Con l’obiettivo di accelerare l’iter verso un’Europa zero emission, l’Ue sta valutando di riconoscere nucleare e gas naturale come energie green. Se la maggioranza degli Stati membri sarà d’accordo sulla bozza elaborata dalla Commissione, il piano entrerà in vigore già nel 2023. E in Italia la notizia ha già incontrato il favore della Lega di Matteo Salvini che da settimane è impegnata sul fronte della battaglia contro i rincari energetici.

Lega pronta al referendum: «subito un tavolo sul caro-bollette»

«Prendiamo atto che l’Europa si è finalmente decisa. L’Italia non può stare ferma. La Lega è pronta anche a raccogliere le firme per un referendum che porti il nostro Paese in un futuro energetico indipendente, sicuro e pulito» ha annunciato il segretario leghista che nei giorni scorsi aveva chiesto anche “un tavolo nazionale sul caro-bollette”. Secondo Salvini «il tema dei rincari energetici insieme al Covid è la vera urgenza dei prossimi mesi e famiglie e attività produttive non aspettano». L’obiettivo dei leghisti è rafforzare ulteriormente le misure di contenimento del caro-energia che il governo ha già inserito nella Legge di Bilancioinvestendo 3,8 miliardi per alleggerire l’impatto della stangata luce e gas su famiglie e imprese. Ma anche ripensare alla «sovranità energetica del Paese». Sulla proposta del tavolo è accolta si è già espressa favorevolmente Forza Italia, partito nella quale si pensa a una maggior produzione nazionale di gas e alla ricerca sul nucleare di ultima generazione.

Nel Decreto Milleproroghe buone nuove per le aziende energivore

Per le imprese italiane che da settimane protestano e minacciano chiusure a causa della crescita spropositata del prezzo del gas, è in arrivo una novità: nel decreto Milleproroghe è stato previsto che le aziende energivore potranno godere di prezzi dell’energia allineati a quelli dei competitor europei fino a tutto il 2026. Il Ministro per la Transizione Ecologica Stefano Cingolani ha firmato inoltre nei giorni scorsi il “decreto gasivori”. Nei prossimi mesi attese riduzioni degli oneri di sistema.

Cgia di Mestre: col caro-energia  500 mila posti di lavoro a rischio

Ma la preoccupazione resta alta: nei giorni scorsi la Cgia di Mestre ha stimato che il “caro energia”, nei primi 6 mesi del 2022, metterà a rischio in Italia, almeno con la sospensione temporanea, 500 mila posti di lavoro. «Gli aumenti di luce e gas avranno degli effetti molto pesanti sul fronte occupazionale nei prossimi mesi – ha detto la Cgia – con variazioni annue delle tariffe che in alcuni comparti rischiano di raggiungere il +250 per cento, secondo gli artigiani, molte aziende del vetro, della carta, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione laterizi, della meccanica pesante, dell’alimentazione, della chimica, potrebbero essere costrette a fermare la produzione, perché non in grado di far fronte all’aumento esponenziale di questi costi fissi». Sul fronte consumi, il combinato bollette-inflazione rischia di tradursi quest’anno in un calo complessivo della spesa di circa 100 miliardi.