Ci piace: Gavio aggiunge soldi sulle sue autostrade in Italia
L’imprenditore piemontese lancia un’Opa per il delisting della Astm: una mossa forte dopo gli investimenti all’estero
Chapeau: con un colpo di scena che nessuno si aspettava Beniamino Gavio (foto), patron del gruppo di Tortona che fa capo alla sua famiglia, ha deciso di lanciare un’Opa sulla società Astm, oggi quotata, per delistarla. Prezzo offerto – d’accordo con fondo francese Ardian, socio di minoranza e specialista di infrastrutture – ben 1,7 miliardi di euro per un’offerta volontaria volta ad acquisire la totalità delle azioni di Astm, che gestisce 4.594 km di rete autostradale nel mondo (in Italia, Brasile e Regno Unito), di cui circa 1.423 in Italia, controllando varie concessionarie che gestiscono dalla Torino-Milano all’Autostrada dei Fiori.
Una bella sorpresa, nel soporifero scenario del preteso riassetto autostradale italiano, su cui nessuno muove il primo passo in attesa che si risolva l’impasse tra il governo e i Benetton per il futuro di Autostrade per l’Italia.
Tra le finalità dell’operazione, sicura la volontà di approfittare della stabilità del titolo in Borsa per fare incetta di azioni e porre le premesse per ulteriori future operazioni. Ma può anche darsi che a Gavio possa interessare il controllo totale dell’azienda come moneta di scambio per qualche mossa espansionistica all’estero. Sta di fatto che il suo gruppo è stato finora più serio della media della concorrenza. E non si può escludere che anche Gavio punti ad avere le mani libere per entrare nell’imminente risiko delle autostrade, visto che la situazione resta molto fluida, con la novità assoluta che il nuovo governo Draghi ha fatto trapelare la sua preferenza per operazioni di mercato non sussidiate.
Non ci piace: su Whirlpool la caporetto dell’ex stato padrone
Dal prossimo 1°aprile i 357 dipendenti della sede di Napoli vedranno scadere la loro Covid-Cig e andranno via
Si scrive Whirlpool, si legge Mise – Ministero dello sviluppo economico – o meglio ancora si legge “sistema Italia”. Un sistema Paese percepito come decotto, stanco e bollito, incapace di farsi valere, dove una multinazionale Usa può ottenere l’ammortizzatore a carico dello Stato, e confermare che a marzo licenzierà i suoi 357 dipendenti. Strepitano i sindacati, il governo s’indigna e s’impegna a cercare alternative industriali, evocando anche ben tre alternative diverse, ma poi niente. Immaginiamoci una cosa del genere in Francia. Facce feroci, rappresaglie amministrative, una vita d’inferno per i manager voltagabbana, addirittura – è successo! – implicazioni politiche e diplomatiche. E dunque l’azienda chiuderà ad aprile, dopo tre mesi di cassa Covid, e avvierà per i suoi dipendenti una procedura collettiva che ne metterà in strada 357. Quindi, per paradosso, lo Stato paga la Cassa Covid per uno stabilimento che l’attuale proprietà ha già annunciato l’intenzione di chiudere. Per quanto gli altri insediamenti produttivi del gruppo in Italia pare che producano alla grande, facendo addirittura ricorso agli straordinari. Un po’ patetico, per quanto simpatico, lo sforzo dei dipendenti, accampati in una specie di sit-in davanti all’ambasciata americana di Napoli, invocando Biden e la sua politica sociale. Cavalieri bianchi? Difficile. Si fanno comunque i nomi della Adler che produce pannelli fonoassorbenti per l’industria dell’auto e della Htl Fitting, che opera nell’aerospazio ed è fornitrice della Leonardo. Sullo sfondo, l’immancabile Invitalia, tra un’Ilva, una mascherina e un banco a rotelle.