La denuncia del Financial Times sul debito italiano ha scaldato il dibattito politico e finanziario. Il quotidiano economico-finanziario britannico ha commentato i dati S&P Global market intelligence. Dal gennaio 2008 a oggi il valore totale delle obbligazioni italiane ha superato i 39 miliardi di euro. I fondi speculativi internazionali (i cosiddetti hedge fund) starebbero facendo la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano dal 2008, anno in cui viene fatta risalire la grande crisi finanziaria. E le cause risiederebbero nelle crescenti preoccupazioni per le turbolenze politiche e la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas russo.
Più semplicemente significa che alla luce del sole i politici italiani litigano, all’ombra dei mercati finanziari si starebbe consumando la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano.
Gli investitori si starebbero dando alla fuga
In queste ore arriva una seconda notizia allarmante sul piano dei conti e delle finanze italiane. Questa volta è la banca statunitense Citi a diffonderla attraverso una nota. L’istituto di credito sostiene che gli investitori istituzionali che acquistano e detengono il nostro debito pubblico si starebbero dando alla fuga, soprattutto da quando è caduto il governo italiano. Il prezzo dell’addio di Draghi sarebbe di ben 200 miliardi di euro: tanto è il valore dei titoli di Stato Btp acquistati dagli investitori e venduti dall’Italia per rifinanziare il proprio debito. Una cifra che equivale al 7,5% del debito italiano in questo momento salito a quota 2.766 miliardi di euro, il massimo raggiunto a luglio 2022.
Secondo Citibank queste sarebbero conseguenze inevitabili dell’instabilità della politica italiana. Il colpo di scena della fine improvvisa del governo Draghi ha di fatto alimentato incertezza e volatilità nei mercati. Detto in soldoni, i mercati non si fidano dell’Italia e gli investitori non vogliono correre troppi rischi, scegliendo altre piazze e altri titoli e obbligazioni.
Le prime avvisaglie di questa deriva si erano già manifestate con l’inevitabile aumento dello spread tra i Btp italiani e i titoli di Stato tedeschi Bund. Il valore del differenziale si era stabilizzato tra i 200 e i 250 punti. Dopo l’annuncio di nuove elezioni lo spread è salito notevolmente, per poi tornare a calare un po’. Un termometro altalenante che innervosisce i mercati e spaventa i finanziatori.
Dopo le dimissioni di Draghi, la Bce (Banca centrale europea) è corsa ai ripari acquistando 10 miliardi di titoli italiani proprio come segnale di sostegno. Purtroppo la toppa non ha coperto il buco. E a poco è servito il primo scudo anti-spread approvato dalla presidente dell’Eurotower Christine Lagarde. Ora ne dovrà approvare un altro per contenere le tensioni e i malumori dei mercati fuori controllo.
Perché il mancato acquisto dei titoli di Stato ha conseguenze sui comuni cittadini italiani?
Prima di rispondere alla domanda cerchiamo di capire come funziona questo mercato.
Cosa sono i titoli di Stato
I titoli di Stato come i Btp in Italia sono obbligazioni emesse periodicamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per conto dello Stato italiano. I titoli di Stato possono essere acquistati sia in asta, cioè al momento dell’emissione, sia sul mercato secondario, dove vengono quotidianamente scambiati.
A cosa servono i titoli di Stato
Questi titoli vengono emessi con lo scopo di finanziare il debito pubblico dello Stato. In parole semplici, lo Stato (nel caso dell’Italia, fortemente indebitato) chiede ai risparmiatori e investitori dei soldi in prestito. E lo fa cedendo appunto parti di questo debito, che sono i titoli di Stato. Chi decide di acquistarli, che siano risparmiatori o investitori di mercato, si sta facendo carico di una parte del debito sovrano, ossia il debito pubblico italiano. Acquista una parte del debito pubblico, che è il nostro debito. È il debito dello Stato, quindi di noi tutti cittadini italiani.
Per lo Stato questa emissione dei titoli di debito è necessaria per avere il denaro sufficiente affinché possa svolgere le sue attività pubbliche, per i suoi cittadini, e contenere il debito, questo buco che si allarga e che si accumula giorno dopo giorno.
Ovviamente chi ci presta i soldi per sostenere il nostro debito non lo fa gratis. Come accade per un mutuo o un prestito di una banca, chi si fa carico del nostro debito lo fa in primis per guadagnarci. Ma lo fa sapendo che lo Stato sarà in grado di restituire questo capitale prestato, con tutti i dovuti interessi, a una data certa, detta scadenza. Data fissata in partenza.
Cosa sono i Btp
I Btp (acronimo di Buoni del Tesoro Poliennali) sono titoli di Stato italiano a medio-lungo termine, con scadenze da 3 a 50 anni, ma con rendimenti e interessi che variano nel breve tempo, a seconda dell’inflazione e dell’andamento economico.
Chi acquista i Btp
Chi acquista un’obbligazione versa del denaro a chi l’ha emessa (detto “emittente”) che lo utilizza per finanziarsi e si impegna a restituirlo alla scadenza ed a pagare un interesse.
Nel caso specifico, i Btp Italia sono dei titoli di Stato italiano (l’emittente) pensati principalmente per i piccoli risparmiatori e investitori privati. È un investimento di medio termine che prevede una remunerazione sempre allineata all’evoluzione del costo della vita. Le innovative modalità di acquisto all’emissione diretto (su piattaforma MOT www.borsaitaliana.it) ne fanno un prodotto ideale per chi è abituato a gestire in autonomia i propri investimenti tramite i sistemi di trading online.
Le date dei periodi di collocamento dei titoli vengono comunicate sul sito del Ministero dell’Economia e delle finanze www.dt.mef.gov.it.
