Il cda di Cattolica Assicurazioni “ha preso doverosamente atto delle indicazioni” dell’Ivass, l’istituto che vigila sulle assicurazioni, e ha dato mandato al management di preparare un piano nei tempi richiesti per rafforzare la solvibilità del gruppo.
Cattolica interverrà con provvedimenti diretti sulle sue controllate. A partire da Bcc Vita, “che presentava la situazione di solvibilità più critica”, scrive Cattolica. Lo scorso 22 maggio in un consiglio straordinario della compagnia era stato approvato un piano di rafforzamento di capitale per riportare il Solvency Ratio in area 160%. E anche per Vera Vita il management è stato incaricato di individuare le misure necessarie entro la fine di giugno.
Cattolica informa anche che le problematiche legate al sostenibilità patrimoniale del gruppo erano state al centro del consiglio del 22 maggio, durante il quale erano state illustrate alcune misure per il rafforzamento della posizione di capitale con la possibilità di effettuare un aumento di capitale di 200 milioni di euro abbinato all’emissione di un analogo ammontare di uno strumento subordinato Tier 1 e con il contestuale richiamo di parte di uno strumento Tier 2.
Il cda fa i conti anche con le dimissioni del suo consigliere delegato, Alberto Minali, arrivate il 29 maggio. Minali, tramite i suoi legali, ha notificato un atto di citazione nei confronti della società per ottenere “il riconoscimento di sue pretese economiche a seguito della revoca, sull’asserita mancanza di una giusta causa”. Pretese, secondo la società, “comunque da ritenersi infondate e che saranno oggetto di adeguata risposta in sede difensiva”.
Oggi la compagnia ha aperto gli scambi su Piazza Affari a 3,61 euro per azione, in perdita rispetto alla chiusura di venerdì scorso. La flessione è proceduta arrivando a 3,5 euro con una perdita percentuale di 15,59 punti. L’autorità dei vigilanza del settore assicurativo, allarmata da questa perdita di valore del titolo, aveva richiesto un aumento di capitale di mezzo miliardo entro l’inizio dell’autunno. Cattolica, ricordiamo, è fresca dell’ingresso, nel 2017, di un nuovo importante socio di maggioranza: la Berkshire Hatahmay di Warren Buffett che ne rilevò il 9,047% dalla Popolare di Venezia per 115,89 milioni.
Secondo la compagnia, gli interventi programmati per la necessaria ripatrimonializzazione “abbinate ad alcune minori, tra cui l’aumento della copertura riassicurativa catastrofale, avrebbero portato il raggiungimento di un’adeguata patrimonializzazione, permettendo di finalizzare le attività di M&A previste entro il termine del 2021″. E il cda aveva richiesto al management di studiare fattibilità e tempistiche di queste misure.
Il gruppo assicurativo, continua il comunicato, “ha perseguito negli ultimi quattro anni una politica di diversificazione nella propria asset allocation” anche con una riduzione dell’esposizione ai titoli governativi italiani, il peso dei quali è passato dal 73% del 2016 all’attuale 55%. E il cda della capogruppo aveva deliberato la proposta di non distribuire gli utili d’esercizio”.
“Il Solvency Ratio del gruppo Cattolica, calcolato con Standard Formulacon Gsp, è stato costantemente pari ad almeno il 160% fino alla fine del 2019, “scendendo sotto tale livello solo durante questa fase di alta volatilità dei mercati finanziari conseguente alla diffusione della pandemia. Al 22 maggio il Solvency Ratio è al 122%, contro il 147% del 31 marzo, mentre quello della capogruppo è al 130%”.