Certificazioni? Sì, ma solo sotto accreditamento
Giuseppe Rossi, presidente di Accredia

Non tutte le certificazioni sono uguali. Ad attestare in modo serio il rispetto delle norme tecniche UNI, CEN e ISO sono quelle sotto accreditamento, ovvero effettuate da enti certificatori accreditati dall’ente unico nazionale designato dal Governo: Accredia. Che la materia sia non solo tecnica ma anche molto concreta lo conferma il nuovo quaderno dell’Osservatorio Accredia, dedicato alla salute e alla sicurezza sul lavoro, realizzato di recente in collaborazione con Inail e Aicq (Associazione italiana cultura qualità). Lo studio attesta la maggiore efficacia delle politiche di prevenzione nelle imprese che adottano sistemi di gestione certificati sotto accreditamento: il passaggio da un livello di sicurezza base a uno certificato comporta, infatti, una riduzione pari a circa il 16% degli infortuni, che sale al 40% per gli infortuni gravi, rispetto a quel che avviene nelle aziende non certificate (per maggiori dettagli vedi il box). «Intendiamoci: le certificazioni senza accreditamento non sono vietate – dice Giuseppe Rossi, presidente di Accredia – se lei fonda uno pseudo-organismo di certificazione non incorre in nessun reato penale né amministrativo. Ma la sua certificazione non è corredata da garanzie di imparzialità nella verifica della rispondenza alle norme e di una reale effettuazione dei controlli». C’è però un varco nel quale le certificazioni… farlocche riescono spesso a insinuarsi: quello dei bandi di gara scritti male, conseguenza della proliferazione delle centrali appaltanti. «Vediamo quotidianamente bandi scritti in modo poco chiaro per la mancanza di adeguate conoscenze tecniche – dice Rossi -. Chi ha una certificazione non accreditata, se il bando lo permette, pretende che valga come una che invece lo è.

Le aziende che hanno certificazioni farlocche approfittano dei bandi di gara scritti male per pretendere che valgano come quelle serie pretendere che siano come quelle serie

Scattano contenziosi interminabili, la sospensiva del Tar blocca tutto e viene meno la certezza dei tempi di realizzazione delle opere». Una delle attività svolte da Accredia è proprio quella di migliorare la qualità dei bandi di gara: «siamo uno strumento tecnico di supporto alla PA per verificare che i bandi siano correttamente formulati – spiega il presidente di Accredia – abbiamo un accordo con Consip per questo e lavoriamo con le organizzazioni d’impresa. Ma non è semplice, le stazioni appaltanti sono più di 30mila, uno degli obiettivi mancati del nuovo codice degli appalti era abbassarne il numero a un paio di migliaia». A proposito: l’importo minimo oltre il quale le imprese di costruzioni, per partecipare a un bando di gara, devono essere dotate di certificazione sotto accreditamento verrà probabilmente elevato da un milione a due milioni e mezzo di euro – la bozza del decreto Anac è attualmente sottoposta al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. «Da un lato c’è la volonta di semplificare le procedure – spiega Rossi – dall’altro l’esigenza che i cantieri siano condotti secondo standard di qualità e sicurezza. Non siamo né contro né pro l’innalzamento della soglia, è una scelta politica e noi siamo uno strumento tecnico. Certo però 2 milioni e mezzo è una soglia un po’ elevata…».