Quali sono i rischi dei Btp
Per rispondere a questa domanda proviamo a tornare indietro nel tempo e ci spostiamo in Argentina. Ricorderete il caso dei bond argentini, i titoli dell’Argentina negli anni ’90. Ma anche la più recente crisi del debito greca.
Lo Stato dell’Argentina a un certo punto non era più in grado di restituire i soldi dei bond acquistati dagli investitori che si erano accollati il debito di Buenos Aires. Le conseguenze furono devastanti. Molti di essi persero tutto.
In Grecia accadde qualcosa di simile, ma anche di differente. Lo Stato greco dovette ammettere di aver falsificato i bilanci pubblici. Dunque si scoprì che i titoli greci erano falsati. È come se la Grecia, per esempio, avesse chiesto 1000 euro per coprire un buco di 2000, all’insaputa dell’investitore che ha ceduto le sue 1000 euro per poi riaverle indietro con gli interessi. La realtà dei bilanci era truccata. L’Argentina e la Grecia sono finite tecnicamente in default, cioè non più in grado di restituire i soldi agli investitori che si sono accollati il loro debito pubblico.
Cosa sta succedendo in Italia
La notizia di Citibank non deve allarmare ma è un ulteriore campanello d’allarme. Fuga di molti investitori significa avere molte meno possibilità di sostenere il nostro debito, con conseguenze immaginabili sui risparmi degli italiani, sul costo della vita e sui servizi pubblici essenziali.
Ma perché gli investitori fuggono?
Perché temono il rischio insolvenza? Temono che l’Italia non sia in grado di restituire i loro soldi? Non proprio, perché non siamo ai livelli raggiunti da Grecia e Argentina.
In parte fuggono perché temono che lo Stato italiano possa avere più difficoltà del previsto a restituire il prestito. Ma il mercato finanziario tra Paesi è fortemente concorrenziale e sensibile agli eventi politici locali e a quelli internazionali. Perciò gli investitori fuggono principalmente per via dell’instabilità politica italiana, e di conseguenza economica. Perché gli investitori, inoltre, non ritengono abbastanza produttivo un investimento su questi titoli.
Cosa c’entra lo spread?
Le obbligazioni, come ogni attività finanziaria, comportano dei rischi. La parola “spread” tradotta significa “divario”. In effetti indica la differenza (in economia si chiama “differenziale”) di rendimento tra i titoli di stato italiani della durata di 10 anni (Btp) e quelli pubblici tedeschi (i Bund).
Quando lo spread e il tasso di interesse salgono, significa che il Paese Italia deve restituire più soldi agli investitori che si sono fatti carico del nostro debito. E questo aumento degli interessi spaventa gli investitori stessi, poiché aumenta il rischio per loro, ossia il rischio che lo Stato possa riscontrare difficoltà nella restituzione del capitale.
A cosa serve lo scudo anti spread
È una catena pericolosa che la Bce sta cercando di spezzare con lo scudo anti-spread. Tecnicamente si tratta del Transmission Protection Instrument (TPI), noto appunto come scudo anti spread, ed è uno strumento varato a Francoforte nel luglio 2022 con lo scopo di evitare che attacchi speculativi penalizzino i titoli di Stato dei Paesi più indebitati. E perché è importante? Perché è vero anche il contrario: molti investitori, anziché fuggire, potrebbero approfittare proprio dell’aumento dello spread, rischiando e speculando, sapendo che lo Stato dovrà rimborsarli con molti più soldi.
Perché lo spread deve preoccupare anche i comuni cittadini?
Paghiamo questo grande debito pubblico sia a causa delle generazioni passate, degli sprechi e dei privilegi del passato, che della corruzione e della cattiva e inefficiente gestione della spesa pubblica. Le gestioni allegre della politica italiana avranno un impatto sulla nostra e sulle future generazioni. Più aumenta il debito e più saremo costretti a chiedere soldi agli investitori, emettendo titoli di Stato.
Come si fa a ridurre il debito pubblico?
Più un Paese si indebita, più si espone agli investitori da rimborsare, o ai rischi delle frequenti speculazioni dei mercati finanziari.
La produzione economica di un Paese è importante, e dipende soprattutto dall’attività delle imprese private, che contribuiscono a tenere in vita i servizi pubblici e la spesa pubblica. Dal carburante per muovere i bus, alla prestazione sanitaria, passando dallo stipendio dei dipendenti pubblici: tutto questo “lusso” possiamo permettercelo soprattutto grazie alle imprese e ai lavoratori privati.
Tanto per fare un esempio, mancare di rispetto ai lavoratori privati e contribuenti, con sprechi e assenteismi diffusi nella Pubblica amministrazione, è un atto immorale che danneggia tutti i cittadini, del pubblico e del privato. Ma anche i maxi evasori delle attività private danneggiano lo Stato e tutti i cittadini.
Inoltre, l’aumento dello spread e dei tassi di interesse rende più difficile l’accesso al credito in favore delle imprese e delle famiglie. Facendo salire, di conseguenza, gli oneri dei mutui per la casa e i costi di un prestito.
Quindi, non è vero che la finanza non riguarda i comuni cittadini. Anzi. Le due sfere si influenzano vicendevolmente.
Infine, se il debito pubblico diventa insostenibile, e le imprese pubbliche non sono gestite in modo efficiente da manager e dirigenti altrettanto attenti, il sistema pubblico collassa, rischiando il default. Di conseguenza ci esponiamo a essere maggiormente preda degli investitori più cinici o scorretti, i quali potrebbero avventarsi come avvoltoi sul nostro debito. In parte, direi, sui nostri errori.