«Con i fondi del Recovery il Sud si riagganci all'Europa»
Matteo Salvini, segretario Lega

«Sapete cosa mi scrivono, ogni giorno, a decine e decine, i cittadini del nostro Mezzogiorno? Riapriamo, Matteo. Dove si può, con le dovute precauzioni, ripartiamo! Il Sud chiede questo: lavoro, dignità e soprattutto investimenti che si traducano in vere opere pubbliche sui territori». Matteo Salvini, segretario della Lega, risponde alle domande di Economy sul Sud e sull’impatto che il Pnrr dovrà avere al Sud.

Segretario, si prepara la fase di attuazione del Pnrr in Italia. Lei pensa che gli investimenti al Sud siano effettivamente utili all’intera nazione oppure no, o ancora sì, ma a a determinate e nuove condizioni?

Penso alle città portuali, da Taranto a Gioia Tauro, passando per Napoli e la Sicilia: ognuna gode di una posizione geografica che farebbe invidia a qualsiasi nazione d’Europa e che ci permetterebbe di primeggiare sui traffici commerciali del Mediterraneo, se soltanto si realizzassero le ferrovie, le autostrade, e tutto ciò che serve per raggiungere con velocità i mercati del centro e nord Europa. In questo senso, le risorse del Recovery Fund saranno una grande occasione, forse l’ultima, per agganciare il nostro Meridione all’Europa e dare un impulso a tutta l’economia italiana.

Comunque sarà possibile, secondo lei, attuando il Pnrr, chiudere o almeno ridurre il gap di reddito, occupazione e crescita che da sempre divide Nord e Sud?

Questa è esattamente la sfida che dobbiamo vincere. Se i fondi straordinari per l’emergenza non finiranno in mille rivoli, ma si tramuteranno davvero in servizi e opere pubbliche, l’Italia vivrà un vero, nuovo, boom economico. Ne sono certo! D’altronde, le capacità non ci mancano, né lo spirito d’iniziativa, la propensione al lavoro e al sacrificio che già oggi permettono a tante nostre eccellenze di primeggiare, con tutte le difficoltà, sui mercati internazionali e di resistere al periodo più duro della crisi pandemica. Dobbiamo ripartire dal lavoro, dal merito e dalla concretezza, al Nord come al Sud. Pur senza rinnegare un atomo delle particolarità che rendono ogni territorio della nostra penisola unico al mondo, sarà soltanto insieme, come Paese, che riusciremo di nuovo a stupire il mondo.  

Sarà soltanto insieme, come Paese, che riusciremo di nuovo a stupire il mondo

È favorevole o contrario al funzionamento effettivo mai ottenuto delle Zone economiche speciali?

Se ci sono le condizioni, certo che sì. Territori di frontiera, per esempio, dove le imprese devono essere in grado di giocare ad armi pari con il regime fiscale di chi vive dall’altra parte del confine. Questo non significa fare fotocopie di sistemi diversi dal nostro, al contrario occorre immaginare un meccanismo fluido, capace di adattarsi ai territori, per creare un vantaggio economico strutturale, a seconda della necessità. Vale per i comuni lungo i confini di terra, vale per le città che ospitano infrastrutture portuali, dove l’istituzione di una Zes, anche temporanea, può fare la differenza nel garantire le necessarie condizioni di sviluppo e attrarre investimenti.

In che misura l’economia del mare potrà aiutare questa nuova fase di sviluppo del Sud anche al di là del turismo e quindi per il ruolo geopolitico del Mezzogiorno?

È precisamente il ruolo che da millenni spetta, per storia e per benedizione geografica, al nostro Paese. L’Italia deve tornare a essere la cerniera tra le civiltà: Europa, Africa, Asia… Regioni del mondo che non solo possono rappresentare opportunità commerciali vantaggiose per le nostre aziende, ma dove, soprattutto, possiamo intrecciare legami che aumentino la nostra autorevolezza e il nostro ruolo geopolitico e diplomatico nel ricucire le ferite del passato e del presente. L’Italia può fare molto in questo senso: abbiamo un’economia straordinaria, dall’industria all’artigianato, passando per la nostra vocazione all’esportazione che nessuna crisi è mai riuscita ad affondare… Dobbiamo soltanto tornare a credere in noi stessi, come i nostri nonni e i nostri padri quando si rialzarono dalle macerie della guerra. Ora tocca a noi! Con coraggio, con orgoglio, e con lo sguardo verso un futuro di benessere e libertà che dobbiamo conquistare ad ogni costo, per noi e per i nostri figli.