Comprare casa per lasciarla ai propri figli: è davvero un buon affare?

Comprare casa pensando di garantire un patrimonio ai propri figli è una delle ragioni principali che spingono i genitori all’acquisto. Un sentimento nobile, senza dubbio, ma frutto di una mentalità figlia degli anni ’80 che nel contesto odierno rischia di essere una scelta pericolosa per quanto riguarda la propria finanza personale.

“Un retaggio culturale tipicamente italiano porta a pensare che ‘il mattone non tradisca mai’, che l’acquisto di una casa sia sempre una scelta corretta e soprattutto sicura”, spiega Luca Lixi, consulente finanziario indipendente, co-fondatore di AEGIS SCF e CEO di Lixi Invest, azienda che si occupa di educazione e cultura finanziaria. “Tuttavia, è fuorviante credere che l’immobile sia la sola possibile eredità da lasciare ai figli, solamente perché è l’unica soluzione che si è sperimentata direttamente e quindi è l’unica che si conosce. Bisogna considerare che attualmente la speranza di vita in Italia è superiore agli 80 anni e questo significa che un figlio erediterà la casa di famiglia verso i 50-60 anni quando, ormai, probabilmente si sarà già sistemato per conto proprio”. 

Nonostante ciò, il mercato dei mutui è attualmente in fase ascendente. Come conferma l’ultima edizione delle Bussola Mutui Crif-MutuiSupermarket, sulla scorta dei dati Bankitalia. Nei primi nove mesi del 2020 la domanda annua e le erogazioni dei mutui sono cresciuti rispettivamente del 2,8% e del 4,3%, grazie a tassi di interesse ai minimi storici e al boom delle surroghe. Buone prospettive sembrano esserci anche per il 2021. 

Ipotesi confermata dal Centro Studi di RE/MAX Italia, secondo il quale le transazioni concluse nel primo semestre di quest’anno sono maggiori rispetto all’anno precedente. E, nel caso degli under 36, le sottoscrizioni di mutui hanno avuto un incremento dell’8%, passando dal 21% del transato totale del primo trimestre 2021 al 30,4% nel secondo trimestre 2021.
Aumento, molto probabilmente, sostenuto dal Decreto Sostegni bis che favorisce l’erogazione dei mutui a persone nelle fasce di età 18-24 e 25-34. 

Di fronte a questi dati, potrebbe però sorgere una domanda: quanto la richiesta del mutuo per l’acquisto della prima casa incide sulla finanza personale?

“Se il mutuo ha una durata maggiore di 15-20 anni, assorbe una fetta troppo rilevante delle proprie entrate mensili e l’acconto versato è inferiore al 30-40%, allora sottoscriverne uno potrebbe essere un grave errore”, continua Lixi. “In questa situazione, infatti, non ci sarebbero sufficienti risorse per affrontare eventuali emergenze. Ad esempio, se il contraente dovesse avere un calo di lavoro, chiudere la propria attività, o essere licenziato, potrebbe andare in difficoltà finanziaria. Certo, l’immobile potrebbe sempre essere affittato o messo in vendita – continua Lixi – ma bisogna essere consapevoli dei rischi correlati, come il rischio insoluto per l’affitto, e la svalutazione nel caso della vendita. Un caso, quest’ultimo, piuttosto probabile in una nazione come l’Italia che presenta una popolazione in calo da anni. La verità, quindi, è che se non si è in grado di rispettare le condizioni che ho elencato – ammonisce il consulente finanziario – vuol dire che non ci si può permettere l’acquisto di una casa, che è, di fatto, un bene per persone benestanti.