Coi valori a fattor comune la filiera si fa grande impresa
Anna Roscio, responsabile direzione Sales and Marketing Imprese per la divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo

“Dietro a una grande impresa c’è sempre un esercito di piccoli fornitori, che ne costituiscono il motore, la filiera, e che sono la vera ossatura del nostro sistema economico. In un momento come quello attuale, il rapporto di filiera può diventare un abilitatore per l’accesso al credito: facendo leva sulla capo filiera, si dà credito e supporto alle Pmi che da sole avrebbero difficoltà ad accedervi”. Bastano due frasi ad Anna Roscio, responsabile direzione sales and marketing imprese per la divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo, per delineare genesi e obiettivi del Programma sviluppo filiere, che supporta la crescita Pmi appartenenti alle filiere strategiche del made in Italy.

“L’attenzione alle filiere viene da lontano. Il programma, lanciato nel 2015, era stato concepito considerando il nostro sistema produttivo, polarizzato tra poche grandi imprese molto focalizzate sul made in Italy e una pletora di Pmi, laboratori artigiani e simili, loro fornitori. Il programma guarda alla filiera intera, sia come specializzazione settoriale, sia come catena di fornitura strategica, costituita da un capo filiera sotto cui stanno le piccole imprese”.

“Il programma prevede di responsabilizzare reciprocamente la capo filiera e i fornitori, veicolando alle Pmi il valore e l’importanza della grande azienda nei confronti della filiera stessa”, spiega Roscio. “La capo filiera indica i fornitori strategici, con cui condivide informazioni anche di carattere industriale, e crea quindi un vero e proprio contratto di filiera che consente di traslare sulla catena dei fornitori la sua maggior forza”.

“Nel tempo abbiamo fatto evolvere il programma inserendo uno strumento di gestione del circolante, il Confirming”, aggiunge, “attraverso di esso lavoriamo sui buyer con un credito di fornitura, consentendo ai fornitori di smobilizzare pro soluto le fatture nei confronti dei buyer stessi con un meccanismo molto semplice e immediato, anticipando la liquidità al fornitore passando attraverso i buyer. A oggi abbiamo stipulato circa 680 contratti di filiera, cui sono associati 17mila fornitori”.

Il reciproco sostegno tra i componenti di una filiera è una chiave per superare il momento complesso che le imprese si trovano oggi a vivere. “In un contesto come quello attuale”, conferma la responsabile direzione sales and marketing per le imprese, “abbiamo avvertito che le Pmi sono i soggetti più in difficoltà nell’affrontare e superare la crisi: abbiamo pensato di fare leva sulle grandi aziende per sostenere l’intero tessuto economico e produttivo. Vanno in questo senso operazioni che abbiamo effettuato con aziende come Gucci, Venchi o il Gruppo Merlo”.

Attraverso il confirming si lavora sui buyer con un credito per smobilizzare pro soluto le fatture immediatamente

Un’esperienza che ha aiutato Intesa Sanpaolo a gestire meglio la crisi in corso? “Ci siamo dovuti adattare, ma ci ha aiutato l’aver preso ciò che di buono avevamo fatto in passato per le imprese e l’averlo contestualizzato e migliorato in una situazione di difficoltà mai vista, con un livello di richiesta e supporto che non ha precedenti nella nostra storia aziendale e nazionale»”.

Provando a superare l’incapacità cronica delle aziende italiane a fare sistema, anche nei momenti più complessi. “Responsabilizzare una capo filiera che porti il valore sulla catena dei fornitori aiuta a fare sistema ed è un atto di maturità anche da parte dei leader della filiera stessa”, prosegue Roscio. “Essi devono comprendere che il loro successo dipende anche dai fornitori, la cui sostenibilità finanziaria è un valore a cui essi stessi possono contribuire. È un modo per mettere a fattor comune i valori della filiera e il legame intrinseco che unisce chi ne fa parte. Stiamo notando che la crisi ha portato una maggiore sensibilità su questi temi e una maggiore comprensione del fatto che l’essere uniti a livello di sistema consente a tutti gli attori dell’economia reale di vincere”.

