intellettuale, a rapporti societari, all’organizzazione di eventi e persino ai danni da diffamazione. La tipologia di parti è molto eterogenea: si va dai grandi nomi della moda alle catene di fast fashion fino a franchising e alle singole boutique. La crisi pandemica ha generato un gran numero di procedimenti di mediazione che hanno avuto esito positivo nel 70% dei casi in cui le parti hanno deciso di avviare la mediazione.

Infine, dal 2008, anno di attivazione in CAM del servizio, su un totale di 240 richieste per la riassegnazione dei nomi a dominio, 27 hanno riguardato le aziende del settore moda. I casi di accaparramento illecito di nomi a dominio da parte di soggetti che non hanno alcun diritto relativo al marchio sono dovuti al fatto che la registrazione dei nomi a dominio avviene in base al principio “first come-first served”, cioè senza alcun controllo preventivo sul diritto di marchio del registrante. Ad esempio, il nome a dominio www.bottega-veneta.it, registrato da un soggetto terzo che non aveva alcun diritto all’uso è stato riassegnato a Bottega Veneta. A titolo esemplificativo le aziende che si sono rivolte a CAM per richiedere la riassegnazione del nome a dominio sono: Prada, Peuterey, Cipriani Couture, Calvin Klein, Armani, Bottega Veneta. 

Il tempo medio di un procedimento arbitrale CAM, in base alla media degli ultimi 5 anni, è stato di 12.7 mesi. La durata di un procedimento si riduce del 50% in caso si applichi la nuova procedura semplificata CAM, nata nel 2020: con questa procedura i costi si riducono del 30%, rispetto ai costi della procedura ordinaria. In base ai dati degli ultimi 5 anni, in media il valore totale annuo degli arbitrati è di oltre 630 milioni di euro. È di 3 mesi la durata media di un procedimento di mediazione CAM, in media il valore totale annuo dei procedimenti di mediazione è di 300 mila euro (media degli ultimi 5 anni).