Come farsi comprare da una Spac (e vivere contenti)

Ricetta finanziaria: si prendano due termini anglosassoni (“business combination” e “target”) e li si moltiplichino per un numero, 24. Il risultato, fuor di metafora, è una Spac, acronimo di Special Purpose Acquisition Company. Tradotto? Un veicolo di investimento che viene collocato sul segmento Aim di Borsa Italiana e, tramite la raccolta, ottiene i capitali necessari per acquisire o fondersi (la business combination) con una singola società operativa non quotata (target). Due i vincoli fondamentali: in primo luogo, il denaro raccolto con la quotazione deve essere collocato in un conto vincolato e indisponbile agli amministratori senza apposita delibera dei soci. Il secondo è che la Spac ha 24 mesi di tempo per trovare le società target su cui puntare, pena la liquidazione della società medesima con il capitale raccolto che dovrà essere restituito agli investitori. In questo modo ci si tutela da eventuali imprenditori “malandrini” che decidono di attrarre capitali senza un progetto di investimento alle spalle.

La Spac ha 24 mesi per completare la business combination con i target, pena la liquidazione della società stessa

Svelati, quindi, gli attori principali di questa tipologia di società e le regole d’ingaggio, rimangono da capire due temi fondamentali: le dimensioni del fenomeno e le esigenze per diventare un possibile obiettivo di una Spac. Partiamo proprio dalle cifre: dal 2011 a oggi, le Special Purpose Acquisition Company hanno raccolto poco meno di 4 miliardi di euro, investendo oltre 2 miliardi di euro e avendo quindi ancora a disposizione una somma analoga. Lo scorso anno, a fare la parte del leone è stata la Spaxs di Corrado Passera, la startup bancaria che ha saputo raccogliere in un anno circa 600 milioni di euro tramite il veicolo Spac, fondersi con Banca Interprovinciale e, con il nuovo nome di Illimity Bank, a marzo di quest’anno, quotarsi sul segmento Mta di Borsa Italiana. Un ingresso dalla porta principale di Palazzo Mezzanotte. Un cursus honorum di tutto rispetto che è valso alla creatura di Passera il premio come miglior Spac del 2018 in Europa secondo Global Capital. Nel 2018 sono state quotate sulla Borsa Italiana sei società: Industrie Chimiche Forestali (maggio), Cellular Italia (giugno), CFT (luglio), Guala Closures (agosto), Fine Foods Pharmaceuticals (ottobre) e Digital Value (novembre). A riprova di un meccanismo oliato che funziona piuttosto bene.

Secondo i dati dell’Osservatorio della società di consulenza Bdo Italia – che ha portato a termine oltre 50 quotazioni dalla fondazione dell’Aim e che sulle 113 quotate del 2018 ne ha seguite il 39% – quasi un quarto delle quotazioni avvenute sull’Aim (26 in totale lo scorso anno) sono state di Spac. Che, oltretutto, sono state quelle più munifiche dal punto di vista della raccolta, contribuendo in maniera significativa al miliardo in più ottenuto dal segmento più dinamico di Borsa Italiana rispetto al 2017. Certo, a sparigliare le carte la cifra ottenuta dalla Spaxs di Passera. Escludendo la futura Illimity, sono stati ottenuti poco meno di 600 milioni dalle altre Spac. E il complessivo delle Spac è stato di 1,157 miliardi di euro, su un totale di 1,3 miliardi.

Thespac è alla ricerca di target da 70 a 200 milioni con un forte orientamento all’innovazione e una quota significativa di export

Tema più complesso è invece cercare di comprendere come rendersi appetibili per una Spac, come insomma poter ambire al ruolo di target per arrivare alla tanto agognata business combination. In questo caso non esiste un vero e proprio vangelo, ma abbiamo cercato di farci spiegare qualche “trucco” da Marco Galateri di Genola, presidente di TheSpac, un’azienda che lo ha visto debuttare in Borsa a luglio dello scorso anno insieme ai due soci Vitaliano Borromeo e Giovanni Lega. Il collocamento all’Aim, coordinato da Banca Imi, ha fruttato 60 milioni di euro, il 20% in più del target fissato all’inizio della raccolta. «Al momento – ci spiega Galateri di Genola – stiamo analizzando due o tre aziende che potrebbero fare al caso nostro. Non abbiamo fretta perché abbiamo oltre 12 mesi per continuare a fare scouting, ma abbiamo iniziato a restringere il campo dei comparti a cui guardare con particolare attenzione. C’è sicuramente il tema dell’innovazione: cerchiamo target che abbiano un elevato contenuto tecnologico, che siano capaci di guardare al futuro e che abbiano un forte orientamento all’export. Non ci interessano quei soggetti che non siano capaci di portare il proprio know-how e il proprio prodotto all’esterno dei confini italiani».

Un altro tema di grande rilevanza è quello relativo alle dimensioni della società a cui si guarda: se, infatti, si deve arrivare a una business integration, non si può puntare né a realtà troppo piccole, che rischierebbero di non avere la massa critica necessaria per essere “appetibili”, né a colossi che fagociterrebbero la Spac. Nel caso di TheSpac di Galateri e dei suoi due soci, la “pezzatura” individuata è quella di società tra i 70 e i 200 milioni di equity value “pre-money”. «Bisogna essere molto concentrati sui comparti che stanno crescendo di più e meglio – conclude Galateri – Per noi, quelli con maggiore appeal sono il comparto industriale, meccanico e farmaceutico, con particolare riguardo al comparto della nutraceutica. Ma la cosa bella di questo paese è che esistono dei veri e propri “campioni”, molto verticali, che sembrano quasi sconosciuti ma che sono invece nodali in alcuni comparti. Nell’automotive, ad esempio, ci sono aziende che forniscono scocche ai principali player del settore o che fanno verniciature particolari. Anche queste potrebbero avere un certo appeal per noi».

Infine, per quanto riguarda gli investitori che decidano di puntare su una Spac, si può dire che questa tipologia di azienda coniuga un basso rischio d’ingresso a un’elevata possibilità di guadagni nel caso in cui la bsiness combination porti in dote una creatura profittevole, proprio come nel caso di Illimity.