Un’economia reale di cui fanno parte anche le banche, chiamate a un nuovo impegno. “Il nostro è un ruolo non solo di erogazione del credito, ma un ruolo chiave a sostegno del Paese. È lo spirito con cui Intesa Sanpaolo opera verso le imprese, per le quali ragioniamo in termini di accompagnamento, di partnership, di vicinanza, perché il credito diventa uno strumento per la crescita delle Pmi e per sostenere il Paese e la sua economia”.

“Vogliamo essere promotori dello sviluppo delle imprese, presentando soluzioni e consulenza al di là del prodotto bancario o finanziario. Non esiste una banca solida senza un sistema produttivo solido, è una dualità che si alimenta reciprocamente”. Eppure, nella gestione iniziale della crisi le banche sono state oggetto di critiche. “Ci possono stare, in un momento di difficoltà è naturale, basta che poi tutto si appiani e si lavori pensando al risultato”, aggiunge la manager. “Il governo ha preso decisioni giuste e importanti, che hanno dato ossigeno alle imprese; poi ci sono tempi di adattamento e di avvio fisiologici, su cui ha impattato l’enorme mole di richieste di credito. E poi il lockdown c’è stato anche per noi, che abbiamo tenuto le filiali aperte ma a regime ridotto. Adesso stiamo studiando con attenzione il Dl rilancio, con le misure collegate al settore energetico e al cosiddetto Ecobonus, che riteniamo uno strumento importantissimo a sostegno di una filiera chiave come quella dell’edilizia e al quale cercheremo di dare una soluzione finanziaria adeguata. La sinergia tra pubblico e privato a sostegno del Paese dovrebbe caratterizzare anche l’accompagnamento alla ripresa: questo è il nostro auspicio”.

Dove lo Stato non riesce a far fronte agli squilibri sociali cresce il ruolo delle istituzioni private e della “banca d’impatto”

Per fronteggiare l’emergenza della pandemia, Intesa Sanpaolo ha donato alla sanità italiana, tramite la Protezione Civile, 100 milioni, ora interamente assegnati. «Abbiamo scelto di sottoscrivere un protocollo d’intesa  con la Protezione Civile perché abbiamo messo a disposizione un ammontare di risorse importante – dice Paolo Bonassi, responsabile direzione Strategic Support di Intesa Sanpaolo (nella foto) : era fondamentale avere un partner che lo facesse arrivare dove davvero serviva, dettando le priorità. I 100 milioni non sono stati erogati in un’unica soluzione, ma sulla base di interventi concordati di volta in volta con la Protezione Civile, che ha stabilito tempi, importi e beneficiari. Oltre ai 100 milioni, ne sono stati donati altri 6, di cui 1 dal Ceo Carlo Messina e 5 da 21 top manager. Inoltre, attraverso la nostra piattaforma For Funding sono stati raccolti oltre 2,2 milioni, 1 dei quali destinato al San Matteo di Pavia per la ricerca sul Covid-19». La pandemia è stata l’acceleratore di un processo che per Intesa Sanpaolo è iniziato da diversi anni e conferma il fatto che le istituzioni private non possono esimersi dal supportare la collettività durante emergenze come quella attuale. «È sempre più chiaro come lo Stato da solo non può far fronte agli squilibri sociali, ambientali o sanitari. Cresce dunque il ruolo delle istituzioni private, che guardano oltre il profitto e cercano di capire che impatto possono avere sulla società. Nel settore finanziario si parla di impact bank, banca d’impatto, che non è solo ricerca del profitto ma di redditività sostenibile nel tempo, di azioni che creino valore di lungo periodo per la banca, per le persone, per i clienti, per i territori in cui lavora, per l’ambiente. La donazione alla sanità è una conseguenza di questo impegno». Fare buona banca si può, anche in un contesto così sfidante? «Sì – conclude Bonassi -, l’importante è essere un gruppo che genera profitto ed essere solidi patrimonialmente. Fare buona banca e fare profitto sono concetti collegati».