Agli “Stati Generali” dei commercialisti convocati l’altro giorno a Roma dal presidente dell’Ordine nazionale Massimo Miani, la categoria – un tempo ricca e potente, oggi vessata quasi quanto i contribuenti – ha dato alla politica una lezione di stile.
Mentre i partiti in competizione (si fa per dire) elettorale sono lì che si sbracciano a promettere bufale gigantesche, i commercialisti, in 12 punti, hanno avanzato altrettante richieste sacrosante ed attuabili di interventi di sburocratizzazione, snellimento, semplificazione e in definitiva buon senso che hanno a prerogativa di non costare nulla e di non compromettere il gettito fiscale e che la politica finora non ha preso in considerazione per disattenzione e ignoranza.