Ci Piace. Il coraggio di Corrado Passera
Mentre Montezemolo accetta il malloppo degli americani e scappa, l’ex ministro si quota in borsa con la sua Spac mostrando che cosa fa un imprenditore
In un Paese dove il patriota Montezemolo, profeta del “fare squadra, fare sistema”, si rivela in realtà soprattutto abilissimo a “fare cassa”, conforta il successo – iniziale, quello a venire sarà maggiore! – riscosso da Corrado Passera con la sua iniziativa imprenditoriale, raccogliendo la bellezza di 760 milioni di euro con la sua Spac, chiamata Spaxs, destinata nelle intenzioni del fondatore a rivoluzionare il modo di fare banca in questo Paese e non solo. “Ho fatto il mio servizio civile, ora sono tornato al mondo dell’impresa”: ha sintetizzato lui con ironia alludendo alla sua parentesi politica. Il sistema dei partiti e delle istituzioni ha avuto contro di lui una reazione di rigetto. Il Pd non l’ha voluto, complice anche il “niet” di quel devastante king-maker che è stato per quel paritot negli ultimi anni Carlo De Benedetti. Con Berlusconi non avrebbe mia potuto lavorare lui. E la meteora Mario Monti – nella quale Passera aveva creduto e più di lui l’ex presidente Napolitano – si è rivelato quel recordmen mondiale di una prudenza sussiegosa ai confini dell’opportunismo che la sua carriera descrive meglio dei pur rilevanti meriti. Uscito dalla sera alla mattina dalla banca che ha fatto grande e solida, Passera non ha neanche intascato il mega-preemio che ha distinto altri colleghi. Ha poi provato a salvare il Montepaschi dalle sabbie mobili renziane, senza mai essere davvero considerato. Ora, finalmente, rimettendo nel cassetto l’afflato istituzionale, torna al mercato. Sapendo che in fondo una bella banca efficiente, quale sarà quella che lui lancerà, è pur sempre un modo potente di giovare al Paese.
Non ci piace. La prepotenza (esentasse) di O’Leary
Il numero uno di Ryanair scherza col fuoco, mentre annuncia disservizi nella settimana di Pasqua e scarica la colpa sui sindacati
Fa il fenomeno con la vita degli altri, il signor Michael O’Leary, patron di Ryan Air. Ha preannunciato la possibilità di disservizi nella settimana di Pasqua, parlando dalla sua roccaforte esentasse di Dublino, e la colpa di chi potrebbe essere? Ma dei sindacati, naturalmente: la sua bestia nera! Ha detto che, dopo avere accettato il riconoscimento di alcune sigle sindacali, non intende però cedere alle richieste di modifiche in merito ai contratti, soprattutto sugli aumenti salariali.
Sfruttamento forever, insomma. Poi è chiaro: a tutti fa comodo volare con due lire fino a destinazioni lontane, ma lo faremmo se sapessimo che quei prezzi stracciati nascono da paghe stracciate e da gente sfruttata, che potrebbero essere figli, fratelli o coniugi nostri? Se questa è la competitivà, no grazie: ha un nome diverso, si chiama social dumping. Una volta lo facevano i cinesi, i rumeni, i vietnamiti.
E stanno rietrando nei ranghi: non sentivamo proprio la mancanza del pagliaccione che ama farsi fotografare in pose improbabili che nella sua testa particolare dovrebbero ispirare simpatia.
Per la cronaca: il tribunale di Busto Arsizio ha sentenziato che Ryanair ha «una condotta antisindacale» che deve «cessare immediatamente». L’azienda deve dunque incontrare i sindacati «per avviare i negoziati per la stipula di un accordo collettivo» e «comunicare i dati sull’utilizzo dei contratti di somministrazione e sulla situazione del personale». Il giudice ha così accolto il ricorso dei sindacati che si erano appellati all’ennesimo rifiuto di incontro da parte dell’azienda.
Sai che risate, adesso, O’ Leary.