Ci sono volute meno di 24 ore perché ChatGPT venisse disabilitata da OpenAI, la società che gestisce la piattaforma che usa l’intelligenza artificiale. Gli utenti che questa mattina si sono svegliati e hanno provato a utilizzare ChatGPT si sono trovati davanti a un avviso: “Vi informiamo che abbiamo disabilitato ChatGPT per gli utenti italiani sulla richiesta del garante Italiano. Rimborseremo gli utenti italiani che hanno comprato una sottoscrizione Plus a Marzo. Abbiamo temporaneamente fermato i rinnovi delle sottoscrizioni in Italia”.
ChatGPT disabilitata, perché non rispetta la privacy
La decisione di sospendere arriva in seguito ai rilievi dell’Autorità di garanzia della privacy. La piattaforma, che utilizza l’intelligenza artificiale per produrre contenuti, non tutelerebbe la privacy degli utenti. Il garante della privacy ha evidenziato la mancanza di un’informativa, ma anche l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi che stanno alla base del funzionamento della piattaforma. In merito ha sottolineato l’autorità come l’utilizzo dei sia spesso inesatto, perché in più occasioni le informazioni fornite non sono attinenti al reale. Inoltre non ci sarebbero state sufficienti restrizioni per gli utenti con meno di 13 anni.
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OpenAI rimanda le accuse al mittente
La società, che non ha sede ne in Italia né in Europa, non ci sta a subire le accuse del Garante della privacy, che le ha imposto anche una serie di restrizioni. Se entro 20 giorni non verranno applicate, il rischio è che OpenAI si trovi a pagare 20 milioni di euro. “Noi abbiamo protetto la privacy delle persone – dice OpenAi – e crediamo di essere conformi al GDPR e alle altre leggi privare. Noi ci impegneremo col Garante per riaprire l’accesso il prima possibile”.