Il compito di Accredia è attestare la competenza dei laboratori e degli organismi che verificano la conformità di prodotti, servizi e professionisti agli standard di riferimento, anche facilitandone la circolazione a livello internazionale e garantendo la protezione di interessi pubblici come salute, sicurezza e ambiente. L’Ente unico nazionale di accreditamento è un’associazione privata senza scopo di lucro, che opera sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. Ha 67 soci che rappresentano tutte le parti interessate alle attività di accreditamento e certificazione, tra cui 9 Ministeri (Sviluppo Economico, Ambiente, Difesa, Infrastrutture e Trasporti, Interno, Istruzione, Lavoro, Politiche Agricole, Salute), i 2 Enti di normazione nazionali UNI e CEI, 13 organizzazioni imprenditoriali e del lavoro. L’Ente è membro dei network comunitari e internazionali di accreditamento ed è firmatario dei relativi accordi di mutuo riconoscimento, in virtù dei quali le prove di laboratorio e le certificazioni degli organismi accreditati da Accredia sono riconosciute e accettate in Europa e nel mondo. Le attività si articolano in tre dipartimenti: certificazione e ispezione, laboratori di prova e laboratori di taratura. A fine 2017 risultano 1.699 organismi e laboratori accreditati, di cui 351 organismi di certificazione, ispezione e verifica, 1.168 laboratori di prova e medici e 180 laboratori di taratura. Sempre a fine 2017 sono oltre 200mila i professionisti certificati sotto accreditamento.

Le prove di laboratorio e le certificazioni sotto accreditamento sono riconosciute e accettate in Italia, in Europa e anche nel mondo

I laboratori accreditati nel 2017 hanno analizzato oltre 5 milioni di prodotti, di cui 3,5 milioni in ambito alimentare. L’accreditamento è uno strumento riconosciuto a livello comunitario e internazionale per garantire che i prodotti e i servizi che circolano sul mercato siano sicuri e di qualità. È nato come volontario e tale è rimasto in molti campi: in questi casi organismi e laboratori lo utilizzano per fornire al mercato una maggiore garanzia della loro competenza a qualificare prodotti e servizi. «Ma nel corso degli anni il valore della certificazione sotto accreditamento è stato riconosciuto sempre più – dice Rossi – quindi il quadro normativo ha deciso di usarlo come leva per avere politiche più affidabili». L’accreditamento è quindi divenuto obbligatorio nei casi in cui lo richiede la legge, per organismi e laboratori che qualificano prodotti e servizi che possono essere immessi sul mercato solo previa verifica della conformità ad una norma: per esempio prodotti a marcatura CE come giocattoli e ascensori, o prodotti biologici e a marchio DOP, DOC, DOCG, IGP, STG – elemento quest’ultimo di particolare importanza in Italia, il Paese del mondo che vanta il maggior numero di prodotti garantiti da questi marchi, 859 nel 2016. Da qualche anno è obbligatoria la certificazione degli operatori F-GAS per gli impianti di condizionamento e refrigerazione, oltre 60mila. Ultima frontiera è la certificazione dei consulenti finanziari, che qualche banca inizia a richiedere come garanzia di qualità del loro operato.

LE CERTIFICAZIONI BEN FATTE LIMITANO GLI INFORTUNI SUL LAVORO

Le imprese che adottano sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro certificati sotto accreditamento hanno il 16% in meno di infortuni, e il 40% in meno di infortuni gravi. È quanto emerge dal recente quaderno dell’Osservatorio Accredia dedicato alla salute e alla sicurezza sul lavoro, frutto della collaborazione con Inail e Aicq (Associazione italiana cultura qualità). L’entità di queste riduzioni varia sensibilmente a seconda del settore di attività. Nel caso di quello minerario, rocce e vetro la riduzione degli infortuni è pari a oltre il 46%, in quello chimico, plastica, carta e pelli a oltre il 32; mentre per quanto riguarda la riduzione percentuale degli infortuni gravi, in campo di mettalurgia, macchine e mezzi di trasporto sfiora il 70%, poco meno nel settore trasporti e magazzino. «Oggi sono quasi 17mila le imprese che hanno un sistema di gestione certificato per la norma BS OHSAS 18001, il 9% in più rispetto al 2016 e il 32% in più rispetto a tre anni fa – dice Giuseppe Rossi, presidente di Accredia -. Sono numeri importanti, che non ci sollevano però dall’impegno nel diffondere sempre di più la certificazione accreditata come buona pratica e leva di sviluppo per le imprese».