Il 2019 sarà caratterizzato da una forte volatilità in un ampio trading range. E’ in sintesi il punto di vista di Alessandro Parravicini, strategist di Swan Asset Management, sull’andamento dei mercati azionari nei prossimi mesi. Investire ha chiesto a Parravicini le sue previsioni su Borse e anche sui mercati obbligazionari.
Il 2019 si annuncia come un anno dalla forte volatilità. In questo contesto quali sono a suo avviso le prospettive sull’azionario?
Mi aspetto un anno ancora volatile sulle borse e i guadagni di queste prime settimane non devono ingannare, in quanto sono principalmente una reazione tecnica al crollo del dicembre scorso, avvenuta grazie al cambio di impostazione nella politica monetaria della Fed. I fondamentali dell’economia globale sono ancora in peggioramento e non mi attendo che si riprendano prima della prossima estate; le stime di crescita degli utili aziendali sono tuttora in calo e quelli per il 2020 sono ancora elevati. In tale contesto è probabile che le borse riprendano a calare, una volta che il cambiamento di politica monetaria sarà pienamente scontato, forse fino a tornare verso i minimi dell’anno scorso, almeno fino all’estate. Perché la seconda parte dell’anno sia migliore serve che le banche centrali siano ancora più accomodanti: la neutralità nell’impostazione di politica monetaria non sarà sufficiente a sostenere le borse, almeno finché il mercato non si convincerà che il peggio del rallentamento globale è ormai alle spalle. Tutto considerato, credo che i listini azionari potrebbero terminare il 2019 vicino alla parità, ma dopo ulteriori ampie oscillazioni.
Quale mercato azionario può risultare più interessante e quale presenta le maggiori criticità?
Nell’ordine: tassi bassi e dollaro debole dovrebbero favorire i mercati emergenti. Wall Street potrebbe contenere i danni grazie all’ampia diversificazione del suo listino. Le borse europee appaiono quelle più in difficoltà data la dipendenza dall’export, le maggiori difficoltà strutturali, come bassa produttività, mancanza di chiare politiche fiscali espansive, e l’incertezza politica. Tokio potrebbe essere la sorpresa, ma molto dipenderà dallo Yen.
Quale settore nell’azionario presenta le maggiori potenzialità quest’anno?
Vedo bene i grandi produttori petroliferi integrati, come scommessa equilibrata tra potenzialità di crescita, valutazioni ancora abbordabili e ottime potenzialità reddituali. Vedo bene anche i settori legati ai consumi, soprattutto se non ciclici. I settori più ciclici, soprattutto se esposti alla dinamica degli investimenti e alla crescita cinese, sono maggiormente a rischio, almeno fino all’estate.
Sull’obbligazionario punterebbe e quali condizioni e per quale tipologia di bond?
I mercati obbligazionari stanno già scontando la fine del ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed, mentre in Europa i rendimenti attuali prezzano la recessione. L’obbligazionario di rischio, soprattutto quello high yield, è tornato in prossimità dei livelli dell’estate scorsa. I casi sono due: o è Wall Street – e di conseguenza gli high yield – che pecca per eccesso di ottimismo, oppure sui titoli di stato più sicuri – bunds e T-Note – già abbiamo valutazioni troppo ricche. Da questo punto di vista il mercato obbligazionario offre un quadro simile, seppure speculare, all’azionario. Punterei su un mix di obbligazionario americano, soprattutto i governativi, e sui mercati emergenti.